Nella Raffina nera di Muti

Nella Raffina nera di Muti Nella Raffina nera di Muti Tra pistolettate e odio politico bruciante, un microcosmo provinciale specchio dell'autentico fascismo UNAstoriaccia di pistolettate e di odio politico bruciante. E' - altresì l'affresco di un microcosmo provinciale che illustra, più di tante rarefatte ricostruzioni, il fascismo così come era davvero. Questo emerge dal libro di Saturno Camoli e Paolo Cavassini, «Nero Ravenna. La vera storia dell'attentato a Muty». Muty? E chi era costui? Ma ovviamente l'Ettore Muti che nel 1939- persa non senza dispiacere la poco italica y finale del cognome - diventa segretario del Partito fascista, succedendo con qualche popolarità a Starace. D'accordo che per acquisire qualche popolarità in più rispetto a Starace ci voleva poco: ma il ravennate Muti - eliminato con un colpo alla nuca, dopo essere stato arrestato dai carabinieri, nella Roma badogliana dell'agosto 1943 - è di quelli che sanno sempre cosa vogliono. A tredici anni, nel 1915, scappa di casa per andare a vedere la guerra. Due anni dopo, falsificando i dati di nascita, riesce ad arruolarsi. Nel 1919 è ovviamente con D'Annunzio a Fiume e per il Vate questo ragazzo dal temperamento bellicoso è subito «Gim dagli occhi verdi». Non appena si formano le squadre fasciste nella sua Romagna s'impone con triste talento nell'organizzare rappresaglie contro gli avversari e nel guidare con mano di ferro i più decisi tra gli squadristi. Scardinare Ravenna, vera e propria fortezza rossa, ridurla alla resa, ha un'importanza che va ben al di là dei ristretti confini della provincia o della Romagna. E la resa dei conti tra rossi (socialisti), gialli (repubblicani) e neri avviene puntualmente. E' Tesiate del 1922, quando in occasione dello sciopero dei barocciai proclamato dalla Camera del Lavoro, i fascisti giocano tutte le loro carte. «Colonne di fuoco» investono Ravenna provenienti da Bologna, da Forlì, da Ferrara. Ci sono conflitti a fuoco e viene ucciso Giovanni Balestrazzi, un ex-repubblicano che è passato a guidare un sindacato schierato a favore di Mussohni. Nei giorni successivi, proclamato dalla Camera del Lavoro lo sciopero generale, tutta la provincia è in subbuglio. Ci si scontra - e ci si spara tra manifestanti e forze dell'ordine, tra lavoratori e fascisti e, perfino, tra aderenti allo stesso partito, quello repubblicano, spaccato da una drammatica scissione che porterà parte degli aderenti ad aderire al fascio. Su questo caos cala la macchina da guerra degli squadristi: «Balbo, assieme all'infaticabile e coraggiosissimo Muty, organizza l'accantonamento, il vettovagliamento e l'armamento delle camicie nere, la divisione dei compiti, l'attribuzione di funzioni belliche e di collegamento». Per i funerali di Balestrazzi, il barocciaio fascista assassinato, Balbo ha ottenuto che tutta la forza pubblica sia schierata attorno al corteo. Così, mentre migliaia di manifestanti sfilano dietro al feretro, Muty, con una fulminea azione pianificata assieme a Balbo, gioca fuori campo. Irrompe con una squadra nella Casa del Popolo repubblicana e la prende militarmente. Poi è la volta della sede della Federazione Provinciale delle Cooperative, l'ex-Hotel Byron, messa a ferro e a fuoco. E' la fine del potere sociahsta nella regione. Balbo scrive: «L'incendio proiettava sinistri bagliori nella notte... andava in cenere, in quel momento, col palazzo delle cooperative gran parte della forza di cui i socialisti godono nella regione. Organizzazione mastodontica, ma retta con criteri sostanzialmente onesti». La Marcia su Ravenna, lo afferma Balbo nel suo «Diario 1922», è la prova della successiva Marcia su Roma portata a compimento il 28 ottobre del '22. Ottanta anni fa. Con la salita al governo di Mussolini il fascistissimo e violento Muti, poco più che ventenne. ha poco da dire in città. Sono altri gli uomini che servono per trasformare l'ordinaria e ferrea occupazione del potere in regime. A Ravenna questi uomini sono essenzialmente Giuseppe Frignani («borghese di città, ragioniere e poi avvocato, abilissimo tessitore nell'ombra di trame e diplomazie normalizzatrici costruite grazie ai legami con massoneria, agrari e Cassa di Risparmio») e - una volta che Frignani decolla per il vertice del Banco di Napoli, che terrà per vent'anni - il suo proconsole in città. Vale a dire il neo-Federale Renzo Morigi. «Murigiò», ovvero «la mitraglia umana» come sarà chiamato quando nel '32 vince l'oro olimpico a Los Angeles per il tiro con la pistola. Un duro che tratta Muti come un ragazzaccio da strada mentre lui invece, con i suoi fedelissimi, stende le mani sulla città. Cariche pubbliche, cooperative, appalti. Razziando consulenze e prebende a più non posso, come salterà fuori dalle ispezioni condotte a Ravenna dal vertice del PNF una volta che Muti arriverà alla massima carica del partito. Ma questo accadrà sul finire degli Anni Trenta. Ben prima Muti deve starsene tranquillo, e, al massimo, cercare di mettere con dossier, contrapposizioni goliardiche e accuse che i prefetti s'affrettano a cestinare - i bastoni tra le ruote dell'implacabile macchina di potere allestita dal suo avversario. Una disfida, tra i due, sempre più accesa. Ma Morigi apparentemente non se ne preoccupa. Fa affari e si diverte con la pistola. Un po' troppo. Tanto che dovrà perfino intervenire Mussolini sul prefetto quando il «Murigiò» per dimostrare la sua abilità, obbliga un bracciante «a stare dritto davanti a lui, con le mani sui fianchi e gli ha sparato tra le braccia e il corpo, senza colpirlo». Ma ancor prima dell'oro olimpico e di questi delinquenziali exploit Morigi ha fatto centro un'altra volta. E' accaduto il 13 settembre 1927 quando nell'affollata piazza Vittorio Emanuele sparano a Muti. Un colpo che ferisce gravemente il giovane comandante della Legione della MVSN ((Alberigo da Barbiano». Il responsabile sarebbe un disperato, tale Massaroli. Ma Massaroli non spiegherà mai come e perché ha cercato di uccidere Muti. Mentre sta fuggendo da una via laterale spunta improvvisamente Morigi. Morigi affronta il mancato killer. Gli spara. Con .un colpo alla testa lo fredda. E' un lungo istante su cui molte inchieste cercheranno, invano, di fare piena luce. DA LEGGERE Saturno Carnoli Paolo Cavassini, Nero Ravenna La vera storia dell'attentato a Muty Edizioni del Girasole, Ravenna 2002 Italo Balbo Diario 1922 Mondadori 1932 Ettore Muti nacque a Ravenna nel 1902, fu ucciso nel 1943