Intesa Usa con Mosca e Parigi Doppia risoluzione per l'Iraq

Intesa Usa con Mosca e Parigi Doppia risoluzione per l'Iraq LIMATE LE ULTIME DIVERGENZE, STRADA APERTA VERSO LA DECISIONE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA Intesa Usa con Mosca e Parigi Doppia risoluzione per l'Iraq La Francia, soddisfatta dal compromesso, rinuncia a opporre il veto. La Russia condivide per la prima volta la necessità di usare la forza se il Rafss non collabora Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK L'accordo sulla risoluzione dell' Gnu per il ritomo degli ispettori in Iraq è quasi fatto: la Russia compie un ulteriore passo verso Washington e Londra, condividendo la necessità dell'uso della forza se Baghdad non collaborerà e la Francia fa rientrare l'ipotesi di opporre il veto dopo aver ottenuto dagli Usa l'assicurazione che prima dell'attacco vi sarà comunque un nuovo passaggio attraverso il Consiglio di Sicurezza. Dopo aver sbloccato il negoziato facendo venir meno l'opposizione alla nuova risoluzione, è ancora la Russia protagonista al Palazzo di Vetro. Il ministro degli Esteri russo, Igor Ivanov, da Mosca si è detto per la prima volta a favore del principio di un attacco militare: «Se gli ispettori inizieranno a lavorare in Iraq e sorgeranno dei problemi, dovranno fare rapporto al Consiglio di Sicurezza. Che allora dovrà considerare i fatti e decidere se misure più dure, compreso l'uso della forza, sono necessarie». Sono proprio questi i contenuti della bozza angloamericana «con le osservazioni russe» che circola al Palazzo di vetro, articolandosi su due punti. Primo: il capo degli ispettori Onu e il direttore dell'IAiea) Agenzia intemazionale dell'energia atomica dovranno fare «immediatamente rapporto al Consiglio di Sicurezza» per «qualsiasi mancanza di rispetto degli obblighi» a collaborare da parte dell'Iraq. Secondo: il Consiglio di Sicurezza in tal caso si «riunirà» oer «considerare la situazione ala luce del rapporto degli ispettori, per ripristinare la pace e la sicurezza». Questa formulazione è il frutto di ripetute consultazioni del Segretario di Stato, Colin Powell, con i colleghi di Francia, Russia, Cina e Gran Bretagna - gli altri membri permanenti del Consiglio di Sicurezza che hanno potere di veto - e costituisce un compromesso tra Washington e Parigi. L'Amministrazione Bush infatti ottiene l'inclusione nel testo del riferimento alle «conseguenze» di una mancata collaborazione irachena, mentre l'Eliseo incassa il principio del nuovo passaggio in seno al Consiglio di Sicurezza, che «fu salvo il diritto intemazionale ed evita l'automatismo dell'uso della forza finora richiesto dagli americani» come spiegano i portavoce della missione francese. Parigi rinuncia però alla richiesta iniziale di avere una seconda risoluzione: al Consiglio di Sicurezza per dare luce verde all'attacco basterà semplicemente tomare a riunirsi. Sarà questa la Spada di Damocle che penderà su Saddam dal ritomo degli ispettori. «Daremo la possibilità all'Orni di agire, se Saddam Hussein non si piega» ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato, Richard Boucher, riassumendo il passo indietro compiuto dagli Usa. Dopo giorni di tensioni, l'atmosfera al Palazzo di vetro è più distesa. «Siamo vicini all'accordo» assicura il Segretario deli'Onu, Kofi Annan. «Stiamo lavorando duro e bene con i colleghi francesi» dice Powell. «Facciamo pro¬ gressi nella giusta direzioni» ribatte il Presidente francese, Jacques Chirac. «Non cerchiamo di avere vincitori e vinti, ma di tenere compatta la Comunità intemazionale» assicurano i francesi. Parigi non aveva molta scelta: l'alternativa era ricorrere al veto contro Washington, per la prima volta in mezzo secolo. A tarda serata non si escludeva l'annuncio imminente dell'intesa raggiunta anche se i veterani delle maratone al Palazzo di Vetro suggerivano prudenza perché «il diavolo è nei dettagli» e dunque fino all'ultimo «un solo articolo può far saltare un accordo oramai certo». Una delle questioni pendenti è il no di Parigi a citare nel testo le «violazioni materiali» di precedenti risoluzioni Onu da parte Baghdad perché legittimerebbero l'attacco senza un voto, proprio come avvenne per la Jugoslavia di Slobodan Milosevic nel 1999. Non a caso Powell ha continuano a mettere le mani avanti: «Comunque vada il Congresso ha già autorizzato il Presidente all'uso della forza». Ovvero: anche se il Consiglio di Sicurezza di fronte a violazioni irachene dovesse non decidere, l'attacco Usa inizierebbé lo stesso «per autodifesa» dalle armi non convenzionali. Durante l'incontro alla Casa Bianca il presidente Bush ha assicurato al premier di Gerusalemme Sharon l'impegno Usa per evitare il lancio di Scud o aerei senza pilota verso Israele. Le truppe americane prenderanno il controllo dei siti nell'Iraq occidentali da dove gli attacchi potrebbero partire. Si tratta di basi e piste la cui mappa, secondo il «Washington Post», è stata disegnata da truppe speciali israeliane durante ripetute missioni di intelligence svolte sul luogo negli ultimi tre mesi. Ispettori Onu a Theresienfeld, presso Vienna, durante l'addestramento In Austria per la loro imminente missione in Iraq