Mosca boccia senza appello la risoluzione sull'Iraq di Paolo Mastrolilli

Mosca boccia senza appello la risoluzione sull'Iraq LA CASA BIANCA NON NASCONDE L'IRRITAZIONE CON IL PALAZZO DI VETRO Mosca boccia senza appello la risoluzione sull'Iraq 3ush: all'Onu non si può negoziare all'infinito Paolo Mastrolilli NEW YORK La Casa Bianca sta perdendo la pazienza con l'Onu, ma la Russia, la Francia e in parte la Cina, non sembrano per niente disposte ad accettare la nuova risoluzione sul disarmo dell'Iraq. Saranno pure tattiche negoziali, ma l'accordo che venerdì pareva dietro l'angolo si è allontanato, mentre Saddam fa operazioni d'immagine allargando l'aministia anche agli esiliati. Il presidente Bush, durante un comizio elettorale in Pennsylvania, ha lanciato un nuovo avvertimento al Palazzo di Vetro: «Per il bene di avere un'istituzione intemazionale efficace, le Nazioni Unite devono impegnarsi ad affrontare questa persona, essere più che un'associazione per i dibattiti, e aiutare la pace mondiale. Ma se l'Onu non riesce a prendere una decisione, e se Saddam non disarma, noi guideremo una colazione per disarmarlo per il bene della pace». Il portavoce Ari Fleischer ha poi «tradotto» così: «Noi continueremo a lavorare con le Nazioni Unite, ma il negoziato, in una maniera o nell'altra, sta arrivando alla fine. Il tempo a disposizione dell'Onu non è illimitato». Le pressioni della Casa Bianca nascono dall'accoglienza negativa alla nuova risoluzione americana per il disarmo iracheno presentata lunedì e discussa ieri dai cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza nell'ufficio della missione russa al Palazzo di Vetro. Il testo elimina la connessione automatica tra le possibili resistenze irachene alle ispezioni e l'attacco, e cancella anche la presenza di militari e rappresentanti dei cinque paesi con potere di veto nelle missioni di controllo. Apre la porta al dibattito nel Consiglio di Sicurezza in caso di violazioni da parte di Baghdad, ma non subordina la guerra al voto di una seconda risoluzione, come chiede la Francia. La bocciatura più pesante però è venuta dal ministro degli Esteri russo Ivanov, che proprio ieri ha ricevuto a Mosca il capo degli ispettori Hans Blix e il sottosegretario americano Bolton, e ha parlato al telefono con il collega Powell: «La risoluzione degli Stati Uniti - ha dichiarato - non soddisfa i criteri illustrati in precedenza dal nostro govemo e confermati oggi». Il capo della diplomazia francese, Dominique de Villepin, ha detto che «alcuni progressi sono ancora necessari, e quindi abbiamo parecchio lavoro da fare». E il presidente Chirac ha aggiunto che «i nostri rapporti con Washington sono buoni, ma non possono basarsi sull'idea che gli Usa abbiano sempre ragione». Il portavoce del ministero degli Esteri cinese ha dichiarato che Pechino «prenderà sul serio qualunque misura di sostegno per le verifiche Onu sul disarmo volta a risolvere pacificamente il confronto tra Stati Uniti e Iraq. Ma noi abbiamo sempre sostenuto che gli ispettori devono tornare al più presto, e poi il Consiglio di Sicurezza valuterà la prossima mossa sulla base dei risultati». Anche la Turchia ha criticato le indecisioni americane, perché solo due giomi fa Bush aveva detto che Saddam potrebbe restare al potere se disarmasse, ma ieri il portavoce Fleischer ha chiarito che «questa è la madre di tutte le frasi ipotetiche». Le critiche aumentano anche sul fronte interno: il quotidiano Usa Today che ha scritto un editoriale per invitare ilgovemoanon distrarsi dalla sfida con Al Qaeda invadendo l'Iraq, e 0 Washington Post che ha addirittura accusato Bush di manipolare i fatti per sostenere la sua linea, come quando aveva detto che gli aerei senza pilota di Baghdad possono scaricare agenti chimici e biologici sull'America, o che Saddam è a sei mesi dalla bomba atomi¬ ca secondo un rapporto - inesistente - dell'Alea. Blix, dopo gli incontri di Mosca, ha dichiarato che «la guerra si può ancora evitare se l'Iraq dimostrerà di non avere armi di distruzione di massa», ma sul terreno continuano i preparativi bellici americani. Il comandante delle forze nel Golfo Persico, Tommy Franks, ha concluso una missione nei paesi della regione dicendo che questi «capiscono la possibilità di un intervento militare». Ieri i caccia che pattugliano la «no fly zone» nel Nord dell'Iraq sono tornati a colpire una postazione contraerea nel 510 bombardamento dall'inizio dell'anno. Uno studio di Global Security ha lanciato l'allarme per gli Scud, alcuni dei quali sarebbero ancora attivi, mentre il New York Times ha scritto che il Pentagono sta accelerando l'addestramento delle truppe al combattimento urbano. Per Chirac i rapporti con Washington non devono basarsi sull'idea che gli Usa abbiano sempre ragione Familiari di detenuti che non sono stati liberati in seguito all'amnistia manifestano a Baghdad