Nan Goldin gioca col diavolo di Guido Curto

Nan Goldin gioca col diavolo Nan Goldin gioca col diavolo L'americana inaugura la stagione di Rivoli In contemporanea le immagini di Demand DUE mostre costituite quasi esclusivamente da fotografie, ma non per questo «di» fotografia, inaugurano alle 18,30 di martedì 22 ottobre (ingresso a inviti, tel.011/9565222) la stagione espositiva del Museo d'arte contemporanea del Castello di Rivoli. La più vasta e spettacolare, che invade tutto il terzo piano del Castello fino al 12 gennaio 2003, è la retrospettiva della newyorchese Nan Goldin, intitolata «Parcogiochi del diavolo». Una delle più quotate artiste d'oggi, diventata celebre per queUe sue prime foto, intense e scabrose, dedicate ai suoi amici travestiti, tossici e malati di AIDS, che lei frequentava negli Anni 70, quando ventenne (è nata a Washington nel 1953) studiava a Boston presso la Scuola del Museum of Fine Arts. La rassegna, curata da Catherine Lampert e dalla chief curator del museo di Rivoli, Carolyn Christov-Bakargiev, riunisce più di 350 opere ed è già stata presentata al Centre Pompidou di Parigi, alla Whitechapel Art GaUery di Londra, al Museo Reina Sofia di Madrid, al Museo Serralves di Porto, e dopo la tappa torinese andrà al Castello Ujazdowski di Varsavia. La seconda mostra, più piccola, ambientata nel torrione nord al secondo piano del Castello, è una personale di lavori recenti del tedesco Thomas Demand (nato 1964 a Monaco di Baviera, vive e lavora a Berlino) che fa parte del ciclo dedicato agli esponenti più significativi delle nuove generazioni, curato da Marcella Beccaria. Passando da un piano all'altro del museo, i visitatori potranno notare due concezioni diverse e quasi opposte della fotografia e dell'arte. In Nan Goldin prevale un immaginario neo-realista che, tuttavia, dietro alla durezza di alcune foto lascia trasparire una visione romantica della vita. Thomas Demand, invece, propone immagini fredde e minimaliste che solo conoscendo il processo d'ideazione e realizzazione possono essere apprezzate e comprese. Prima di fare uno scatto, Demand costruisce dei veri e propri set, realizzati in carta e cartone. Può essere lo spogliatoio di una palestra, oppure la scala mobile di un supermercato. Tutto appare vero e tangibile, invece è mera finzione. Demand rientra così nel vasto ambito deh'arte concettuale e per lui la foto e il video non sono un fine, ma un mezzo. Molto più fotografico è il lavoro di Nan Goldin, che espone opere giovanili come «Drag Queens» e «The Cookie Mueller Portfo- lio», o il più recente slide show (proiezione sincronizzata di diapositive) «The Ballad of Sexual Dependency» (1978-1988), insieme a un recentissimo lavoro del 2001, Heart Beat, accompagnato daUa colonna sonora di Bjòrk. In questo percorso espositivo, che è anche struggente diario di vita privata, emerge via via un cambiamento di linguaggio e di poetica. Dalle foto più dure e imperfette degh esordì, si passa alle immagini raffinate e dolcissime degh ultimi anni. Tra queste spiccano gli scatti dedicati ah'amico torinese Guido Costa (il dealer di Nan Goldin per tutta l'Italia) e alla moglie di lui, Caterina, con la bimba Isabella. Inquadrature che esprimono sia la capacità di grandi affetti e amori, sia la sottile angoscia per una solitudine che fa paura. Un leit motiv che Nan si porta accanto fin da quand'era ragazza, e che dura tutt'oggi, nonostante il successo faccia quotare, le sue foto mediamente 12 mila euro l'ima (tiratura a 15), con punte che sfiorano i 30 mila euro. Guido Curto Due opere di Goldin: «Nan as a dominatrix» .e «C.Z. and Max on the beach»