Quando la razza Piave era a feccia dell'emigrazione

Quando la razza Piave era a feccia dell'emigrazione Quando la razza Piave era a feccia dell'emigrazione m ORDA. Quando gli albane' si eravamo noi», ha per titolo l'ultimo libro di Gian .— Antonio Stella; «orda», secondo il Devoto-Oli è «massa umana spinta dalla violenza o dalla miseria» e, nel Palazzi-Polena, «aggruppamento temporaneo di barbari nomadi». Si può subito intuire a cosa si riferisce il nostro giornalista acuto osservatore dei fenomeni del nostro tempo: per tanti italiani l'orda è quella degli extracomunitari che ogni giorno incontriamo nel nostro vivere. Anche qui in montagna nelle malghe a fare i lavori più umili che erano riservati ai servi pastori o, in paese, manovali nelle ditte che appallano i lavori stradali; nella pianura sottostante sono nelle fonderie o nelle concerie malsane. Apro il libro, nella dedica sulla pagina bianca, leggo: A mio nonno Toni Cajo/ che mangiò pane e disprezzo/ in Prussia e Ungheria/ e sarebbe schifato degli smemorati/ che sputano oggi su quelli come lui. Qui mi si apre davanti il mondo non degli extracomunitari, bensì quello dei nostri nonni. Io lo conoscevo Toni Cajo; settant'anni fa ero ragazzo e lui viveva in una delle ultime baracche che il Genio Militare aveva riservato ai profughi che erano ritornati nel paese distrutto dalla Grande Guerra: una baracca di travi e tavolame con il tetto di cartone catramato. Lì vicino, d'estate andavo a caccia con il RECENMRigo tirasassi, d'autunno a rubare i torsoli delle verze negli orti dei Silvagni, d'inverno a mettere le trappole per i passeri; Toni Cajo era magro, non alto e con il cappello sempre in testa; davanti alla sua baracca aveva le cataste di legna ben allineate e i barattoli con i gerani. Sì, da emigrante era stato in Prussia e in Ungheria SIONE io Stern prima ancora della Grande Guerra. Ma chi tra noi non aveva avuto parenti emigrati e, ancora non li ha, sparsi nei continenti? Ecco, questo libro di G.A. Stella parla di loro, non degli emigranti che vengono da noi; è per ricordare agli immemori come i nostri nonni, emigrarono, furono accolti, lavorarono e vissero. Alcuni fatti e situazioni che qui, si leggono già li avevo sentiti raccontare dai fratelli di mio nonno, o letti nei saggi di Emilio Franzina, o dalle lettere dei miei fratelli che nel secondo dopoguerra furono costretti a emigrare in Australia e negli Stati Uniti. Molti li ho conosciuti ora per la prima volta ed è da rimanere sconcertati e pensosi: «La feccia del pianeta, questo eravamo. Meglio: così eravamo visti...» è l'incipit di questo libro, e via via, capitolo dopo capitolo, il lettore scoprirà come erano stati accolti e come vivevano i nostri compaesani che tra il 1872 e il 1972 in ventotto milioni erano partiti dall'Italia per «cercar fortuna» trovando, invece, ostilità, fatiche, fame, violenze, linciaggi e condanne a morte per colpe non commesse. Dagli «archivi» della storia dei poveri: cronache di giornali del tempo italiani e stranieri, lettere e ricerche di memorie, da libri che dopo vennero espurgati, veniamo a conoscere quello che tanti non vorrebbero ammettere perché contrario al loro «spirito patriottico» o di «razza Piave». Leggiamo pure come eravamo considerati noi qui in Italia, da poeti, artisti, viaggiatori che da Oltralpe venivano per diporto; come la nostra triste fama venisse raccontata sui giornali o sulle riviste da questi «inviati speciali» e quindi letta come assoluta verità in quei Paesi dove poi andavano a sbarcare i nostri emigranti. Forse non accade così anche quando leggiamo dei paesi di provenienza di quelli che ora vengono da noi? Leggete, leggete qui, italiani di oggi come i nostri parenti fino a non molti anni fa emigravano oltre le Alpi e oltre gli oceani; ma anche di traffico di donne e di bambini che, clandestinamente, partivano dai nostri porti verso altri porti secondo le richieste di un orrido commercio. Come oggi verso l'Italia? Leggendo questo amarissimo libro di G.A. Stella ti sale dallo stomaco un senso di dolorosa nausea e dall'anima profonda pietà, anche se già certe storie le conosci; è un ritrovare nella memoria un tristissimo passato da confrontare con l'oggi, che ci impone un esame di coscienza. Vastissima la bibliografia a fine libro, eloquenti le vignette d'epoca che i giornali stranieri ci dedicavano. Vorrei che questo libro venisse letto e commentato per un'ora alla settimana nelle nostre scuole e che lo leggessero anche tutti i nostri parlamentari. RECENSIONE Mario Rigoni Stern «L'ORDA» DI STELLA RACCONTA QUALI PENE E PREGIUDIZI PATIRONO GLI ITALIANI COSTRETTI A «CERCAR FORTUNA»: UN LIBRO DA FAR LEGGERE A STUDENTI (E PARLAMENTARI) Gian Antonio Stella L'orda. Quando gli albanesi eravamo noi Rizzoli, pp. 290. e 17 SAGGIO Il libro dì Stella «L'orda» ripercorre la storia dell'emigrazione italiana tra Otto e Novecento, con particolare attenzione a quella dal Nord-Est

Persone citate: Antonio Stella, Emilio Franzina, Gian Antonio Stella, Mario Rigoni Stern, Silvagni, Stern