«La sfida polìtica della Jamaa Islamiya» di Maurizio Molinari

«La sfida polìtica della Jamaa Islamiya» WILLIAM LIDDLE, DOCENTE ALL'UNIVERSITÀ' DELL'OHIO E MAGGIORE ESPERTO AMERICANO DI QUESTIONI INDONESIANE «La sfida polìtica della Jamaa Islamiya» Colpire i turisti per screditare il governo della Sukarnoputri ^BH HHH intervista Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK ..^ ON il massacro di turiW V* sti a Bali la Jamaa Islamiya ha lanciato un sfida politica e militare al governo di Megawati Sukarnoputri, che adesso ha bisogno di un consistente aiuto di intelligence da parte dell'Occidente». E' questa l'analisi di William Liddle, il maggiore esperto di Indonesia negli Stati Uniti e docente di Scienze Politiche all'Università dell'Ohio, che ora ritiene improrogabile una esplicita condanna del radicalismo da parte dei leader musulmani moderati di Giakarta. Chi c'è dietro l'attentato compiuto a Bali che ha fatto oltre 180 vittime? «Sebbene non vi siano ancora prove materiali disponibili tutto fa pensare che si tratta di un attacco terroristico in cui è coinvolta l'organizzazione di Jamaa Islamiya, legata ad Al Qaeda. L'Indonesia ha l'SS per cento della propria popolazione di religione musulmana, al cui intemo esistono piccoli ma pericolosi gruppi islamici radicali che godono di consistenti sostegni e collaborazioni». Quali sono le caratteristiche del radicalismo islamico in Indonesia? «Le cellule che operano appartengono a Jamaa Islamiya, un'organizzazione non solo nazionale ma presente nell'intera regione dell'Asia sud-orientale, in Malaysia, Singapore e nelle Filippine del Sud oltre all'Indonesia. L'obiettivo dichiarato è la creazione di uno Stato islamico che unifichi i musulmani e si estenda su tutta l'Asia del Sud-Est. E' assai irrealistico pensare che questo tentativo abbia successo, ma ciò che è interessante notare è che per il momento queste cellule si sono trasformate in un temibile avversa¬ rio per i governi locali, pronte rio per i governi locali, pronte a usare qualsiasi mezzo per colpire e quindi indebolirne l'autorità sul territorio». Perché la scelta dei turisti stranieri come obiettivo? «Sono un obiettivo naturale. Se lo scopo di questo tipo di attentati terroristici è quello di screditare il governo di Megawati, di creare attriti e divisioni fra l'Indonesia e gli Stati Uniti e di rendere difficile la ripresa economica del Paese, che lentamente procede da qualche anno, allora uccidere turisti diventa la scelta più ovvia, oltre che quella militarmente meno complica¬ ta. I turisti costituiscono infat- ta. I turisti costituiscono infatti la pricipale fonte di valuta straniera nazionale e, con il loro arrivo, contribuiscono a diffondere nel mondo l'immagine di un Paese normale, accogliente, aperto, dove si può andare. E' questa immagine che i terroristi di Jamaa Islamiya vogliono distruggere, trasformando l'intera Indonesia nel nuovo campo di battaglia fra l'Islam più radicale e l'Occidente, nell'intento di innescare un effetto-domino nella regione». Quali sono le conseguenze dell'attacco compiuto a Bali che lei prevede sulla scena politica indonesia- na? «L'attenzione è soprattutto per ciò che avverrà fra i musulmani. La maggioranza dei politici musulmani in Indonesia finora hanno infatti tentato di proteggere i gruppi radicali da accuse e sospetti di contatti con Al Qaeda. Hanno sempre affermato che in Indonesia non c'era un rischio terrorismo e che Al Qaeda non aveva alcun legame locale, descrivendo Jamaa Islamiya come un gruppo di militanti unicamente indonesiani il cui fondamentalismo religioso nulla aveva a che vedere con la scelta della violenza come mezzo per perseguire i propri fini. Evidentemente si sono sbagliati. L'attacco a Bali costituisce una sfida per queste posizioni, che adesso sono destinate a cambiare. Alcuni leader musulmani nelle prime reazioni alla strage di taristi hanno già dichiarato che "nessuno riuscirà a dividere l'Islam indonesiano". E' un primo passo, anche se in ritardo, verso l'isolamento dei gruppi estremisti e radicali. Credo che queste voci si moltiplicheranno nei prossimi giorni e che aumenteranno le prese di posizione musulmane a favore del governo Megawati. Può essere l'Islam moderato l'ostacolo più efficace alle attività militari di Al Qaeda». In quale maniera gli Stati Uniti e in generale i Paesi occidentali possono aiutare il governo Megawati a fronteggiare il terrorismo? «Serve in primo luogo migliore collaborazione di intelligence fra l'Indonesia e i Paesi occidentali, a cominciare dagli Stati Uniti. I servizi di sicurezza indonesiani hanno serie carenze nell'opera di monitoraggio di un territorio molto vasto, disseminato di isole, difficile da controllare. I gruppi radicali lo sanno e sfruttano queste debolezze operative per muoversi, organizzarsi e colpire, proprio come hanno fatto contro i turisti a Bali». «Potrebbe venire dall'islamismo moderato l'isolamento dei gruppi estremisti e radicali Si moltiplicheranno nei prossimi giorni le espressioni a favore della presidentessa» Il professpr William Liddle: una sfida politica e militare al governo di Giakarta

Persone citate: Megawati Sukarnoputri, Sukarnoputri, William Liddle