Sull'autobomba di Bali lo spettro di Al Qaeda

Sull'autobomba di Bali lo spettro di Al Qaeda Le squadre di soccorso estraggono i cadaveri dalle macerie del night «Sari Club» sul lungomare di Kuta SOTTO ACCUSA IL GRUPPO INTEGRALISTA INDONESIANO JAMAAH ISLAMIYA Sull'autobomba di Bali lo spettro di Al Qaeda La strage nel night club degli stranieri ha fatto 187 morti e 281 feriti GIAKARTA La strage di Bali -187 morti e 281 feriti, secondo l'annunoio ufficiale della presidente indonesiana Megawati Sukarnoputri - non ha ancora ima rivendicazione ufficiale, ma già circola quel nome terribile, sinonimo di terrore intemazionale: Al Qaeda. Probabilmente una sua cellula, legata all'organizzazione integralista indonesiana Jamaah Islamiya, che intende creare con la forza uno stato islamico nel Sudest asiatico. Che l'esplosione sia stata causata da un'autobomba - l'ipotesi della prima ora è ormai certo. Un fuoristrada imbottito di esplosivo parcheggiato davanti al Sari Club, sul lungomare di Kuta, ha precisato il generale Dai Bachtiar, capo della polizia indonesiana. Nelle ultime settimane c'erano stati indizi che «più o meno confermavano» la presenza di Al Qaeda in Indonesia: così ha detto l'ambasciatore statunitense a Giakarta, Ralph Boyse, parlando alla Cnn. Il più preoccupato era però il governo australiano, che temeva un attentato in Indonesia da quando, un anno fa, la Jemaah Islamiya aveva tentato di attaccare obiettivi americani, britannici e australiani a e australiani a Singapore. E aveva ragione: australiane sono moltissime vittimer L'esercito indonesiano si trova ora in stato di allerta, chiamato ad affiancare la polizia nella protezione di siti vitali in tutto il Paese, soprattutto le centrali elettriche, gli impianti di estrazione del gas naturale eie miniere di rame e di oro gestite dalle multinazionali perché, come ha spiegato il ministro dell'Interno, «ci sono indicazioni che questi siti saranno presi di mira dai terroristi». Intanto gli investigatori hanno ricostruito la dinamica del triplo attentato, che sabato sera appariva ancora confusa. Poco prima della mezzanotte (ora locale) avviene una piccola esplosione davanti a un night club di Kuta. Mentre le gente si riversa in strada, un'altra deflagrazione, ben più potente, devasta il Sari Club, uno dei locali più popolari tra gli stranieri. Nello stesso momento a Sanur, non lontano da Kuta, esplode un terzo ordigno: il consolato onorario degli Stati Uniti è appena cento metri più in là. Ma non ci sono feriti, solo qualche vetro rotto. Il dramma è nel Sari Club e nella ventina di edifici intorno discoteche, ristorante, centro commerciale - subito avvolti dalle fiamme. Un enorme cratere si spalanca dove un tempo c'era la porta d'ingresso, dentro precipitano decine di avventori, travolti dalle macerie. La scena è talmente agghiacciante che le tv non manderanno in onda, nelle ore successive, che una piccola selezione delle immagini registrate. Quello che si vede - e si sente nei racconti dei sopravvissuti - è comunque terribile: brandelli di corpi umani sparsi per decine di metri, pozze di sangue, cadaveri mummificati e calcinati, automobili ridotte a scheletri di lamiere bruciate, edifici distrutti. Wayan Putra, un autista che lavora per un albergo delle vicinanze, il «Poppies», ha raccontato che molti sono riusciti a fuggire grazie ai «risciò» motorizzati per turisti. Altri mezzi non riuscivano, ad avvicinarsi a' luogo del disastro, le stesse ambulanze erano bloccate nel caos. Una giovane australiana, Ra- chael Hughes, ha raccontato che lei e il fidanzato erano appena arrivati e stavano disfacendo le valigie nella loro camera d'albergo, di fronte al Sari, quando i vetri sono andati in frantumi: «Ci siamo affacciati e abbiamo visto la gente in preda al panico correre di qua e di là, urlando "Moriremo tutti, moriremo tutti"». La coppia scende nella hall, che si sta riempiendo di fuggiaschi: «La gente si riversava nelle sale, piena di sangue e di ustioni. Ho visto persone che perdevano strati di pelle». Un altro turista australiano. Bruco Baker: «Ho visto un poveraccio sdraiato in un angolo senza una gamba... era in sé e borbottava: "Cosa mi è successo, cosa mi è successo"». Richard Poore, un cameramen neozelandese che si sente un sopravvissuto perché non aveva trovato posto al Sari club: «Ho visto i vetri scoppiare. Il piano superiore si è scoperchiato ed è crollato su quelli inferiori ed il cielo si è riempito di fumo nero. Ho visto corpi, ma anche braccia e gambe scagfiate in aria». Un turista parigino, Karim Ansel, che stava cenando in un ristorante vicino: «È stato come se il cielo venisse giù, è apparsa una luce accecante bianca. Credevamo che un aereo ci stesse cadendo addosso. Ho visto una persona a terra, coperta di sangue, una donna correva con i vestiti che le erano bruciati addosso, altre persone erano paralizzate dallo shock. C'erano corpi dappertutto, persone avvolte dalle fiamme che cammmavano allucinate per strada». Gli italiani sono stati fortunati. Ce n'erano un centinaio, a Bali, e un medico di fiducia della nostra ambasciata ha fatto il giro degli ospedali per cercarli. Ne ha trovati sei, nessuno grave. [m. ver.] L'ISOLA IN CIFRE Superficie: 5.500 kmq Mari: a Nord il Mare di Giava, a Sud l'Oceano Indiano Popolazione: poco più di tre milioni di abitanti Religione: Induismo ^ Padang1 ^f Bandun O C E a Lumpur LAYSIA ingapore BRUNII r MALAYSIA filippÌP C ^ •GIACARTA^ jpr ■i. » m*c ^ Sorgpg

Luoghi citati: Giakarta, Indonesia, Singapore, Stati Uniti