«Noi due siamo tranquilli e sicuri»

«Noi due siamo tranquilli e sicuri» LA MOGLIE: QUESTA NON È GIUSTIZIA, ERA CON ME, LO PUÒ' CONFERMARE MIA COGNATA «Noi due siamo tranquilli e sicuri» «E innocente, non ha colpe. Forse ha visto, ma non è stato lui» l'alibi dall'inviata a LENO IL suo alibi è lei: Carla Santini, la moglie. «Alibi inconsistente», scrive il giudice Spanò: «La donna ha affermato di averlo visto in casa alle ore 15 e alle ore 17,30». Due ore e mezzo, il tempo di fare tutto e tornarsene a letto. «Quel pomeriggio dormiva proprio qui», dice la signora Carla mostrando a giornalisti e telecamere il lettone matrimoniale, e anche le foto delle nozze, delle vacanze, del marito «ingiusta¬ mente accusato». Lui «è estraneo all'uccisione della ragazza. Forse ha visto qualcosa e non ha informato i carabinieri... ma non c'entra, sono sicura». Carla Santini ripete il suo alibi di moglie, dimenticando per un momento tutte le relazioni parallele che Giovanni conduceva con altre donne, a partire da quella A., ballerina al night club Esotica, con la quale si era dovuta incontrare alla stazione dei carabinieri, la domenica sera dopo la scomparsa di Desiré. Il maresciallo cercava la ballerina per interrogarla e lui l'aveva seguita, poi però aveva chiamato casa: «Carla vieni, i carabinieri hanno preso me ed Angela, vieni anche tu per favore». Ieri Carla diceva «continuerò a professare la sua innocenza. Ci sentivamo tranquilli e sicuri, noi due. Pensavamo che la giustizia fosse corretta. Invece ci siamo resi conto che cercavano un capro espiatorio». Lo cercavano a tutti i costi, infatti «mio marito mi ha detto che i carabinieri l'hanno perfino picchiato». Comunque, «quel sabato lui è tornato a casa alle 12 dal lavoro, ed è rimasto con me fino alle 17,30. Io poi sono uscita per le spese e lui è rimasto a casa con il bambino. Sono tornata alle i9,30,eluieraqua». Dubbi? Nessuno. E se qualcuno ne avesse, «c'è anche mia cognata, che può testimoniare per lui. Lei era venuta a prendere nostro figlio...». Il problema sono «i ragazzi», cioè Nicola B., Nicola V. e Mattia F. «Mio marito scherzava spesso con loro, e capitava che insieme tirassero qualche calcio al pallone. Con Mattia di meno: lo avrà incontrato due volte appena». E Nicola B.? «Di lui Giovanni mi aveva raccontato una cosa: il ragazzo gh aveva chiesto di comprargli un coltello. Mio marito allora gli aveva detto: "sei pazzo? A cosa ti serve?" Nicola aveva fatto finta di niente ed era finita lì». E Desy? «Capitava che Giovan-j ni parlasse con lei, ma anche cori altri ragazzini che giocavano qui davanti, in via Romagna. Quan-j do è morta, è rimasto moltq colpito. Come tutti noi, del re sto». E perché si è ritrovato coinvol to, allora? «Se ha un difetto, i quello di dare retta a tutti, com-i presi questi ragazzi. Gli ha datoj troppa confidenza. Si è fidato, e| alla fine si è trovato coinvolto mj questa storia terribile». Una sto-i ria in cui lui «non c'entra assolu-j tamente. Io lo difenderò sem-j pre». Dall'altra parte della strade un padre, il papà di Desiré, cerca di difendere almeno la memoria della figha morta: «Non c'era nessuna relazione tra Desy e quell'uomo. Ho deciso di rivolgermi al mio avvocato, per proteggere il suo nome. Desy era pulita, innocente». [bru. gio. «Cercano un capro espiatorio. Il suo errore? Dava troppa confidenza a quegli adolescenti» R INFO 88.800.929- -, '

Persone citate: Carla Santini, La Moglie, Mattia F., Nicola B.

Luoghi citati: Leno