Processo Imi-Sir, la Boccassini chiede tredici anni per Previti di Paolo Colonnello

Processo Imi-Sir, la Boccassini chiede tredici anni per Previti LA REQUISITORIA DEL PM AL DIBATTIMENTO DI MILANO Processo Imi-Sir, la Boccassini chiede tredici anni per Previti Le conclusioni-fiume della Procura sono durate sette ore e proseguiranno anche domani «Solo dati», nemmeno una parola sulle intercettazioni e sui racconti di Stefania Ariosto Paolo Colonnello MILANO «Signor presidente, il pubblico ministero chiede a questo tribunale di ritenere tutti gli imputati responsabili dei reati loro ascritti. E perciò chiede, nei confronti di Battistella Primarosa, vedova Rovelli, la condanna a 5 anni di reclusione. Per Rovelli Felice, a 7 anni; per Acampora Giovanni, a 7 anni; per Squillante Renato, a 10 anni; per Verde Filippo a 10 anni; per Pacifico Attilio a 13 anni; per Previti Cesare, a 13 anni; per Metta Vittorio a 13 anni e 6 mesi. Visti gli articoli 28 e 29, chiede che tutti gli imputati vengano interdetti in perpetuo dai pubblici uffici. E per Acampora, Pacifico e Previti, l'interdizione a 5 anni dalla professione di avvocato. E adesso, vorrei parlarvi della nascita di questa inchiesta...». Inizia così, come una fucilata a freddo, la requisitoria più attesa degli ultimi anni. Senza premesse, senza arzigogoli, senza morali da tirare. Inizia dal fondo, dalle condanne. Che sono tante e pesanti. E che Ilda Boccassini, in piedi davanti al collegio della quarta sezione penale del processo Imi-Sir, Lodo Mondadori, chiede con voce leggermente rauca ma senza incertezze, leggendo velocemente e senza pause il mantra delle pene, quasi si trattasse di una faccenda da liquidare in fretta e che in pochi minuti invece, metterà in subbuglio l'intero mondo politico. «Altro che chiacchiericcio - dice a un certo punto il pm presagendo la valanga di polemiche che solleverà la sua requisitoria -. Qui abbiamo trovato i "piccioli", come si dice in siciliano, abbiamo trovato i soldi della corruzione». Per qualche istante si agitano sulle panche gli avvocati della difesa: movimenti impercettibili di toghe leggere che scuotono l'aria immobile di quest'aula, in cui il tempo si misura ormai con le decisioni parlamentari sulla legge Cirami del legittimo sospetto e con il pronunciamento della Corte Costituzionale sullo sposta"fflento del processo, atteso per martedì prossimo. Gli ultimi spazi di manovra dei legali si consumano nel giro di un'ora chiedendo invano al presidente di sospendere l'udienza in attesa delle due decisioni e per acquisire le deposizioni di Stefania Ariosto rese il giorno innanzi al processo Sme. Ma il presidente Paolo Carfi, «respinte le eccezioni sulle acquisizioni e atteso che la sospensione del processo si debba avere solo in caso di assoluta necessità, dà la parola al pm perle sue conclusioni». Conclusioni che si svilupperanno per quasi 7 ore (e che proseguiranno anche domani), riportando date, ore, perfino minuti: «Il 20 giugno 1994: Pacifico preleva dai suoi conti 20 mila marchi e in quello stesso giorno, a quell'ora, in quello stesso minuto, Squillante era nella banca svizzera a veder crescere il suo conto di 20 mila marchi»; ricostruendo per filo e per segno ogni più minuzioso passaggio banca- rio, conto corrente, versamento di denaro. Tanto, tantissimo denaro: «Una paccata di miliardi», la definisce Boccassini. Per l'esattezza 67, a tanto ammonta quella «che adesso la documentazione bancaria ci consente di poter dire alza la voce il pm -, era una tangente versata dalla famiglia Rovelli a magistrati e avvocati» per poter vincere la causa civile che contrapponeva la Sir del defunto re della chimica Nino Rovelli all'Imi di Stato. E ancora entrate, uscite, spese, investimenti, acquisizioni: per spiegare quella silenziosa caccia durata quasi sei anni tra la Svizzera e il Liechtenstein, tra