Israele rinvia la rappresaglia per l'attentato di Aldo Baquis

Israele rinvia la rappresaglia per l'attentato FRENETICA CACCIA ALLA CELLULA DELLA JIHAD CHE SAREBBE RESPONSABILE DELLA STRAGE SUL BUS Israele rinvia la rappresaglia per l'attentato Le pressioni degli americani convincono il governo Sharon alla prudenza Aldo Baquis TEL AVIV I servizi segreti israeliani sono impegnati in una strenua caccia ad una cellula della Jihad islamica che sembra aver organizzato l'attentato di lunedì a Karkur (14 morti, circa 50 chilometri a nord di Tel Aviv) nonché numerosi attentati che hanno insaguinato lo stato ebraico negli ultimi mesi. Una ritorsione militare in grande stile per la ultima strage sembra, per il momento, essere stata rinviata. «Reagiremo, di sicuro, ma nel posto opportuno e al momento opportuno» ha detto, con circospezione, il ministro della difesa Benyamin Ben Eliezer. Il primo ministro Ariel Sharon che in passato - di fronte a stragi di tale portata - aveva subito convocato il Consiglio di difesa del governo, lunedì si è accontentato di consultazioni telefoniche notturne. Da queste sono scaturiti all'indomani spostamenti di mezzi blindati israeliani nella zona di Jenin (Cisgiordania) e la dislocazione di ingenti forze di polizia nel tratto di strada compreso fra Madera e Afula,. nel nord di Israele, dove gli attentati palestinesi si sono ripetuti negli ultimi mesi. La ragione di tanta prudenza è stata ricercata dagli analisti israeliani in pressioni giunte nelle settimane scorse da Washington affinchè Israele non destabilizzi la situazione in una fase critica della la crisi irachena. Oggi inoltre è atteso a Gerusalemme il diplomatico statunitense William Bums, incaricato dal presidente George Bush di illustrare ai dirigenti israeliani e palestinesi un «tracciato» che dovrebbe condurre entro tre anni al massimo alla costituzione di uno stato palestinese e alla firma di un formale trattato di pace con Israele. La situazione resta incandescente. Nelle ultime settimane lo Shin Bet, il servizio di sicurezza israeliano, afferma di aver sventato oltre una ventina di attentati palestinesi, fra cui sette attentati suicidi. Laboratori per la confezione di ordigni sono stati distrutti. Kamikaze sono stati catturati. Autobombe sono state neutralizzate. Eppure la minaccia per le retrovie israeliane non accenna a calare, ha confermato ieri Ben Eliezer. Commando palestinesi - ha rivelato - si addestrano adesso a sbarca¬ re dal mare. Potrebbero un giorno cercare di cogliere di sorpresa gli insediamenti ebraici dislocati su la costa di Gaza. Per la strage di Karkur, Israele ricerca in particolare un ex militante di al Fatah passato alla Jihad islamica: l'ingegnere Yiad Sawalhe, molto attivo nella zona di Jenin. Fonti militari israeliane attribuiscono a Sawalhe anche la strage di Megiddo (un furgoncino carico di esplosivo si scagliò nel giugno scorso contro un autobus di linea, provocando la morte di 17 persone in un terribile rogo) e la fallita introduzione in territorio israeliano di una autobomba con circa 450 chilogrammi di esplosivo: una quantità sufficiente a far crollare un edificio con molti piani. E' stato appunto Sawalhe, secondo le prime informazioni, a spedire lunedì nel nord di Israele due kamikaze di Jenin (Hammadi Hassanin, Ashraf al Asmar) che hanno speronato un autobus e fatto esplodere una carica di 80-100 chilogrammi. Il rogo dell'autobus è stato terrificante e ancora ieri otto delle 14 salme non erano state identificate. Hassanin ed al Asmar erano vici¬ ni di casa, abitavano nel centro di Jenin. Gli emissari di Sawalhe li hanno convinti a partire nella missione suicida «nel giro di pochi minuti», secondo i loro conoscenti. I due hanno lavorato fino a domenica. Lunedì hanno preso le chiavi della jeep Kaya carica di esplosivo e sono partiti verso Israele. Ieri i loro congiunti hanno cominciato a sgomberare le proprie abitazioni nella persuasione che presto o tardi le truppe israeliane entreranno a Jenin per demolirle. Israele intanto accusa l'Iran, la Siria e il Libano di favorire in vario modo gli attentati della Jihad islamica. Ieri il diplomatico statunitense Bums, in visita a Damasco, ha espresso rimostranze al presidente siriano Bashar el Assad e gli ha chiesto - non per la prima volta - di negare il sostegno del suo paese alla Jihad islamica e ai guerriglieri libanesi Hezbollah. I guerriglieri sciiti non sono apparsi impressionati da queste pressioni diplomatiche e hanno nuovamente indirizzato le loro batterie della antiaerea verso la Galilea settentrionale. I loro colpi non hanno provocato danni né vittime. Scene di disperazione ai funerali di Ofra Burger, una delle 14 vittime dell'attentato di lunedi contro un autobus