Il pianeta dei RAGAZZI di Massimiliano Peggio

Il pianeta dei RAGAZZI Il pianeta dei RAGAZZI Che cosa pensano i ragazzi? Le risposte cambiano spostandosi per il pianeta. Ma i sogni e le speranze, in fondo, sono simili ovunque. «Mondoscuola», riprendendo un'inchiesta del «Guardian», apre il suo terzo anno di vita spaziando da Torino al «mondo»: dentro e fuori la «scuola». Luca Sapino Torino Sarà che Torino è la patria della gastronomia di qualità, sarà il piacere ineguagliabile di una pinta, ma Luca, diciott'anni a febbraio, ancora per un anno sui banchi del Volta, sogna già di metter su un'impresa produttrice di birra. Ma se gli chiedi cosa studierà all'università, ti spiazza: «Una cosa che non c'entra nulla con il mio progetto: penso che m'iscriverò al corso di laurea in tecnico del suono al Dams». La musica, d'altra parte, è una grande passione. Luca suona la batterìa, e passa ore attaccato alle casse dello stereo che pompano il rock duro dei «Metallica» o dei «Sepoltura», i gruppi preferiti. La politica, invece, compresa quella «guerrafondaia di Bush», lo ha già stancato. «Airinizio del liceo ero impegnatissimo ricorda -, non perdevo una manifestazione». Adesso, dopo essersi svociato contro le privatizzazioni che avanzano in barba alla protesta, ha optato per «metodi alternativi di lotta». Per dire: «Parlare, convincere le persone che hai intorno della correttezza di una idea, rivolgersi a meno gente ma in modo più diretto». Luca, però, non ha dimenticato quello che fino a ieri era il suo mondo: «I videogiochi li ho mollati quando ho rotto la playstation, ma l'interesse per la fantascienza, l'horror, la magia me lo porterò sempre dietro...». Laura Biass Parigi «La cosa che mi fa più paura? Diventare una vecchia zitella». Il più grande desiderio? «Fare la ballerina a New York». Laura abita con i genitori e ha le idee chiare. «Voglio riuscire nella mia vita professionale e sentimentale». Diventare adulta, dice, significa «più indipendenza ma anche più responsabilità». La politica? «Voglio fare la mia parte». Se potesse cambiare qualcosa nel mondo, eliminerebbe «l'intolleranza. Dietro ogni guerra - spiega - c'è la paura dell'altro». Marco Tuninetti Carignano Maglietta «Hard Rock Café», mille interessi e un sogno americano neLcassetto. Marco, quinta liceo scientifico al Baldessano, ama il teatro, ascolta Liga- bue, fa parte del gruppo di Torino 2006, naviga su Internet: «Ho alcuni amici stranieri: senza un computer, oggi, sei tagliato fuori». Come molti coetanei. Marco si è rassegnato a pensare al futuro con concretezza: «Mi piacciono le materie umanistiche, ma so che non ò) ono sbocchi: meglio ingegneria o economia». I sogni? «Il libro che ho appena finito, di Mario Morgan, è il racconto di un'esperienza straordinaria con gli aborigeni australiani; Mi piacerebbe andarci, ma prima vorrei visitare gli States, il mito per eccellenza». Debora Comes Peres Rio de Janeiro Il padre autista, la madre domestica. Debora è vissuta tra la casa di famiglia nella favela di Rocindha e quella di Ipanema dove lavora la mamma. «Tra violenza e miseria, molti miei coetanei sono convinti che il futuro sia perso», dice. Lei no, studia per diventare insegnante di portoghese e «guadagnare abbastanza per andare al cinema e comprare dei vestiti». Guarda le sue compagne di scuola: «Duecento di loro sono incinte. Non pensano alla formazione, vogliono un lavoro qualsiasi, una casa e mangiare da Me D.onalds'». La politica? «Non interessa nessuno: i giovani non sono educati, e l'ignoranza crea apatia». i Brenda Whelan Belfast Brenda vorrebbe capire perché i grandi fanno la guerra. E' cattolica, vive a pochi isolati dalla scuola di Holy Cross, dove