Cofferati pensa al «partito del Lavoro» di Fabio Martini

Cofferati pensa al «partito del Lavoro» SOSPETTI INCROCIATI, CAMBI DI ALLEANZE, ULIVO GRANDE 0 PICCOLO? LA VIGILIA DEL VERTICE E' TORMENTATA Cofferati pensa al «partito del Lavoro» Niella coalizione spuntano i clan trasversali e legati ai leader retroscena Fabio Martini ROMA SUGLI etemi divani in pelle rossa del Transatlantico la vigiha del Grande Evento si consuma in un confuso cicaleccio nel quale riaffiorano improvvisamente i tanti clan sommersi dell'Ulivo. Peppe Fioroni, deha Margherita, uomo di fiducia di Franco Marini, sta cercando un uomo senza cognome: «Dov'è il sardo? Ma è vero che ne ha combinata un'altra deUe sue?». Fioroni pare ce l'abbia con il vicepresidente del suo partito, il professor Arturo Parisi, «reo» di aver appena dichiarato che la Margherita sarebbe già pronta a rinunciare a gran parte deha sua sovranità. Qualche divanetto più in là ecco Marco Minniti, dalemiano doc: «L'assemblea di domani? Incrociamo le dita... Speriamo di fare un passo avanti e di farlo tutti assieme». Passa qualche minuto, arriva un dalemiano solitario come Peppino Caldarola e dice una cosa opposta a quella di Minniti: «Per domani vedo due pericoli: che non si decida nulla o che si chiuda tutto con una decisione dorotea». Certo, l'assemblea convocata per oggi alle cinque della sera sembrava destinata ad assumere una decisione storica: i partiti si spogliano di una parte dei propri poteri e suUe questioni più importanti è l'assemblea dei parlamentari dell'Ulivo a decidere a maggioranza. Se era quasi inevitabile che alla vigiha di una decisione del genere, partiti e partitini del centro-sinistra si dividessero, meno atteso era il ritomo di clan e cordate trasversali: i rutelliani e i prodiani, i dalemiani e i fassiniani, i popolari e gli amici di Cofferati. Che Prodi, Rutelli, D'Alema e Cofferati nutrano disegni politici e personali diversi è cosa nota e spesso ben mascherata. Ma ieri i clan trasversali sono venuti allo scoperto. Di buona mattina si è riunito l'esecutivo della Margherita, per decidere come af- frontare l'assemblea di oggi. Una riunione soft, aperta da una relazione di Arturo Parisi, prodiano e ulivista convintissimo, ma che nel corso della riunione aveva proposto un itinerario condiviso anche da chi pensa che la Margherita debba continuare a vivere con pieni poteri. Ma alla fine della riunione Parisi, davan- ti ai microfoni dei cronisti, ha usato parole impegnative: «Sui temi della pohtica estera, di bilancio, sulle riforme istituzionah e sui voti di fiducia la Margherita non prenderà più decisioni e men che mai decisioni che impegnino i propri parlamentari». Parole che hanno fatto scattare ràUarme rosso nella Margherita, tanto è vero che persino un ammiratore del professor Parisi come Ermete Realacci era pronto a scherzarci su: «Certo, parole un po' forti...». Il mariniano Fioroni era più malizioso: «Non vorrei che qualcuno, tra di noi e anche tra i Ds, lanci deUe provocazioni, puntando alla rottura. Per arrivare al partito dell'Ulivo...». Come dire: i prodiani puntano alla scissione nei Ds e alla nascita di un Ulivo-bonsai con tutti i riformisti dentro: maggioranza Ds, Margherita, socialisti dello Sdi. Vero? Non vero? Chissà. Una cosa è certa: il progetto di un nuovo partito riformista non piace per niente a Sergio Cofferati che si vedrebbe tagliato fuori dalla plancia di comando, occupata dai soci fondatori del nuovo soggetto. E per questo motivo, nelle chiacchierate con i suoi deUe ultime settimane, l'ex segretario della Cgil ha accarezzato l'idea di un progetto subordinato ma alternativo: un partito del Lavoro, capace di raccogliere attomo alla sua leadership cinque aree, il mondo dei girotondi, il pacifismo alla Gino Strada, i comunisti di Cossutta e la sinistra Ds, i Verdi alla Pecoraro Scanio. Il tutto con il sostegno della Cgil. «E' un progetto che può valere il 200Zo», avrebbe detto il Cinese, alludendo ad un partito che si troverebbe alla destra di Rifondazione e alla sinistra dei nuovi riformisti. Ed è proprio ad un progetto di questo tipo che sembra alludere Il Riformista, il nuovo quotidiano di area dalemiana in edicola da oggi quando parla del progetto di un «hstone della sinistra per le Europee». E i Ds? Divisi come mai. Nella riunione tra tutti i capigruppo dell'Ulivo, mentre Gavino Angius era decisissimo sulla linea della cessione di sovranità, Luciano Violante è apparso più soft: ((A me - dice il presidente dei senatori del Gruppo misto Cesare Marini - è parso che esistesse un feeling sotterraneo tra Violante e i capigruppo che frenavano: Verdi e Udeur». Poi, ieri sera, neh'assemblea dei parlamentari Ds Piero Fassino non ha voluto strappare con il battaghero correntone intemo ed è riuscito a tenere tutto il partito attomo aUa proposta di trasformare l'assemblea dell'Ulivo di oggi «neh'avvio del dibattito». In nottata assemblea anche dei parlamentali della Margherita. Prima RuteUi e poi Castagnetti («i partiti, come gh Stati della Uè, non perdano la propria sovranità ma ne acquistino una sovranazionale») hanno condotto la riunione verso un voto unanime. Una giornata movimentata che faceva dire al prodiano Andrea Papini: «E' tale la confusione e lo scambio di ruoli che nelTassemblea dell'Ulivo potrà accadere di tutto, perfino che qualcuno resti colpito dal fuoco amico». II prodiano Parisi fa scattare l'allarme rosso «La Margherita non prenderà più decisioni da sola su politica estera e grandi temi» L'ex segretario Cgil potrebbe raccogliere attorno a sé 5 aree: girotondi, pacifisti, la sinistra della Quercia, i cossuttiani e i Verdi di Pecoraro Scanio A sinistra l'ex segretario della Cgil Sergio Cofferati e, qui accanto, Piero Fassino con Francesco Rutelli Ieri a Torino al convegno Uil

Luoghi citati: Roma, Torino