«Basta chiacchiere, iniziamo a uccìdere ostaggi» di Anna Zafesova

«Basta chiacchiere, iniziamo a uccìdere ostaggi» IL CREMLINO AVEVA OFFERTO LA SALVEZZA IN CAMBIO DEI SEQUESTRATI. LIBERATE 19 PERSONE, «MA ORA NON ESCE PIÙ' NESSUNO» «Basta chiacchiere, iniziamo a uccìdere ostaggi» Nella notte una forte esplosione seguita da una sparatoria fuori dal teatro Anna Zafesova MOSCA «Basta con le chiacchiere»: il comandante dei terroristi che tengono in ostaggio da tre giorni 700 persone in un teatro di Mosca, Movsar Baraev, ha perso la pazienza. Il ceceno ha troncato ieri sera tutte le trattative e ha minacciato che, se non verrà contattato direttamente dalla presidenza russa, da oggi comincerà a uccidere gli ostaggi. Il teatro ha anche sbarrato le sue porte a tutti i mediatori che ieri hanno cercato di salvare i prigionieri o almeno alleviare il loro calvario: da oggi solo un uomo di Putin potrà varcarne la soglia. Nella notte, intorno alle 3,30 locali, momenti di forte apprensione: un'esplosione e numerosi colpi d'arma da fuoco sono stati uditi all'esterno dell'edificio. Un giornalista ha raccontato di aver visto una ventina di soldati russi attraversare correndo la strada, ma le autorità non hanno rilasciato alcuna dichiarazione su quanto è accaduto. Il presidente russo ieri ha fatto ai terroristi la sua offerta: avranno le vite salve in cambio del rilascio degli ostaggi. Questo è il terreno del compromesso che il Cremlino ha trovato dopo la mediazione notturna di Grigorij Javlinskij. Ma sembra che i ceceni per ora non siano intenzionati a negoziare un salvacondotto: «Vogliamo morire più di quanto vogliamo vivere», ha detto uba delle donne kamikaze ai mediatori, giocherellando con il pulsante collegato da fili con la cintura imbottita di esplosivo alla sua vita. Al terzo giorno della tragedia la tensione sale, mentre continua a non intrawedersi una via d'uscita. La prima e unica richiesta del commando suicida rimane quella del ritiro incondizionato delle truppe russe dalla loro patria entro sette giorni. Una questione sulla quale il Cremlino si rifiuta di discutere: per Putin il dramma di Mosca è stato progettato altrove, è una prosecuzione delle tragedie delle Filippine, dell'Indonesia e ancora prima di Manhattan. E i terroristi ieri notte hanno fatto entrare nel teatro le telecamere solo per smentirlo: «Ci fa ridere l'idea di un'influenza straniera». Secondo Baraev, l'operazione è stata decisa da Shamil Bassaev, il caposcuola delle prese di ostaggi caucasiche, e autorizzata dal presidente indipendentista Aslan Maskhadov. I separatisti hanno smentito il loro coinvolgimento nell'azione suicida di Baraev, ma i servizi segreti russi hanno diffuso una videocassetta dove Maskhadov parla di una misteriosa operazione che «sconvolgerà la Russia». Qualcuno l'ha interpretata come un tentativo dell'ex Kgb di bloccare ogni ipotesi di negoziato politico con gli indipendentisti, ma i terroristi di Baraev insistono sul fatto di aver interrotto il negoziato per ordine dei loro comandanti. Le difficilissime trattative con i ceceni, durate ieri tutto il giorno, hanno riguardato più che altro le questioni logistiche, l'approvvigionamento degli ostaggi. Dopo 48 ore di prigionia le scorte dei bar del teatro sono esaurite, l'acqua minerale è finita, e si beve quella del rubinetto. Molti sono malati: sbalzi di pressione, crisi di nervi, rafreddori. Uno degli ostaggi soffre di appendicite, ha bisogno di venire operato, ma i terroristi non lo lasciano andare, e dottori volontari si sono offerti di operarlo direttamente nel teatro. I guerriglieri si rifiutavano di accettare provviste: «Siamo disposti a patire la fame, che gli ostaggi condividano la nostra situazione», ha dichiarato uno dei terroristi. II pediatra Leonid Roshal, la giornalista Anna Politkovskaja, il cantante losif Kobzon e due operatori della Croce Rossa dopo tre ore di estenuanti trattative sono riusciti a portare nel teatro acqua e succhi di frutta, trasportando poi per ore il carico a mano: i terroristi hanno proibito l'avvicinamento di qualunque auto, temendo un agguato. Agli ostaggi sono state portate anche le medicine, incluso il liquido per le lenti a contatto. Ma nulla riesce ad alleviare le loro condizioni psicologi¬ che: sei donne prigioniere hanno potuto parlare con ima troupe tv per supplicare la polizia a non lanciare un blitz. L'ipotesi terrorizza Mosca, e ieri i parenti e gli amici degli ostaggi hanno manifestato davanti al Cremlino implorando pietà. Nonostante il corteo non fosse autorizzato, la polizia non è intervenuta, ma più tardi le autorità hanno chiesto di astenersi da altre azioni in pubblico. Durante la giornata i negoziatori sono riusciti a strappare ai ceceni 19 ostaggi, tra cui otto bambini. Una ragazzina, uscita dal teatro tenendo stretto al petto un animaletto di pelouche, ha raccontato che dentro sono rimasti solo «i grandi». Secondo i testimoni, i terroristi continuano a tenere alcuni adolescenti: «Per noi dopo i 12 anni diventano adulti, possono fare figli e fare la guerra», ha spiegato uno dei guerrigheri. Alcune ore dopo, un nuovo avvertimento: ((Abbiamo già liberato tutti coloro che potevamo liberare. Sia reso grazie a Allah per il fatto che abbiamo rilasciato anche inglesi e azeri. Noi contro gli stranieri non abbiamo nulla. Però non abbiamo intenzione di rilasciare altri. Ciò che accadrà adesso dipende dai dirigenti della Russia», ha detto un guerrigliero. E' fallito dunque il tentativo di liberare i 71 cittadini stranieri, per quanto gli ambasciatori dei loro Paesi si siano ripresentati alle porte del teatro per farsi tìffihsegnare i loro concittadini. I terroristi hanno infranto di nuovo la loro promessa, forse rendendosi conto che gli stranieri sono una merce di scambio troppo importante. A Mosca nel frattempo sono arrivati 60 rappresentanti di polizie e servizi segreti esteri, tra cui specialisti nelle prese di ostaggi inglesi, pronti ad aiutare i colleglli russi. Movsar Baraev, il capo del commando che ha occupato il teatro Dubrovka, in una delle immagini televisive mandate in onda ieri

Luoghi citati: Filippine, Indonesia, Manhattan, Mosca, Russia