El secreto de mi corazòn

El secreto de mi corazòn LE POESIE GIOVANILI INEDITE DI GARCIA LORCA El secreto de mi corazòn Canzone desolata Strani infiniti del cuore! Ah! i poeti dalla falsa lira... Che ne sapete d'Amore quando cantate Forti scene che vi immaginate, Distanti dal mare della vita...? Ah! La Luna, l'aweienatrice! Ah!, ie rose, le acque, le nebbie, I quieti laghi dagli enormi loti, I palazzi in luoghi ignoti, Ma il cuore sempre nelle tenebre. Canti di poeti sempre belli E quasi nessuno straziante. Voi felici, continuate a camminare E lasciate i tristi a piangere L'assolo gigantesco del loro amore... La vibrante dolcezza dell'anima Non si può, non si può cantare. II silenzio non canta e si sente. Il cuore non parla con la fronte. Immenso amore non si può esprimere. Quando amiamo non si può pensare. Soltanto una grande idea formidabile Ci avvolge nelle sue brillanti garze. Soffrendo siamo mente di braci, Luce di luna allo stato amabile. Un grande amore non si può cantare. Il cuore è arpa e non suona. Notte oscura ed eterna di stelle Con un cammino impossibile verso di esse. L'anima è un deserto di sabbia... E ci sono lune e ci sono soli e ci sono roseti E ci sono per la via baci di donna, Ma il nostro bacio è perduto In lontane labbra dell'oblio Dove mai avrà la propria alba. Rose, anemoni, gigli. Tuberose insanguinate, fiori della passione. Tacita orchestra dal colore triste. Veste che l'anima indossa Nell'essere sangue del nostro cuore. Momento di luna Luna verde sui campi. Le aie sono addormentate. Sulla porta della chiesa Alcune vecchie noiose Raccontano dei loro tempi A dei ragazzetti sudici. Una madre insonnolita Allatta la sua bambina Sotto l'iride liquefatto Della luna addolorata. Un canto pieno di pena Giunge dalle sierras Da un cuore che tra i lecci I propri dolori sospira. Le bambine sugli spiazzi Cantano la storia moresca Di un cristiano cavaliere E di una mora prigioniera Che s'incontrano in un prato II giorno della Pasqua di resurrezione. L'aria porta sulle proprie ali Un dolce rumore di squille Che piangono nei recinti Tristezze non comprese. La luna finge lagune Di mistero nelle zone d'ombra. Le tristezze di rovina Le tarde vecchie meditano. I grilli toccano le loro corde Accompagnando le bambine Che gridano stonate Con le loro secche vocine: "Scostati, mora bella Scostati, mora graziosa". E nei campi freddi e gravi Profondo silenzio palpita Sul bosco di suoni Che formano il rauco vocio Di rane, grilli e cani. Sfumato nella lontananza Un orologio dice le undici In una torre perduta. Luna verde sui campi. Le aie sono addormentate, La prostituta Bianca donna dai capelli dorati, Con lo sguardo di madreperla calda, Con l'alito di luce del Ponente, Imponente visione dei peccati. Prostituta di ritmo chopinesco, Con le mani da regina da ritratto, Seduta al sole accarezzando un gatto, Adulata da un coro goyesco. Triste donna, tiepido pane di passioni. Ammirevole disaffezione alla sofferenza, Pecora sviata dalla vita. Malinconico godimento nei cuori. Cervello con un solo pensiero, Torre di fuoco immersa nelle ombre. Venere ti canta con il suo dolce accento La canzone della tua storia addolorata. Romanze con parole Per la mia anima taciturna e dolente Passa un ritmo di angoscia fatale. Una dolce ballata irrequieta Che riassume il mio sogno ideale. Ormai arriva la primavera. Ah! Ah! Ah! Passano gravi due occhi fermi. La tristezza mi vuole affogare. Su un mistico sesso di femmina Il pensiero si vuole posare. Ormai arriva la primavera. Ah! Ah! Ah! Il mio incanto diventa violetto. Non possiamo raggiungere la felicità. La dolcissima carne sfuma Sorridendo del nostro pianto. Ormai arriva la primavera. Ah! Ah! Ah! Rose, rose, fuoco, carne. Arie fresche, luce solare. Ormai arriva la primavera. Ah! Ah! Ah! Ah le mie tragiche nozze Senza fidanzata e senza altare. Ah nozze tristi dell'anima mia! Nozze di neve e di grigio passionale, Nozze di tuberose appassite e delicate, Nozze silenziose d'amore senza pari, Nozze amare con la luna lontana, Nozze con viole in triste confine, Musiche sorde di feste