Choc nei Ds, il caso Cofferati spacca il partito di Fabio Martini

Choc nei Ds, il caso Cofferati spacca il partito NELLA SEGRETERIA DELLA QUERCIA L'EX LEADER DELLA CGIL FINISCE SUL BANCO DEGLI IMPUTATI Choc nei Ds, il caso Cofferati spacca il partito Daiemiani all'attacco: così divise anche il sindacato. Il «correntoi I^Z"\\\ IC^ ir idaggio Fabio Martini ROMA In quel palazzo senza storia che è il Botteghino, la segreteria del partito è riunita in una stanza senza nome - la «Sala A» - ma stavolta la discussione è calda, a tratti feroce. Persino Piero Fassino, uomo ordinato nel lessico e nel pensiero, usa parole gravissime: «Quel che ha detto Sergio Cofferati fa venire il dubbio che in lui ci sia il disegno di voler spaccare il partito. Così come ha già fatto con il sindacato...». Nel chiuso della saletta del Botteghino il grande sospetto è lanciato e quando tocca a Massimo D'Alema, il presidente dei Ds fa un parallelo da brivido: «Cofferati, criticando il principio di maggioranza, è coerente con la sua gestione della Cgil, che è stata degna della Corea del Nord, con quella tendenza a mettere all'angolo tutti i dissidenti...». Certo, non si tratta di espressioni destinate ad essere divulgate. La segreteria, anche ora che non c'è più il Pei, è il luogo della analisi disincantata ed informale. Eppure le ultime esternazioni dell'ex segretario della Cgil («L'Ulivo, o quella cosa che si va formando, rischia un suicidio politico», «nel centro-sinistra l'unica cosa che sanno fare è polemizzare», «lo sciopero generale? Ce ne vorrebbero altri due», «riformista è una parola malata») hanno avuto un effetto choc sul quartier generale dei Ds. Era dai tempi della svolta che nell'ex Pei non riecheggiavano accuse così brucianti, sospetti così infamanti tra compagni dello stesso partito. Per tutta la giornata esponenti Ds si sono impegnati in uno scambio polemico durissimo. Se per il presidente dei senatori della Quercia Gavino Angius, dalemiano, «gli anatemi di Cofferati» contengono accuse «false» soprattutto quando dipinge un'opposizione «che non sa rispondere alle istanze della società», per Giovanna Melandri, del correntone Ds, «contro Cofferati si è aperto un linciaggio». E davanti a questo ping pong, il Riformista, quotidiano di ispirazione dalemiana, offrirà nel numero in edicola oggi, una chiave di lettura senza chiaroscuri: «Cofferati per evitare il suicido, uccide l'Ulivo». Ma al di là delle polemiche pubbliche destinate a proseguire nei prossimi giorni, l'enigma che la segreteria diossina ha cercato di dipanare ieri mattina è soltan¬ to uno: con la sua ultima sortita, Cofferati punta a ribaltare i rapporti di forza dentro i Ds? Oppure pensa davvero ad una scissione e a far nascere un nuovo partito? Insomma, punta a diventare segretario dei Ds o di un nuovo partito che metta assieme Gino Strada, Cesare Salvi, Paolo Flores d'Arcais e Alfonso Pecoraro Scanio? Dice il fassiniano Fabrizio Moiri, della segreteria Ds: «Attaccando così aspramente tutta l'opposizione, Cofferati finisce per ridimensionare persino l'azione di stimolo che lui stesso ha esercitato. Nel suo modo di ragionare c'è qualcosa che lascia pensare ad una decisione imminente, ad una volontà di rottura». Eppure un militante di lungo corso come Iginio Ariemma, già portavoce del Pei e del Pds, dà una lettura diversa: «Vo- glio bene a Sergio che conosco da tanti anni, ma i toni e il risentimento contenuti negli ultimi suoi interventi sono quelli di un uomo che soffre e che non ha ancora un'idea precisa di quel che farà, E in ogni caso non credo che punti ad una scissione». Nell'incertezza su quelle che siano le vere intenzioni del Cinese, i Ds hanno deciso di lanciare la controffensiva dentro la Cgil. Nei giorni scorsi si era parlato dell'ipotesi che in Cgil prendesse corpo un'area «legittimista» e filo-Ds, in grado di fare un po' di fronda alla segreteria raccolta attorno a Guglielmo Epifani. La notizia era filtrata pochi giorni prima dello sciopero generale indetto dalla Cgil per il 18 ottobre e dunque l'iniziativa era stata congelata dai suoi promotori. Ma ora il progetto di far nascere una vera e propria corrente «riformista», vicina a Fassino e a D'Alema, ha ripreso corpo attorno a tre personaggi: Antonio Panzieri, segretario della Camera del lavoro di Milano, Agostino Megale, presidente dell'Ires, Aldo Amoretti, presidente del patronato Inca. Ieri, mentre le polemiche infuriavano, Sergio Cofferati ha preferito non aumentare il fuoco polemico e ha lasciato in silenzio il suo ufficio alla Pirelli. E' probabile che l'ex segretario della Cgil tomi a far sentire la sua voce in una sede di partito, nella prima occasione utile. Cofferati fa parte della direzione Ds, anche se nell'ultima riunione, quella che è tornata a discutere di alpini e di guerra, il compagno Sergio è rimasto in Pirelli. E qualche giorno prima, a Piero Fassino che gli aveva proposto di entrare a far parte della cabina di regia dell'Ulivo, Cofferati aveva risposto con una frase sorprendente: «Ti ringrazio per l'offerta, che dechno, ma in realtà sarebbe mia intenzione dimettermi anche dalla direzione Ds...». E in quella occasione soltanto l'insistenza di Fassino era riuscita a scongiurare l'ennesimo strappo. L'ex segretario generale della Cgil Sergio Cofferati

Luoghi citati: Corea Del Nord, Milano, Roma