Tu ti confessi io ti controllo

Tu ti confessi io ti controllo Tu ti confessi io ti controllo RECENSIONE Alessandro Barbero I sacramenti della Chiesa cattolica 1 hiinno ima loro storia, che comporta spesso periodi di splendore alternati a momenti di eclissi o addirittura di scomparsa. Il matrimonio cristiano, ad esempio, nonostante l'attuale ripresa degli sposalizi civili, occupa da qualche secolo una posizione dominante nella nostra società: tanto da far dimenticare che per più di mille anni la Chiesa non l'ha neppure considerato un sacramento, e che ancora nel Rinascimento la gente andava a sposarsi dal notaio anziché dal prete. Al contrario, un sacramento considerato un tempo fondamentale come l'estrema unzione è stato così sorpassato dall'evoluzione degli stili di vita, o diciamo meglio dei modi di morire, da essere ormai in via di sparizione. La storia della confessione, affrontata nella raccolta di saggi di Roberto Rusconi, L'ordine dei peccati, non è meno ricca di sorprese. Presso i primi cristiani, che formavano comunità ristrette, fortemente integrate e non di rado costrette alla clandestinità, aveva grande importanza la penitenza pubblica, con cui il peccatore poteva espiare le proprie colpe davanti alla comunità e ottenere d'essere reintegrato nelle sue file. Per molto tempo gli uomini di Chiesa non s'interessarono alla confessione, considerata tutt'al più come un ovvio preliminare, ma piuttosto alla penitenza; e nello sforzo di garantirne l'efficacia produssero minuziosi tariffari, stabilendo la quantità di digiuni, preghie- RECENAlessBar IONE ndro ero re e privazioni necessaria per mondarsi da ogni singolo peccato. Nessuno si stupirà apprendendo che questo sistema di penitenza pubblica, cruda e umiliante, subita di fronte all'intera comunità, venne progressivamente disatteso nel corso del millennio medievale. O meglio, venne applicato soltanto in casi eccezionali: i tre giorni di umiliazione cui Enrico IV fu costretto a Canossa prima di ottenere il perdono di papa Gregorio VII sono uno degli ultimi esempi d'ima grande penitenza pubblica caricata di contenuti politici. Ma nella vita quotidiana un rituale così imbarazzante era praticato sempre più di rado; anche l'imposizione delle ceneri sul capo dei penitenti, in quel mercoledì che ancor oggi chiamiamo delle Ceneri, si trasformò in una penitenza puramente simbolica e collettiva, cui si assoggettavano tutti i fedeli. E' a questo punto che l'attenzione della Chiesa si spostò dal momento della penitenza a quello della confessione, in linea con l'enorme sforzo compiuto dopo il Mille per imporre alla massa dei laici l'ascendente morale del clero. In quello sforzo rientravano sia l'introduzione del celibato ecclesiastico, per restituire ai sacerdoti quel carisma che avevano da tempo perduto agli occhi dei fedeli; sia la nuova enfasi posta sulla predicazione, vero e proprio mezzo di comunicazione di massa ante litteram; sia infine l'obbligo della confessione annua, sancito nel 1215 dal IV Concilio Lateranense. In prima linea nella battaglia per la confessione si schierarono i nuovi ordini mendicanti, francescani e domenicani, la cui popolarità li faceva accettare più facilmente dai laici come interlocutori confidenziali e rassicuranti; anche se i parroci, per nulla contenti di questa concorrenza, si adoperarono in tutti i modi per ridurre gli spazi d'azione dei frati. La confessione divenne così un mezzo importante di sorveglianza e controllo; rischiando però di irrigidirsi in forme stereotipate e impersonali. Con l'invenzione della stampa proliferarono i manualetti che insegna- vano ai fedeli come comportarsi in confessione; il rischio era, ovviamente, che i più si limitassero a recitare come una filastrocca una sequenza di peccati di cui magari non capivano nemmeno il significato. Non per nulla il sacramento della confessione fu tra quelli contro cui Lutero si scagliò con maggior violenza, bruciando pubblicamerite come nocivi i più diffusi fra i manuali di questo genere. Ma la Chiesa stéssa avvertì la necessità di calibrare meglio questo strumento del suo potere sulle masse, o, se si preferisce, questa sua arma nella lotta per la salvezza collettiva. La confessione infatti, come ci mostra l'iconografia medievale e rinascimentale, si faceva inginocchiandosi o accovacciandosi ai piedi del confessore, sotto i suoi occhi e quelli degli altri fedeli; e in queste circostanze la completa sincerità non era sempre facile da ottenere. Supplì all'inconveniente una delle più straordinarie invenzioni della Controriforma, il confessionale, che garantendo con la sua grata la separazione fisica e in una certa misura l'anonimato, consentiva al penitente di aprire con meno scrupoli la sua anima al confessore. Questa novità suscitò le denunce appassionate di intellettuali non allineati, come Paolo Sarpi, che nella confessione vedeva un puro strumento di potere gestito dal papato, e deplorava "la stupidità degl'Italiani, nel resto cotanto accorti", cui la Chiesa aveva saputo far accettare supinamente il nuovo sacramento. Ma Rusconi non si allinea interamente a quella storiografia che vede nella Controriforma e nei suoi strumenti, come appunto lei confessione, un progetto sostanzialmente riuscito di controllo delle co¬ scienze, dagli effetti capillari e persistenti, nonché deleteri, sul.a società dei paesi cattolici e in particolare dell'Italia. Non a caso il suo libro si chiude richiamando le opposizioni o semplicemente le resistenze passive che la prassi confessionale continuò a incontrare fra i semplici fedeli, così come sono testimoniate dai verbali di innumerevoli processi. "Quando si va inanzi al confessore, non bisogna dire se non quello che si vuole che sappiano", consigliava una donna a Modena nell'anno 1600; certo, poteva darsi che in quel modo i peccati non fossero perdonati, ma bastava aspettare un Giubileo, con l'inevitabile indulgenza plenaria, e anche quel problema si sarebbe risolto. Più ingenuo, ma certo ancor più frequente, l'atteggiamento di quell' altra fedele che davanti all'Inquisizione candidamente ammetteva: "so fare li peccati, ma non li so confessare". Nonostante l'imponenza dei mezzi, il progetto tridentino di sottomissione e disciplina della società aveva forse più smagliature di quante non ne mostrasse in superficie. IL SACRAMENTO DELIA PENITENZA NELLA STORIA DELLA CHIESA: UNO STRUMENTO DI POTERE DEL CLERO CHE INCONTRÒ SEMPRE L'OPPOSIZIONE 0 LA RESISTENZA PASSIVA DEI FEDELI Il confessionale (qui in un dipinto di G. Crespi alla Sabauda di Torino) fu introdotto dalla Gontroriforma Roberto Rusconi L'ordine dei peccati. La confessione tra Medioevo ed età moderna II Mulino, pp. 358, e 22.00 SAGGIO

Persone citate: Alessandro Barbero I, Enrico Iv, Gregorio Vii, Lutero, Paolo Sarpi, Roberto Rusconi

Luoghi citati: Canossa, Italia, Modena, Torino