pochi mesi fa un gruppo di bambine come lei furono aggredite da militanti lealisti. Cronaca, ma anche memoria: «Avevo 9 anni all'epoca della bomba di Shankill, dieci morti, ricordo tutto, compreso l'attentatore, Thomas Begley. Ebbi uno choc quando realizzai che l'avevo visto mille volte». Eppure, nonostante la paura, Brenda sogna di insegnare: «La mia vita è qui, ^rego perché i miei amici cattoici e protestanti dialoghino». Lungi Ntshuntshe Città del Capo Donna, nera, cresciuta in una città dove «il razzismo è ancora un problema», Lungi studia psicologia e confessa di non emozionarsi di fronte a Nelson Mandela, eroe della battaglia contro l'apartheid. «Come guru indigeno preferisco la cantante Erykah Badu con i suoi versi d'amore. Oppure mia madre, donna forte e coraggiosa», dice. I nonni, membri della tribù Xhosa, vivono ancora nei campi, «senz'acqua né luce». Lei teme l'immobilismo delle tradizioni, ma vorrebbe un matrimonio tipico, «non con uno Xhosa però, sono uomini troppo cocciuti». Elisa Porterà Pinerolo Si è iscritta al liceo linguistico per comunicare con il mondo. Elisa, diciotto anni nuovi di zecca, si presenta così. «Studio tre lingue per poter capire ed essere capita senza limitazioni», spiega. «L'anno prossimo, all'Università, sceglierò Giurisprudenza: mi piace il diritto e voglio difendere le mie idee». Convinzioni precise, dunque, guardando al futuro con la voglia di saltarci dentro facendo anche un po' di rumore. Ma senza dimenticare altri valori importanti, a partire dall'amicizia. Specialmente in un momento come questo: pochi giorni fa, lei e gli altri studenti del liceo Porporato di Pinerolo hanno partecipato al funerale di una oro compagna. «La morte di Elena mi ha fatto capire - dice Elisa - quanto può essere prezioso un sorriso». Stephen Pziedzic Sydney «La mia più grande ambizione? Vorrei poter dire, tra cinquant'anni, che la nostra generazione ha reso il mondo migliore». Stephen è al primo anno di università ed è nipote di due emigrati ebrei polacchi. «Tutto il resto della famiglia era morto nei campi di concentramento. I miei sono di sinistra, molto impegnati». Il futuro? «Sono preoccupato dalla miopia di cer¬ ta politica, temo che stiamo rovinando il mondo per noi e per i nostri figli». Lui ad aver figli ci pensa già: «Ho una storia importante e spero di vivere circondato da una famiglia e da persone che amo». Candra Pwì Prasetyo Giakarta «Due cose contano per me, la religione islamica e il denaro». Condra, figlio d'un impiegato in una compagnia petrolifera di Giakarta, dice che «la vita senza fede non ha senso, e senza soldi non ha prospettive». Così non beve alcol, «il mio credo lo vieta», e si prepara per il corso di management all'università. «Vorrei fare il calciatore - confessa - Gioco in una squadretta di dilettanti, ma ho un problema ai polmoni. Probabilmente, finirò col fare il contabile, almeno è un mestiere dove si guadagna bene». Dai Yuwen Shanghai Ideali? «Io ho obiettivi, non ideali: prendere la laurea in business administration, studiare marketing in Inghilterra, tornare indietro e trovare un buon lavoro». Dai è determinata e pratica. «So che devo incominciare dalla gavetta, ma vorrei lavorare per una società internazionale, come Pizza Hut». Che cosa farà con il denaro? «Mi piacerebbe viaggiare e assicurare ai miei genitori una vecchiaia serena, dato che fra poco saranno in pensione». E l'amore? «Vorrei sposarmi per amore, non mi importa che lui sia ricco, spero di essere ricca io. E vorrei avere due bambini, io sono figlia unica, come chiunque sposerò della mia generazione. E' la legge». A CURA DI Francesca Paci Antonio Giaimo, Massimiliano Peggio 4 4 RAGAZZI liihi