«Il narcisista Saddam non cederà le sue armi di distruzione di massa» di Paolo Mastrolilli

«Il narcisista Saddam non cederà le sue armi di distruzione di massa» L'ANALISI DI JERROLD POST, PSICHIATRA DELLA CIA «Il narcisista Saddam non cederà le sue armi di distruzione di massa» «Sono il pilastro della sua forza e del suo ruolo di leader mondiale Indietreggerà finché potrà farlo senza con questo perdere la faccia» intervista Paolo Mastrolilli NEW YORK LO psichiatra della Cia ha fatto la sua diagnosi; «Saddam Hussein è un narcisista maligno. Indietreggerà, finché potrà farlo senza perdere la faccia, allo scopo di salvare il potere. Ma non cederà mai le armi di distruzione di massa, perché sono il pilastro della sua forza e dei suo ruolo di leader mondiale;). Il dottor Jerrold Post 1 la lavorato per 21 anni nella «Compagnia», dove ha fondato e diretto ii «Center for the Analysis of Personality and Politicai Behavior», ossia l'unità speciale che traccia i profili psicologici dei capi politici stranieri, in caso di crisi o in vista dei grandi vertici intemazionali. Nel 1990 Post ricevette l'incarico di fare il ritratto di Saddam, per prevedere come si sarebbe comportato durante la Guerra del Golfo, e poi ha continuato ad aggiornare lo studio anno dopo anno, testimoniando in varie occasioni al Congresso. Oggi insegna «Politicai Psychiatry and International Affairs» alla George Washington University, e ha appena completato l'ultimo profilo del leader iracheno, che «La Stampa» ha ottenuto. Cominciamo dall'inizio, professore. Quali sono gli eventi che hanno foggiato la personalità di Saddam? «Dal punto di vista psicologico, non poteva venire al mondo peggio di come è capitato a lui. Suo padre morì durante la gravidanza della moglie, Subha, la quale cadde in una profonda depressione che la spinse a tentare il suicidio, da cui la salvò ima famiglia di ebrei. Quindi cercò di abortire Saddam, ma non ci riuscì, e all'ottavo mese di gestazione perse anche il figlio maggiore per un tumore giovanile. Quando il futuro leader iracheno nacque, lei era vittima di ima gravissima depressione post partum, e non voleva neanche vederlo. Così, per i primi tre anni di vita, Saddam andò a stare con lo zio materno Khairal- lah. Quando lo riportarono a casa sua, la madre si era risposata con un parente, Hassan al-Ibrahim, che abusava psicologicamente e fisicamente tanto di lui, quanto della mamma». Che cosa hanno provocato questi traumi? «Una personalità ferita e paurosa, incline alla disperazione. A queste condizioni del "wounded self', però, si può reagire anche sviluppando ima grandiosità compensatoria, mirata a non essere mai più vittima di forze superiori. Così rispose Saddam. A dieci anni incontrò suo cugino, il figlio di Khairallah, che andava a scuola. Anche lui voleva avere un'istruzione, ma i genitori rifiutarono, e quindi scappò ancora dallo zio. Doveva essere devastato, ma Khairallah, un nazionalista che aveva combattuto contro gli inglesi, cominciò a raccontare a Saddam che gli aveva ispirato dei sogni premonitori, in cui vedeva per lui un destino di grande condottiero, capace di imitare le gesta del Saladino e scacciare i crociati da Gerusalemme. Il nipote crebbe con queste suggestioni, e quando da giovane si trasferì a Baghdad, in Egitto era in corso la rivoluzione di Nasser. Lui allora si appassionò alla politica, convincendosi che sarebbe diventato l'erede di Nasser per riunificare la nazione araba». Come è riuscito ad arrivare al potere? «Con la violenza assoluta, che è sempre stata la sua risorsa principale. Dopo un tentativo fallito di assassinare il leader iracheno Kassem, fuggì in Siria ed Egitto. Quando tornò Kassem era stato rovesciato dal partito Baath, e il capo ideologo Afalq scelse Saddam come successore. Da allora in poi il suo potere è stato consolidato con atti di violenza atroce, come quando torturò la famiglia di un ministro per fargli confessare