Vaduz e il Lussemburgo, tra il ducato e le isole del Canale, tra queste e le Bahamas, per ricostruire fino al millimetro ogni lira della gigantesca «provvista» che servì per garantire alla famiglia Rovelli uno dei più colossali risarcimenti pubblici mai visti finora: 1000 miliardi di lire. Nemmeno una parola sulle contestate intercettazioni del bar Mandara e sui racconti di Stefania Ariosto, a voler dimostrare che il processo sarà anche indiziario ma si basa soprattutto sulle carte, miglia¬ ia di carte e di contabili «faticosamente acquisite con le rogatorie» e non sui verbali di questo o di quello. E alla fine il pm Boccassini batte e ribatte su questo concetto: «Ritengo, con umiltà, di aver scardinato l'impostazione difensiva su questi fondi», «le fantascientifiche ricostruzioni dei periti di parte», «le inconsistenti giustificazioni di Previti, destituite da ogni fondamento». A che titolo, si chiede il pm. Previti ricevette dai Rovelli 21 miliardi (finiti in gran parte alle Bahamas), Pacifico 33 (depositati nel Liechtenstein) e Acampora 13 (l'unico che li ha restituiti dopo aver già patteggiato a 6 anni)? Previti, fa notare l'accusa, dopo aver dichiarato durante l'inchiesta che quei soldi erano destinati a «dei professionisti di cui non voglio fare i nomi», due settimane fa, alla luce della scoperta che il conto alle'Bahamas era' intestato a lui, si corresse dichiarando che in realtà si trattava del pagamento di una parcella. Di cui però, sottolinea il pm, non ha fornito pezze d'appoggio («Ha fatto rientrare, in Italia 9 miliardi ma ha prodotto giustificazione di spesa solo per 3: che ne ha fatto del resto?») e che soprattutto stride con il compenso che venne versato ai due avvocati che ufficialmente rappresentavano nella causa Imi-Sir la famiglia Rovelli. Due «illustri luminari del diritto» li definisce Ilda Boccassini: il professor Are «che incassò 35 miliardi per aver lavorato ,15 anni alla causa» e il professor Giorgianni «cui vennero liquidati 3 miliardi e 15 milioni». E «all'estero», sottolinea con amarezza il pm, «che non è un bell'esempio per chi deve istruire al diritto e al rispetto della legge le future generazioni». Ma le parole più dure Boccassini le riserva per i suoi ex colleghi, i magistrati di Roma finiti sul banco degli imputati: Renato Squillante (133 milioni solo per Imi-Sir), Filippo Verde (780 milioni), Vittorio Metta (400 milioni, anche per il Lodo Mondadori): «C'è una cosa che accomuna questi tre servitori dello Stato, che hanno giurato fedeltà alla Repubblica di applicare la legge in nome del popolo italiano: sono tutti evasori fiscali. Hanno ammesso di essersi fatti gestire all'estero i soldi da avvocati che lavoravano nel loro stesso distretto giudiziario». E ancora «A me hanno insegnato che l'autonomia e l'indipendenza della magistratura non sono concetti astratti. E allora mi chiedo - e per un attimo voglio dimenticare di aver trovato le tracce dei loro conti - quale garanzia di autonomia e indipendenza può avere chi viola le leggi e addirittura si fa assistere in questi affari illeciti da avvocati dello stesso distretto? Non avevano sospettato di essere merce di ricatto avendo affidato la propria vita e i propri affari a persone che esercitavano nel loro stesso foro? Non pensavano si potesse avere il sospetto di una collusione? Sono giudici corrotti. La corruzione è nel loro Dna». L'accusa ritiene colpevoli tutti gli imputati: 5 e7 anni per gli eredi Rovelli 7 anni per Acampora 10 per Squillante e per Verde 13 per Pacifico 13 anni e 6 mesi per Vittorio Metta «Altro che chiacchiericcio Durante le indagini abbiamo trovato i "piccioli", come si dice in siciliano abbiamo trovato i soldi della corruzione» Il pubblico ministero Ilda Boccassini durante la requisitoria

Luoghi citati: Bahamas, Italia, Lussemburgo, Milano, Roma, Svizzera, Vaduz