«Iniziamo a costruire l'altro mondo possibile»

«Iniziamo a costruire l'altro mondo possibile» «Iniziamo a costruire l'altro mondo possibile» Vandana Shiva: dalla battaglia contro gli Ogm un nuovo patto cittadini-istituzioni intervista Jacopo laroboni TORINO GRADISCE delle pacoras?». L'invito ad assaggiare una frittella indiana, simbolo di «biodiversìtà» e identità locai, arriva da Vandana Shiva, direttrice gentile della «Research Foundation for Science, Technology and Naturai Resoiirce Policy» di New Delhi, fisico e studiosa di economia e sviluppo compatibile. Vent'anni fa questa donna, che ora sfoggia un sari color della terra, una lunga treccia nera incorniciata da ciocche argentate e un inglese dall'accento poco asiatico, ha fondato Navdanya, un movimento per proteggere sementi, dunque cibi, naturali. Per spiegare a un bambino di cosa stiamo parlando potremmo dirgli che l'ecologista Shiva, in gita, lo porterebbe a mangiare in una fattoria di campagna invece che al fast food. Il piccolo ne sarebbe contento? A pensarci, è il dilemma della globalizzazione. La signora Shiva, che è stata ospite del Salone del Gusto di Torino, comprende la provocazione e sorride: «Il piccolo ne sarebbe contento. La biodiversità è anche una visione del mondo che tutela i sapori e le produzioni locali, quindi dà ai più giovani la possibilità di vivere in un pianeta non omologato». Per parole come queste, è considerata uno dei maestri dal popolo no global, idealmente in viaggio verso Firenze. Ci andrà anche lei? «Io ci sarò. E spero che il movimento sappia evolversi nella direzione giusta». Non ne è sicura? «Abbiamo davanti due opzioni: o ci facciamo tirare indietro a Genova 2001. Oppure andiamo avanti nello spirito di Porto Alegre, cominciando a costruire l'altro mondo possibile». Teme che prevalga la tentazione violenta? «I violenti esistono. Sono là fuori, nel mondo. Sono il frutto di tante ragioni, per esempio di una marginalizzazione sociale che spesso non dà loro altra scelta. Ma non sono il Social forum. Il Social forum vince se sa tenerli lontano, come a Porto Alegre ha saputo fare». Vince anche se riesce a imporre i suoi temi oltre la cortina degli allarmi. Ne indichi tre. «Al primo posto metterei la costruzione di un sistema politico misto, che faccia crescere democrazia e partecipazione sul modello dello stato di Rio Grande do Sul: una partnership tra istituzioni locali e cittadini. Poi occorre difendere la biodiversità. Terzo, beh, direi che bisogna battersi contro guerra e violenze». Sulla guerra torneremo. Intanto al Salone del Gusto lei è venuta a illustrare le qualità di un riso indiano non trattato con additivi chimici, e in altre circostanze ha puntato il dito contro gli organismi geneticamente modificati, mais e soia transgenica. Eppure i vostri critici dicono: in paesi come Zambia e Zaire - che hanno bandito quelle coltivazioni - si muore di fame ancora di più. Che sì può rispondere? La signora Shiva si scalda. «Vede queste frittelle? Sono cibo naturale e, se mi crede, non costa tanto produrle. In India abbiamo creato un network di piccole fattorie che producono in modo non intensivo e, nonostante non ricevano sussidi, non aumentano i prezzi: il contrario di quello che fanno pochi grandi agricoltori, magari protetti, in Europa. Dice una menzogna chi sostiene che per mangiare tutti dobbiamo accettare gli Ogm: nella fondazione che dirigo facciamo studi sui poteri nutritivi degli alimenti, e le assicuro che gli Ogm non ne hanno. Non è vero che aumentando le colture Ogm diminuirebbe il numero dei morti per fame: aumenterebbero le persone sottonutrite nel mondo». La critica agli Ogm fa tutt'uno con la rabbia antiMcDonald's? Magari un universo armonico può crescere tenendo insieme hamburger e pacoras... «Vede, McDonald's è diventato un simbolo. Molto più importante è il fatto che i governi occidentali, spesso, sostengono poche grandi aziende - non solo alimentari - con politiche protezionistiche opposte al liberismo che sbandierano. Oppure con guerre strumentali come quella che l'America potrebbe dichiarare all'Iraq». L'«attacco preventivo», per la verità, non piace neanche in America... «Sì, ma il punto centrale è sempre economico: quella guerra sarebbe fatta esclusivamente per il petrolio, e per una decina di grandi aziende texane». Vandana Shiva saluta questa conversazione torinese offrendo un'ultima frittella. Dietro di lei europei della classe media gustano prelibatezze che vanno dalle pacoras della valle del Gange al pecorino di Pieve. I ragazzini invece, tasche più sguarnite, sono in coda per un panino dal fast food «Spizzico». Vandana Shiva

Persone citate: Alegre, Shiva, Vandana Shiva