L'Ue: il sistema previdenziale non è sostenibile di Raffaello Masci
L'Ue: il sistema previdenziale non è sostenibile L'Ue: il sistema previdenziale non è sostenibile Soluzione allo studio: verso l'innalzamento a 65 anni della pensione di vecchiaia Raffaello Masci ROMA Toccherà lavorare tutti e da subito fino a 65 anni? Non è detto, ma certamente il passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo deve essere effettuato in tempi più brevi, e quindi l'ipotesi dei 65 anni è da mettere nel conto. L'Unione europea, che non parla di «età pensionabile» né fa riferimenti a sistemi previdenziali specifici, invita però l'Italia a riflettere sulla materia, dato che «la sostenibilità finanziaria del sistema non è pienamente garantita». Ieri a Bruxelles c'era - a rispondere su questi temi ai tecnici di Bruxelles - il rappresentante del ministro del Lavoro, nonché grande esperto di previdenza. Giuliano Cazzola, che si è visto sottolineare alcune «perplessità» comunitarie sulle nostre pensioni, prima tra tutte quella della compatibilità dei tagli fiscali e contributivi con la sostenibilità del sistema. Cazzola ha risposto, sostanzialmente, con tre osservazioni principah. Prima. Per il breve periodo l'Italia è abbastanza a posto, in quanto le riforme avviate dagli ultimi governi stanno dando risultati positivi. Seconda. I problemi per il lungo periodo sono connessi con la diminuzione della popolazione e l'invecchiamento crescente. Anche questi sono noti e per farvi fronte il governo pensa di svilup¬ pare maggiormente la previdenza complementare e di incentivare il prolungamento dell'età lavorativa. Terza. Il punto dolente della questione è nel «periodo di transizione» tra il vecchio e il nuovo sistema, che è «troppo lungo» - ha confermato Cazzola - e condiziona le possibilità di riduzione del carico fiscale e contributivo. Come si esce da questa situazione? Intanto - ha precisato Cazzola - con l'innalzamento del tasso di occupazione che comporta immediate ricadute sul gettito contributivo, e poi con un sistema di incentivi a permanere nella vita lavorativa anche oltre la soglia di età stabilita dalla legge attuale. In sede comunitaria, dunque, non si è parlato esplicitamente di riformare le pensioni di anzianità, ma la proposta era nell'aria. Ad esplicitarla, invece, è stato il presidente dell'Inpdap (uno dei maggiori enti previdenziali) Rocco Familiari: «Sarà inevitabile - ha spiega¬ to - arrivare ad un'uscita dal lavoro per vecchiaia a 65 anni per tutti». Secondo Familiari, «l'inserimento delle pensioni di anzianità nel nostro sistema previdenziale ha avuto la motivazione storica di proteggere queUe fasce di lavoratori che cominciavano molto presto a lavorare, ma oggi - ha aggiunto - non ci sono più questi presupposti e l'istituto va cambiato. Oggi la pensione di anzianità è anti-storica. Dobbiamo ripensarlo tenendo conto della sostenibilità sociale e della compatibilità finanziaria». Dunque si profila una incentivazione dell'innalzamento dell'età pensionabile e, contemporaneamente, un incremento della previdenza integrativa. A questo proposito l'Ocse ha emanato 12 direttive per ima «governance» dei Fondi pensione in cui si auspica che i gestori dei medesimi siano ritenuti legalmente responsabili della tutela degh interessi dei pensionati. Le direttive Ocse non sono, ovviamente, vincolanti, ma ima loro adozione da parte dei 30 membri dell'Organizzazione - dice una nota - «ne farebbe un importante punto di riferimento intemazionale» e contribuirebbe a mettere a riparo le pensioni da frodi e cattive gestioni. ITALIA IN FONDO FONTE: OCSE ^ /VV/VvVVV La dimensione di fondi pensione privati, in miliardi di dollari Totale Ocse: 8948,7 1226,3 811,6 418,8 417,9 383,2 268,6 63,0 48,5 48,1
Persone citate: Cazzola, Giuliano Cazzola, Rocco Familiari
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