perdute, Nozze che canta il mio dolce violino. Un velo bianco da sposa novella Copre la fidanzata che non vedrò mai. Lei era dolce e vaga e intensa, Era tabernacolo dove andava la mia vita. Ma una notte silenziosa e addormentata Come principessa delle favole se n'è andata. lo divenni un'ombra d'amore doloroso, Giullare strano di uno strano amore. Un liuto che portavo Scappò via con un bacio Di donna nascosta che passò. E andai per le strade, Stanco e addolorato, Giullare strano di uno strano amore, In cerca della fidanzata Che se ne andò quella notte In cui svuotai il mio calice di dolore. Ah! Non so dove vado! La mia vergine va molto lontano. Adesso forse sta sospirando per il mio fiore. Sono un fantasma curioso Che vuole l'impossibile. Sono fratello del triste Sagramor. Ah strane nozze dell'anima mia! Nozze deserte di carne e di passione, Nozze di tuberose appassite e delicate, Nozze che mettono il lutto al cuore. Non piango per poesia Piango per davvero. La mia luce si va estinguendo Per vaga eternità. Ah le mie tragiche nozze Senza fidanzata e senza altare! IL RITRATTO Angela Sianchìaj NON ho conosciuto Shelley né Baudelaire né Leopardi. Ma ho conosciuto Federico Garcia Lorca, ho conosciuto l'immagine di un grande poeta»; così Jorge Guillén aveva salutato e incoronato Garcia Lorca a Valladolid nel 1926 e, con le stesse parole, durante la Seconda Guerra Mondiale, negli Stati Uniti, era solito aprire la lezione sulla sua poesia. Per questo, per la passione che metteva nel narrare la breve vita del grande amico Federico, noi allievi della Scuola Spagnola di Middlebury nel Vermont (dove per sei settimane di seguito si parlava spagnolo, si mangiava spagnolo e si cantavano le canzoni repubblicane della Guerra Civile) andavamo poi in giro estasiati recitando a alta voce il Romance Sonàmbulo oppure ilLlantopor Ignacio. L'immagine di Federico, mor- to da pochi anni, ci veniva consegnata come intensamente vitale, adulta ma anche eternamente giovane. Dotata di quel fascino misterioso, il famoso duende, che gli permetteva di improvvisare, cantare e incidere ballate popolari, ma anche dar vita al Teatro Universitario della Barraca con il quale, durante il periodo della Repubblica, aveva percorso paesi e città, divulgando le opere dei grandi classici. Oppure, prima, a sfondo della favolosa Residencia de Estudiantes di Madrid, vero crogiuolo di talenti da Rafael Alberti a Dali a Bunuel. Contribuivano a renderlo dolente, ma vivo, quasi ancora contemporaneo, le testimonianze dirette di coloro che, come Guillén, componevano la grande emigrazione intellettuale spagnola: la Espana peregrina, esule e dispersa tra le due Americhe, eppure indomita. Da allora, la figura del poeta, assassinato a trentotto anni, a Viznar, vicino a Granada, un giorno dell'agosto 1936, ha preso nuovo spessore e la sua bibliografia, come ci dice Miguel Garcia-Posada nell'introduzione al volume pubblicato da Einaudi, nei Millenni (Federico Garcia Lorca, Il mio segreto. Poesie inedite 1917-1919, a cura di Miguel Garcia-Posada. Edizione italiana di Glauco Felici, testo a fronte con 16 illustrazioni dell'autore, pp. 1000, e 72), la sua bibliografia è ormai la più vasta mai raggiunta da uno scrittore di lingua spagnola, a eccezione di Cervantes. Sappiamo tutto, grazie alle ricerche e ricostruzioni di lan Gibson, inglese «andalusizzato», sulle circostanze della morte: Federico, prelevato dalla casa dell'amico poeta Luis Rosales, fu scovato e fucilato da falangisti e truppe d'assalto per rappresaglia pò itica probabilmente di origine locale. In quel regolamento di conti non entrarono motivi omosessuali, come cercò di far credere la propaganda franchista. E tuttavia Federico era omosessuale, come era probabilmente ben noto tra i suoi amici esuli, tuttavia poco inclini a ammetterlo, in quegli anni di nazismo e franchismo, quando, oltre tutto, l'omosessualità non era di moda, e non soltanto per Garcia Lorca. Garcia-Posada, studioso e profondo conoscitore dell'opera di Lorca, in questo primo volu- me, offre le poesie giovanili del poeta: non soltanto il