Perché Chirac è diventato «iracheno» di Cesare Martinetti

Perché Chirac è diventato «iracheno» DA 25 ANNI L'ELISEO E INTERLOCUTORE PRIVILEGIATO DI SADDAM: GRANDI BUSINESS SOTTO IL MANTO DELLE ORGANIZZAZIONI UMANITARIE Perché Chirac è diventato «iracheno» «No alle tentazioni awenturiste»; e le ex colonie applaudono retroscena Cesare Martinetti corrispondente da PARIGI ASSISO in mezzo a ima cinquantina di capi di Stato e primi ministri francofoni, Chirac l'iracheno si godeva ieri mattina la brezza di Beirut e la considerazione che si deve a un leader vincitore. Il capo della Lega araba, l'egiziano Amr Moussa, gli ha reso un omaggio solenne e impegnativo: «Sosteniamo l'azione del presidente Chirac alle Nazioni Unite, per il ritomo degli ispettori a Baghdad per risolvere la crisi, ma nel rispetto della sovranità e dell'unità dell'Iraq e nella prospettiva della rimozione dell'embargo». Il presidente libanese Emile Lahoud ha preso la palla al balzo e ha spinto più in alto ancora la temperatura politica del vertice: «Condanniamo per principio ogni azioni militare straniera contro un Paese arabo, soprattutto l'Iraq». C'è il problema del rispetto delle risoluzioni Onu, ma Lahoud ha tagliato corto: «Accusare Bagad di non rispettare gli impegni con le Nazioni Unite e di produrre armi di distruzione di massa è poco convincente finché sarà permesso a Israele di ignorare un gran numero di risoluzioni Onu e di possedere l'arma atomica». Chirac l'iracheno s'è reso conto che il vertice francofono stava scivolando sull'antiamericanismo e ha preso la parola per dire che «siamo tutti solidali con il popolo americano dopo l'I 1 settembre» e che bisogna combattere «le ingiustizie e le frustrazioni che servono da pretesto ai terroristi per perpetrare i loro crimini». Applausi dal salone dove s'è riunito tutto il mondo che parla francese. Dove per la prima volta è venuto il presidente algerino Abdelaziz Bouteflika (che non aderisce all'Organizzazione), dove c'erano il vietnamita Tran Due Luong, il romeno lon Iliescu, il canadese Jean Chretien, i rappresentanti - invitati per la prima volta - di Lituania, Slovenia, Polonia, Repubblica Ceca. Una piccola Onu, anzi, quasi un terzo dell'intera assemblea Onu raccolto intorno a Chirac, mentre a New York il Consiglio di sicurezza sembrava piegare gli Stati Uniti davanti alla fermezza francese. Chirac l'iracheno guardava ieri mattina al suo mondo ex coloniale con lo stesso sorriso con cui nella primavera del 1976 era sbarcato all'aeroporto di Baghdad accolto da Saddam Hussein. La mano destra protesa verso quella del raiss, la sinistra allungata verso la spalla del presidente iracheno in un trattenuto ma affettuoso abbraccio. Nella fotografia ripubblicata in questi ;iomi da «Le Monde» solo gli occhiai con montatura démodé rivelano il segno del tempo. Chirac è l'unico leader attuale a conoscere personalmente Saddam Hussein, come ha maliziosamente ricordato il «New York Times». Era stato lui, primo ministro del presidente Valéry Giscard d'Estaing, a ricevere l'uomo forte di Baghdad a Versailles, nel 1975. E a ricambiare la visita un anno dopo per trattare segretamente (ma d'accordo con l'Eliseo) la fornitura di reattori nucleari per le centrali di Osirak e di Iziz. Reattori destinati a produrre energia per uso civile, si disse allora. Ma la storia racconta che Stati Uniti e Israele arrivarono ai ferri corti con la Francia, che Giscard fu costretto a modificare il contratto (da sei forniture in una volta sola a due per volta) e infine che nell'81 Israele (premier Begin) distrusse in un raid il reattore di Osirak. Il direttore del Cnrs Georges Amsel ha rivelato su «Le Monde» che comunque l'uranio amechito al 93 per cento è arrivato dalla Francia in Iraq, sei forniture di 13,9 kg ciascuna (per produrre una bomba atomica ne occorrono 16 kg), due delle quali - almeno - dislocate a Iziz e rimaste sotto controllo degli ispetton finché Saddam non li ha cacciati. Dov'è finito ora quell'uranio? Amsel dice che Saddam avrebbe già di che costruire la bomba. Ma se questa è materia - appunto - di ispezioni Onu, i rapporti Francia-Iraq sono rimasti intensi. Il business agisce sotto la copertura di organizzazioni umanitarie, vi partecipa la destra, la sinistra e il centro. Jean-Pierre Chevènement, ex socialista che si dimise da ministro della Difesa nel '91 perché contrario alla guerra del Golfo, è un dichiarato amico di Baghdad; Madame Jany Le Pen, moglie del duce del Front National dirige «SOS enfants d'Iraq»; negli uffici della corrente gollista di Charles Pasqua ha sede un'associazione che organizza viaggi agli imprenditori. La TotalFinaElf, con le compagnie angloamericane Chevron, Exxon e Bp e con i russi della Lultoil, avrebbe già in mano i precontratti petroliferi per quando l'embargo cadrà. Molte avventure segrete tra Parigi e Baghdad. A Beirut Jacques Chirac ha detto che ogni azione internazionale deve avvenire nel quadro del diritto delle Nazioni Unite: «No alle tentazioni awenturiste». E sarebbe meglio per tutti. Il presidente francese Jacques Chirac Nel 1976, primo ministro del presidente Giscard, trattò segretamente la fornitura di reattori nucleari per le centrali di Psitak e Iziz