una congiura di palazzo, e fece uccidere i presunti 21 traditori dagli altri consiglieri, come premio per la loro lealtà. Oppure quando invitò il ministro della Sanità a parlare con chiarezza su come fare la pace con l'Iran, e dopo che lui consigliò a Saddam di farsi temporaneamente da parte, lo arrestò e spedì il suo corpo in pezzi alla moglie, che aveva chiesto di riaverlo a casa». Molti dicono che sia pazzo: hanno ragione? «No, e questo contribuisce alle decisioni sbagliate verso di lui. Saddam è un narcisista maligno. Ciò comprende quattro aspetti: è totalmente assorbito in se stesso, e quindi non riesce ad empatizzare col dolore altrui; ha una personalità sociopatica, e quindi non avverte limitazioni di coscienza al raggiungimento dei suoi obiettivi; è paranoico, nel senso che si sente circondato da nemici; è pronto ad usare qualunque tipo di violenza, ma è un'aggressività tanto offensiva quanto difensiva, che fa parte della sua facciata grandiosa con cui nasconde la fondamentale insicurezza. Ma non è pazzo. Prende le decisioni con razionalità, e sa tornare sui propri passi per salvarsi. Spesso però sbaglia perché è condizionato dalla sua visione arabocentrica, e perché è circondato da sicofanti che gli nascondono la realtà intemazionale per paura». Perché non si ritirò dal Kuwait e come è cambiato ora? «Perché non poteva salvare la faccia, era convinto che Bush padre non si sarebbe fermato alla liberazione dell'emirato, e pensava che la "sindrome del Vietnam" avrebbe bloccato gli americani nell^ guerra di terra. Da allora sono cambiate tre cose. Il suo esercito si è indebolito, e quindi ha dato più importanza alle armi di distruzione di massa. La famiglia è andata in crisi per le violenze folli del figlio Uday, che è stato emarginato a vantaggio di Qusay, e tre delle cinque tribù di Tikrit hanno cercato di rovesciarlo, inclinando la sua fiducia nel villaggio natale. E' rimasto sopreso da come gli altri Paesi arabi lo avevano abbandonato, e quindi ha coltivato molto di più la diplomazia con i vicini». Il capo della Cia Tenet ha detto che non attaccherà gli Stati Uniti, e non aiuterà i terroristi, se non verrà provocato. E' ima previsione che nasce dai suoi studi? «Saddam non userà le armi di distruzione di massa per primo, perché sa che verrebbe distrutto e non ha la vocazione al martirio. Però diventa estremamente pericoloso se messo in un angolo. In quel caso, davanti ad un attacco senza scampo, cercherà di colpire i soldati americani, Israele, e altri alleati. La vera domanda è se i militari obbediranno ai suoi ordini: perciò Bush liba avvisati sulle conseguenze del loro comportamento». Quindi gli Stati Uniti tengono alta la pressione, proprio per metterlo in un angolo e spingerlo all'errore? «Cederà finché potrà, aprendo agli ispettori. Ma non rinuncerà mai alle armi, perché sono la sua forza e un grande leader secondo lui deve averle. A quel punto, quindi, tutto si deciderà sul piano politico, nel! interpretazione delle sue violazioni da parte dell'Onu: perciò è importante ima nuova risoluzione che non lasci spazio al dubbio e consenta di attaccare. Gli Usa però devono evitare l'intervento unilaterale, perché spingerebbe Saddam alla resistenza ad oltranza, convincendolo che si trova davanti alla sfida della sua vita contro l'unica superpotenza mondiale». Lei ha studiato anche Bin Laden: affinità psicologiche? «Entrambi hanno una visione messianica, ma Saddam è laico, nonostante il recente ritorno all'Islam, e Osama religioso. Il fatto che Bin Laden non si senta più da un anno mi fa pensare che sia morto, perché è o era un esibiziona. Al Qaeda, però, è pronta a sopravvivere anche senza di lui». «Non le userà per primo rendendosi conto che verrebbe distrutto e non avendo alcuna vocazione a trasformarsi in un martire» . «Però se messo in un angolo diventerà molto pericoloso in quel caso cercherà di colpire i militari americani e Israele»