L'Ulivo non trova l'intesa Rinviata la resa dei conti di Amedeo La Mattina

L'Ulivo non trova l'intesa Rinviata la resa dei conti OGGI L'ASSEMBLEA DEI PARLAMENTARI SI CONCLUDERÀ' SENZA UN VOTO L'Ulivo non trova l'intesa Rinviata la resa dei conti Aprirà un incontro la relazione di Violante, Rutelli starà in platea Il correntone Ds: no al partito unico. Lo Sdi: allora meglio dividersi Amedeo La Mattina ROMA L'Ulivo non riesce a decidere su come decidere. Un labirinto kafkiano in cui ieri i piccoli partiti sono stati i protagonisti, insieme al correntone Ds. I capigruppo non hanno trovato un'intesa su come organizzare i lavori dell'assemblea di tutti i parlamentari. Si è litigato anche su chi dovrà presiedere l'incontro. Castagnetti ha proposto di affidare la presidenza a Rutelli, ma mastelliani e Verdi si sono opposti. Angius ha avanzato l'ipotesi di far intervenire Rutelli e Fassino in apertura e chiusura, ma nemmeno su questo si è trovata l'unità. A presiedere i lavori sarà Violante, insieme a Patrizia Toja (Margherita) e Marco Boato (Verdi). Leader, dunque, seduti in platea. Altro che cessione di sovranità da parte dei partiti, altro che speaker unici e introduzione del principio del voto a maggioranza. Questa sera si arriva all'appuntamento con un assoluto corto circuito: nessun documento, nessuna votazione, solo una relazione di Violante, il quale dirà che comunque un piccolo accordo è stato raggiunto: a convocare le assemblee sarà la riunione dei capigruppo. Non Rutelli, quindi, che finora è stato considerato il leader o, quantomeno, il coordinatore dell'Ulivo. Ma alla riunione dei capigruppo, ognuno avrà diritto di veto, per cui deputati e senatori dell'Ulivo potranno essere convocati solo quando tutti sono d'accordo. Al correntone Ds, a Verdi e Udeur non sono bastate le rassicurazioni di Fassino: «Nessuno vuole fare il partito unico dell'Ulivo, ma dobbiamo darci delle regole che consentano al centrosinistra di essere più unito e coeso per rendere credibile la nostra ambizione ad essere alternativi a Berlusconi». La sinistra dei Ds nutre tanti sospetti. «Se D'Alema vuole farsi il partito dei riformisti con la Margherita si accomodi pure», ha detto Gloria Buffo. Non è bastato neanche che Violante abbia proposto di riconoscere, rispetto alle decisioni prese a maggioranza, il dissenso ai gruppi parlamentari. Questa sera ci potrebbe essere un coup de thèatre: che qualcuno (ci stanno pensando gli ulivisti del gruppo Artemide) possa alzarsi, presentare un documento e dire: «Noi andiamo avanti per la nostra strada». «Non possiamo rimanere fermi nella palude», sostiene l'ex ministro prodiano Enrico Micheli. «Se l'unità deve essere pagata al prezzo della paràlisi - spiega Ugo Intini dello Sdi - meglio separarci tra una sinistra pragmatica e di govemo e una sinistra radicale e massimalista». A movimentare la giornata ieri è stata un lettera ai parlamentari dell'Ulivo e del Prc di Mussi e Salvi. Dicono che bisogna «rimettere al centro i contenuti» perché l'Ulivo non può essere costruito partendo «dal tetto», cioè il voto a maggioranza e il portavoce unico. «L'Ulivo del 2001 non basta più sostengono i due esponenti del correntone - tanto più velleitaria sarebbe una sua versione più disciplinata, ma più piccola e meno rappresentativa». Allora megho un'assemblea programmatica da tenere nel marzo 2003 e «aperta al contributo dell'Udeur, dell'Idv, del Prc e dei movimenti». Inoltre, bisogna «riunire da subito depurati e senatori della coalizione, sempre invitando i colleghi del Prc, per aree tematiche per avviare forum comuni». Questa, ha repheato Castagnetti, è «una polemica senza fondamento», perché «non è vero che partiamo dalle regole: a noi interessa arrivare a decisioni pohtiche, perché l'Ulivo deve avere una posizione sulle questioni fondamentah. E dobbiamo decidere come si fa. Ma l'unico modo che io conosco - ha aggiunto il capogruppo della Margherita - è votare, cercare di arrivare all'unanimità. Poi, se non è possibile, la maggioranza deve poter decidere». Paolo Gentiloni fa presente che in Germania e in Francia c'è un grande partito socialista che esprime una linea e una leadership; in Italia questa realtà non c'è, ma il problema di una linea e di una eadership si pongono lo stesso. Allora, la coalizione dell'Ulivo deve essere «meno di un partito unico e più di un semplice cartello elettorale». Ecco, ha aggiunto Arturo Parisi, un trasferimento di sovranità ci deve essere: «Per questo l'esecutivo della Margherita ha stabilito che non prenderà più decisioni di partito sulle materie che dovrebbero diventare oggetto di decisioni a maggioranza nella coalizione, vale a dire la politica estera, la Finanziaria e di bilancio, le grandi riforme istituzionah e i voti di fiducia e sfiducia». A favore di questa tesi è il socialista Boselli: «E' arrivato il momento che, almeno in Parlamento, l'opposizione parli con una voce unica». Una manifestazione dell'Ulivo

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