«Venite in Nigeria, mi salverete»

«Venite in Nigeria, mi salverete» POLÉMICA SULLA PARTECIPAZIONE AL CONCORSO DOPO LA DEFEZIONE DI BELGIO E FRANCIA «Venite in Nigeria, mi salverete» Appello di Amina alle aspiranti Miss Mondo Maria Coiti ROMA Amina Lawal, la donna nigeriana condannata alla lapidazione per aver avuto un figlio fuori dal matrimonio, invite le ragazze europee selezionate per miss Mondo a non boicottare il concorso e a partire per la Nigeria; «Venite, non mi lasciate sola, solo arrivando qui potrete veramente aiutarmi». La sua voce irrompe nella polemica die ha visto protagoniste le candidate a miss World. ' Da una parte quelle che si sono ritirate per protesta (sull'esempio di miss Belgio e miss Francia) contro un paese che applica-la sharia e dall'altra quelle, tra cui la miss italiana, che vogliono partecipare per manifestare nefla terra di Amina la loro solidarietà. A muovere le fila di questi due schieramenti ci sono le parlamentari europee della commissione pari opportunità (premono per il boicottaggio) e l'organizzazione «Nessuno tocchi Caino» se¬ condo cui la presenza delle ragazze in, Nigeria è utile per dare voce alla prote- * sta contro la pena di morte. Alessandra Mussolini, parlamentare di An, assicura che se non fosse al settimo mese di gravidanza sarebbe la prima a salire sull'aereo: ((Avremmo potuto sfilare noi dorme europee della politica in segnodisolidarietàadAmina». Intanto Amina Lawal dopo aver perso l'appello nel Tribunale dello stato del Katsina (Nord povero e integralista del paese) aspetta la risposte dell'ultimo ricorso fatto a livello locale. Ma se qualcosa cambierà nella decisione dei giudici sarà solo per motivi politici. Come è stato per Safiya. Il caso di Amina dopo tutti i livelli di giudizio regionali passerebbe al giudice federale che quasi sicuramente non confermerebbe la condanna alla lapidazione. Il presidente della Nigeria Obasanjo la scorsa settimana ha assicurato al parlamentare europeo Benedetto della Vedova e a Sergio D'Elia, segretario generale di «Nessuno Tocchi Cai¬ no», il suo sostegno. Per questo sembra difficile che i governatori del Katsina vogliano ricevere uno smacco dal governo centrale. Loro che hanno interpretato la libertà di religione concessa dalla legge come possibilità di applicazione della sharia, verrebbero smentiti formalmente da un annullamento della sentenza di lapidazione. Ad Amina, priva di avvocato, in Tribunale nessuno chiese di portare testimoni, di esibire prove. A condannarla bastava la sua condizione di mamma senza marito. Era unadulteraecome tale passibile di lapidazione, tra lepunizioni islamiche 1 a più terribile. Il condannato viene avvolto da capo a piedi in un sudario bianco e interrato. Un carico di pietre viene portato sul luogo e funzionari o semplici cittadini, autorizzati dalle autorità, le lanciano. Le pietre non devono essere molto grandi in modo da provocare una morte lente e dolorosa. Una pratica barbara che non riguarda solo la Nigeria I dati di «Nessuno tocchi Caino» raccontano una situazione drammatica in molte nazioni. Nel 2001, sono state emesse condanne a morte tramite lapidazione in Nigeria, Somalia e Sudan E sono state eseguite in Afghanistan e Iran. 0 23 febbraio scorso, in Afghanistan, due donne, Wasila e Shogufa, sono state giustiziate pubblicamente in un o campo di calcio aKandahar,peraver commesso «l'odioso atto di adulterio, causa di corruzione della società». Inlran 25 persone, 17 delle quali donne, sono state lapidate da quando Khatami è arrivato alla presidenzanel 1997 e quattro attendono che la condanna sia eseguite. Il 15 ottobre 2002 un rapporto inviato dal Segretariato del Consiglio Nazionale della Resistenza dell'Iran a Nessuno tocchi Caino ha informato che un uomo e una donna sono stati lapidati in una città dell'Iran occidentale all'alba del 25 settembre. La donna, Coli NikKhou, e l'uomo, Seyyed Younes Assadi, erano stati condannati nel 1987 a 15 anni di prigione, ma il regime scontate la pena li ha lapidati.

Persone citate: Alessandra Mussolini, Amina Lawal, Benedetto Della Vedova, Khatami, Mondo Maria, Sergio D'elia