Pasti e prefabbricati Così parte la macchina della ricostruzione

Pasti e prefabbricati Così parte la macchina della ricostruzione DIETRO LE QUINTE DEL DISASTRO Pasti e prefabbricati Così parte la macchina della ricostruzione Organizzato un quartier generale per coordinare aiuti e calcolare danni Le persone fanno la coda: «Con pochi soldi potremo ritornare a casa» Mara Montanari Inviata a SAN GIULIANO DI PUGLIA Una scuola, l'Istituto Jovine di San Giuliano, è diventata il simbolo del terremoto del Molise. E per una strana coincidenza del destino, è proprio da una scuola, quella elementare di Larino, che parte la ricostruzione. E' stato allestito, lì, in quell'edificio dalle mura gialle il Gom,-il centro -operativo ~misto. Piano terra, quattro stanze una a fianco all'altra e dentro un via vai (feiomini della-Protezione Civile, Croce Rossa, Vigili del Fuoco, forze dell'ordine e ancora mappe con i 3aesi danneggiati cerchiati con 'evidenziatore e telefoni, fissi e cellulari, che squillano a ripetizione. E gente, tanta, che arriva in continuazione. Ieri pomeriggio davanti alla sala dove si raccolgono le denunce dei danni e le richieste di sistemazioni per la notte, c'era una lunga fila rumorosa. Cinquanta, sessanta persone. Forse più. «Io sto a Termoli, ma ho mia madre a Santa Croce. Dov'è? A 6 chilometri da San Giuliano - dice Antonio in coda al Com -. Mia madre ha avuto la casa danneggiata e vogho sapere se qualcuno la ristruttura. Se ci ripagano i danni. Le spese sono grosse». Chi perde e chi guadagna, come le ditte contattate per i rifornimenti di viveri e quelle che costruiscono case prefabbricate: il governatore del Molise, Michele Iorio, le ha chieste per gli sfollati - 5500 persone - al premier Berlusconi, in attesa che le case vengano ricostruite. Il terremoto è anche questo. C'è la paura che non è finita: il timore di nuove scosse, magari di notte, è un brivido che chiude lo stomaco quando scende la sera. Però, c'è anche la conta dei danni e la gente vuol sapere se quelle crepe comparse sui muri verranno aggiustate, se i danni economici per i negozi chiusi, le botteghe serrate, i lavori nei campi interrotti verranno ripagati da qualcuno che sia lo Stato, la Regione o chi per loro. E tutti, di persona o al telefono, fanno capo a Larino, che è diventato il cuore della zona terremotata. Diecimila abitanti arrampicati su un colle aspro che .",i affaccia sulla piana che arriva a Termoli e al mare. Dall'epicentro del sisma dista una trentina di chilometri. A Larino c'è anche la Procura chiusa per danni - che sta indagando sul crollo della scuola di San Giuliano. Ieri sono arrivati qui, chiamati dal governatore del Molise Michele Iorio, i sindaci dei paesi terremotati. Sono arrivati con una lista in mano di generi di prima necessità da chiedere e di danni che andranno a formare la prima stima dei fondi che ci vorranno per la ricostruzione. Una conta che parte dai terremotati. Nei 22 paesini colpiti, così piccoli che si conoscono tutti, i cittadini sono andati dal sindaco direttamente a riferire i danni subiti. Come a Montelongo, 592 metri sul livello del mare, 474 anime. I bambini sotto i 10 anni non arrivano a trenta. Dopo la seconda scossa, la maggior parte degli edifici è stata lesionata e l'intero paese è stato trasferito nelle tende allestite nel campo sportivo dai volontari dell'Umbria. «Ci sono crepe profonde sulle mura di casa - racconta Matteo De Michele - però la casa sta in piedi. Basterebbe poco per rimetterla a posto, però ci vogliono soldi dallo Stato e presto se no va a finire che ci tengono nelle tende chissà per quanto tempo». Il vicesindaco di Montelongo, Nicola Macchiagodena, frena: «Devono farle gli esperti le valutazioni dei danni». Intanto, per sicurezza, la famiglia Pittello sgombra dal magazzino le damigiane d'olio. «Abbiamo degli uliveti e già nella scossa abbiamo perso centinaia di litri d'olio. Noi con questo mangiamo e abbiamo perso già un sacco di soldi». Chi ha perso, lo dice. Invece sapere chi guadagna è più complicato. All'inizio, nell'emeVgenza, per esempio, sono state contattate alcune società di «catering» per provvedere al rifornimento di viveri e pasti caldi. «Ce ne serviremo ancora per qualche giorno - spiega Paolo Molinari, uno dei responsabili del Com, arrivato a Larino con la Protezione Civile direttamente dall'Etna -, ma stiamo allestendo le cucine da campo e non ne avremo più bisogno». Un lavoro non da poco: ci sono da sfamare migliaia di sfollati; Ieri sera sono stati serviti 3440 pasti caldi. Ovvero una distribuzione di almeno 3440 bottiglie d'acqua: tutte di sorgenti della zona. Assieme a migliaia di chili di pasta - con un chilo si fanno 5 piatti - e poi altre migliaia di scatolette di tonno Rio Mare e ancora tonnellate di pane. Quanto costa tutto questo? Paolo Molinari non lo sa. «Noi ci occupiamo della distribuzione spiega -, i costi li sanno in Prefettura, a Campobasso». All'unità di crisi a Campobasso c'è una signora che lavora al gruppo rifornimenti. Allora, quanto costa dar da mangiare a tutti? «Abbiamo avuto tanta solidarietà, tanti generi alimentari gratuiti». Ma c'è stato bisogno di chiamare le società di «catering», almeno all'inizio. Quanto è costato? «Non possiamo dirlo taglia corto - non sono tenuta a dare queste informazioni».

Persone citate: Berlusconi, Matteo De Michele, Michele Iorio, Paolo Molinari