1955, l'anno della svolta
1955, l'anno della svolta INIZIATIVA 1955, l'anno della svolta L'Archivio Nazionale della Resistenza analizza un importante periodo per il nostro cinema * ANCHE quest'anno l'attività del Archivio Nazionale cinematografico della Resistenza diretto da Paola Olivetti ci consente di fare il punto su un altro anno del cinema italiano del secondo dopoguerra. Siamo arrivati al 1955, ed è sicuramente un anno di svolta per il nostro cinema. Per la prima volta infatti il numero degli spettatori decresce: è il primo effetto della televisione, che nel frattempo inizia a diffondersi nel paese. Ma il cinema italiano è ancora robusto e lo sarà per molto tempo: anzi, è proprio in quest'anno che troviamo attivissimi alcuni dei registi che poco tempo dopo renderanno grande la commedia all'italiana, da Dino Risi («Il segno di Venere», con una straordinaria Franca Valeri e molti altri attori tra i quali De Sica e Sophia Loren che ritornano in «Pane, amore e...») a Mario Monicelli («Totò e Carolina», film massacrato dalla censura, ma anche «Un eroe dei nostri tempi»), da Luciano Emmer («Il bigamo» con Mastroianni) a Gianni Franciolini («Le signorine dello 04» potrebbe essere visto come l'anello di congiunzione tra commedia e neorealismo). Ci sono anche in azione gli «autori» come Antonioni («Le amiche», da Pavese e girato a Torino) o Fellini («Il bidone»), si registra qualche esordio come quello di Citto Maselli con «Gli sbandati» (un film resistenziale: negh Anni Cinquanta era quasi d'obbligo parlare di Resistenza, per i giovani registi impegnati a sinistra) ma dal punto di vista produttivo il dato più interessante è il ponte lanciato verso la Hollywood sul Tevere. Infatti Dino De Laurentiis inventa ex novo il modo di produzione all'americana trasportato qui da noi: scrittura Audrey Hepburn e Henry Fonda per un kolossal dispendioso come «Guerra e pace», che costa un sacco di soldi ma garantisce una sicura redditi- vita. Ancora oggi nel Pinerolese e in Val Chisone gh anziani ricordano le straordinarie scene di battaglie con migliaia di comparse per i campi che dovevano essere la Russia ma altro non erano se non le campagne piemontesi che Mario Soldati (il regista delle scene di battaglia, perché il titolare era l'anziano americano King Vidor) conosceva bene e che scelse personalmente. Insomma, sono tante le storie che l'annata cinematografica 1955 è ancora in grado di raccontarci e sono tanti i bei film da vedere o da rivedere al Massimo 3 da giovedì 24 fino a giovedì 31 ottobre. Per approfondire, poi, niente di meglio del volume approntato anche quest'anno dall'Archivio secondo il metodo caro a Paolo Gobetti: tanto materiale riprodotto da riviste specializzate ma anche da giornali e da rotocalchi, una documentazione preziosa che riesce a ricostruire come venivano veramente fruiti i film dal pubblico dell'epoca. Il cinema infatti può essere storia non soltanto per le vicende che racconta, ma anche per come interagisce con il suo tempo. Da questo presupposto era infatti partito Paolo Gobetti per le sue rassegne che per l'appunto si intitolano «Cinema e storia»: il fatto che si sia arrivati all'edizione numero 23 dimostra che quel metodo resta uno dei più interessanti per avvicinarsi al cinema italiano, [s. d. e]
Luoghi citati: Archivio, Pinerolese, Russia, Torino
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