Libro de poemas, uscito nel 1921, che includeva composizioni scritte tra il 1918 e il 1920, ma una sostanziosa messe di poesie inedite giovanili, scritte più o meno nello stesso periodo, custodite per settant'anni, prima da Lorca stesso, poi dalla famiglia, poi infine dalla Fondazione intitolata a Lorca e finalmente pubblicate nel 1994. Il tutto tradotto in italiano da Glauco Felici con grande cura e amore. Il lasso di tempo intercorso tra la morte del poeta e la pubblicazione di questi testi giovanili, in parte selezionati da Federico e dal fratello più giovane Francisco (esule anch'agli, con la sorella Isabel, a New York), ci dice quanto costasse alla famiglia rivelare la natura intima di Federico e perché la pubblicazione di undici sonetti deir«amore oscuro», che erano stati letti dal poeta stesso agli amici più cari poco prima di morire, sia avvenuta anch'essa tardissimo: nel 1984 e con mille precauzioni e dolorose polemiche. Ma oggi, tutto questo è passato, e tocca a noi scoprire la forza tragica di Federico che nasce, come dice giustamente Garcia-Posada, dalla sua comprensione personale della crisi dell'essere umano nella modernità, in una sorta di dialogo aperto che lo porta a scrivere sugli emarginati della terra: i gitani, le mogli infedeb, i perseguitati. Le radici della sensibibtà lorchiana stanno nella nascita in una famiglia benestante della borghesia agraria di Granada, in un'infanzia circondata da affetti, fratelli, amici, la campagna. Di questa infanzia contadina, allegra, in cui metteva su commedie del teatro dei burattini per i più piccoli e per i più grandi, Lorca diede sempre una visione mitica, legata, in certo senso, a un senso poetico, puro, immaginifico, quasi infantile. «In questo paese ebbi il mio primo sogno di lontananza», scriverà Lorca, «In questo paese sarò terra e fiori. Le sue strade, le sue genti, le sue usanze, la sua poesia e la sua cattiveria saranno l'impalcatura in cui si annideranno le mie idee di bambino fuse nel crogiolo della pubertà». Nell'adolescente dal viso bellissimo e pensieroso, c'è il sorgere prepotente dell'amore, ma indistinto, difficile da riconoscersi, a volte tentato dal conformismo, perfino dal desiderio di casa e di Salvador Dal donna, e riversato sulle bellezze naturali: i tanti crepuscoli, le tante notti, la profonda sobtudine, incanalato in ballate, romanze, sonetti, in una ricerca quasi disperata della via unica e giusta. Quando pubblica, nel 1918, grazie all'aiuto economico del padre, Impresiones ypaisajes, il primo libro, riceve l'acclamazione di Granada, e l'anno seguente è la volta della prima pièce teatrale, El maleficio de la mariposa. Tuttavia, non riesce a dare esami all'Università e per questo motivo i genitori consentono a lasciarlo andare a Madrid dove abiterà nella famosa Residencia de Estudiantes, punta di diamante dell'insegnamento liberale. E lì, fra letture di poesia e serate al pianoforte, e la passione del disegno si crea l'immagine popolare, versatile e quasi felice che per tanti anni accompagnerà il poeta. Ma sempre lì, di fronte all'inquisizione spietata di Bunuel, Federico è costretto, forse per la prima volta, a confrontarsi con le sue vere inclinazioni e la sua vera natura. NEI «MILLENNI» EINAUDI I VERSI SCRITTI TRA IL 1917 E IL 1919, NELLA TRADUZIONE DI GLAUCO FELICI: LA PRIMA INQUIETA RIVELAZIONE DELLA SUA OMOSESSUALITÀ, LA RICERCA SOLITARIA E DISPERATA DI UN «AMORE OSCURO» DALLA VISIONE MITICA DI UN'INFANZIA CONTADINA ALLEGRA, IN UNA SPAGNA «TERRA E FIORI», ALLA TRAGICITÀ DELLA CONDIZIONE UMANA NELLE BALLATE E CANZONI DEDICATE A MOGLI INFEDELI, . GITANI E PERSEGUITATI Federico Garcia Lorca Salvador Dali o urrezione. bra. e La prostBianca donnCon lo sguarCon l'alito dImponente vProstituta diCon le mani Seduta al soAdulata da uTriste donnaAmmirevolePecora sviataMalinconicoCervello conTorre di fuocVenere ti canLa canzone dRomanze con paroPer la mia anPassa un ritmUna dolce bChe riassumOrmai arrivaAh! Ah! Ah!Passano gravLa tristezzSu un mIl penOrmAI

Luoghi citati: Madrid, New York, Salvador, Spagna, Stati Uniti, Vermont