Il sindaco: dall'angoscia all'ottimismo

Il sindaco: dall'angoscia all'ottimismo IN MATTINATA L'INCONTRO CON IL CARD. POLETTO. «LA QUESTIONE IN CUI SONO STATO COINVOLTO NON HA NIENTE A CHE VEDERE CON "APPALTOPOLI"» Il sindaco: dall'angoscia all'ottimismo «Mai visto quei soldi. Non penso proprio alle dimissioni» retroscena Giuseppe Sangiorgio TORINO DIMISSIONI? Non le ho mai annunciate», dice il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino nella seconda conferenza stampa a neppur 24 ore dalla prima, quando, dopo aver convocato la giunta, aveva affrontato i massmedia, annunciando che «voci giornalistiche lo definivano indagato». Poi, pallido e provato in volto, aveva chiesto alla magistratura di riceverlo appena possibile, per capire che cosa stesse accadendo. Ieri l'incontro negli uffici giudiziari. E, dopo un'ora o poco più di colloquio con il procuratore capo Marcello Maddalena, Chiamparino ha nuovamente riunito la sua maggioranza, capigruppo e assessori, e ha, per la seconda volta fatto convocare i giornalisti a Palazzo Civico. «Vorrei che fosse chiarito una volta per tutte - dice in una sala gremita che quando entra abbozza l'applauso - che la questione in cui sono stato coinvolto potrebbe configurarsi, caso mai, in un illecito amministrativo e che non ha niente a che vedere con "appaltopoli"», ossia con le turbative d'asta e gli appalti che hanno portato in carcere un certo numero di imprenditori e dipendenti comuna i. Per il sindaco di Torino, quella di ieri è stata una giornata meno nera e amara della precedente, ma ancora intensissima. Un mercoledì incominciato nella Curia metropolitana, con l'Arcivescovo Severino Poletto, continuato in Procura (come chiesto da lui stesso martedì sera) per allontanare ogni dubbio sulla trasparenza della campagna elettorale di un anno e mezzo fa. durante la quale due titolari d'impresa hanno raccontato ai magistrati di aver raccolto denaro per sostenerlo: «Quei milioni non li ho mai visti - dice ai magistrati e poi ai suoi assessori e ai cronisti - e non capisco a chi e dove possano essere finiti». Ancora: «Ho ricevuto manifestazioni di sostegno a 360 gradi». Tra tutte cita, appunto quella del Cardinale Severino Poletto, arcivescovo di Torino, «che ha deciso di incontrarmi a metà mattinata». Il sindaco ne parla con tono di voce rinfrancato, in una stanza a pochi metri dal suo ufficio in Comune, per fare spiegano i suoi più stretti collaboratori - il punto sulle indagini che lo riguardano, dopo la deposizione spontanea resa ai magistrati. Al fianco ha il vice sindaco Marco Calgaro, espressione della Margherita, che si limita ad annuire, quando Chiamparino dice di essere in attesa di «un segnale» dal Palazzo di Giustizia, «Perché - chiarisce - al di là delle manifestazioni d'affetto e dell'invito di restare al mio posto (richieste che peseranno nelle mie valutazioni finali) è necessario aspettare il pronunciamento dei giudici: mi hanno detto che dovrebbe arrivare nel corso di una conferenza stampa...». Conferenza stampa che invece non c'è, sostituita da un molto più semplice e pratico comunicato della magistratura torinese. E a quel punto il sindaco riiigrazia il procuratore Marcelle Maddalena per averlo ascoltato subito, nella speranza e con l'auspicio che si arrivi comunque ad un punto fermo, a quella trasparenza che non faccia trarre conclusioni, «che, peraltro, nessuno vorrebbe trarre». Sergio Chiamparino racconta l'incontro con gli inquirenti, giudici diversi da quelli incarica¬ ti delle indagini su «appaltopoli», proprio perché si tratta d'altro. Ossia di un ipotetico contributo alla campagna elettorale del sindaco ulivista e quindi, al massimo, di un illecito amministrativo, sconosciuto, tuttavia, sia a Chiamparino, sia al suo garante nella corsa al voto del 2001, che, di conseguenza, non poteva essere iscritto nel registro dei «finanziamenti a sostegno». «Il procuratore Maddalena - spiega il sindaco - mi ha ribadito che l'iscrizione nel registro degli indagati era un atto dovuto dopo le dichiarazioni di due fra le numerose persone coinvolte nell'inchiesta sugli appalti truccati. Lo stesso Maddalena mi ha riferito che nessuno avrebbe dato soldi in mano al sindaco, o che ci fossero legami fra l'eventuale passaggio eh denaro e atti del mio ufficio e, in quanto tali, da me compiuti». Insomma, gira e rigira. Chiamparino ritoma alla precisazione iniziale: l'assenza di rapporto tra la vicenda delle turbative d'asta o, se si preferisce, degli appalti truccati, e l'ipotesi di illecito amministrativo, ovvero della mancata registrazione contabile di finanziamenti, ricevuti nella campagna elettorale del 2001. «Differenza fondamentale che, se sottolineata, contribuisce a fare chiarezza - osserva il sindaco - su cui mi auguro che la Procura informi l'opinione pubblica». Accertando, fra l'altro a chi sono finiti i soldi della colletta fra impresari. A sera, visti i risultati «rasserenanti» della giornata, il sindaco del capoluogo piemontese sembra convinto: l'idea di lasciare l'incarico (ossia di dimettersi) può considerarsi «archiviata». ÉiijL Maddalena ™^ ha ribadito che riscrizione nel registro degli indagati era un atto dovuto. Al più potrebbe trattarsi di un illecito amministrativo: una differenza fondamentale che, se sottolineata, contribuisce a fare chiarezza tRQ Il procuratore capo Marcello Maddalena

Luoghi citati: Torino