Al dirigente stipendio da 99 milioni al mese di Fulvio Milone

Al dirigente stipendio da 99 milioni al mese L'INCHIESTA SULLE PAGHE D'ORO AL COMUNE DI NAPOLI Al dirigente stipendio da 99 milioni al mese Statini truccati a decine di dipendenti Fulvio Milone NAPOLI «Sono povero, non ho messo neanche un soldo da parte», dice. Ma come si fa a credere a Aldo Buono, secondo l'accusa il «deus ex machina» dello scandalo degli stipendi d'oro al Comune, l'uomo che senza fare ricorso ai miracoli è riuscito a moltiplicare per dieci i guadagni degli impiegati suoi amici? E' difficile dargli retta soprattutto dopo aver ascoltato le parole Pietro Diodato, il consigliere di An che la truffa l'ha scoperta e denunciata: ha spulciato le buste paga relative agli anni '99 e 2000 per scoprire che Buono, capo del Servizio gestione contabile e pensioni, precepiva compensi da capogiro per un pubblico funzionario. Tre anni fa ha guadagnato 251 milioni di vecchie lire, al netto delle tasse. Nel 2000 i compensi sono diminuiti, anche se hanno comunque raggiunto una soglia ragguardevole: 116 milioni. Gli stipendi record sono quelli di ottobre e novembre '99: in quei due mesi il dirigente ha intascato 99 e 86 milioni. «Io non ho un soldo e non sono un truffatore», insiste Buono che però, martedì, dovrà spiegare che fine hanno fatto i suoi stipendi da manager. Lo farà davanti al sostituto procuratore della Repubblica Maria Antonietta Troncone, che si trova alle prese con un'indagine lunga e complessa, e che ha già inviato avvisi di garanzia al dirigente ed altri nove impiegati comunali. Dovrà dire, Buono, come e perchè ha truccato gli statini paga di decine di dipendenti del suo ufficio, coprendoli con una pioggia di danaro corrisposto sotto forma di «indennità di disagio», «premi di produzione» e «arretrati per assegni familiari»: tutte voci aggiuntive, queste, che hanno fatto lievitare fino a quaranta milioni stipendi in origine non superiori ai tre milioni. Ma dal cilindro dell'implacabile Diodato escono altre sorprese. Si è scoperto, ad esempio, che il vero erede dell'instancabile operaio Stakanov, simbolo della produttività sovie¬ tica, lavora proprio al Comune di Napoli: è un «cimiteriale», in un anno è risultato presente in ufficio 354 giorni su 365. Il suo stipendio, naturalmente, è lievitato un bel pò, considerate tutte le festività maturate e i benefit ottenuti come i buoni pasto. E poi c'è il caso dei dipendenti dell'ente pubblico che hanno ricevuto rimborsi da capogiro per assegni familiari: c'è chi ha intascato 43 milioni per figli e per nipoti a carico. L'inchiesta della magistratura è ancora alle prime battute. Ieri è stato ascoltato per due ore come testimone l'assessore al personale Pasquale Losa. Un colloquio assai utile per il sostituto procuratore Antonietta Troncone, che cerca di addentrarsi nei complessi meccanismi che hanno reso possibile agli impiegati di intascare le somme non dovute. Nei prossimi giorni sarà sentita, sempre in qualità di persona infonnata dei fatti, anche Rosa Russo Jervolino, il sindaco che in questi giorni è al centro di attacchi politici da parte di An. I consiglieri dell'opposizione gridano allo scandalo, accusano la giunta di inefficienza: «Possibile che nessuno si sia mai accorto di questo scandalo? Evidentemente non c'è stato alcun controllo», dicono, e puntano l'indice anche sulle precedenti amministrazioni di centrosinistra, queUe guidate da Antonio Bassolino, oggi governatore della Campania. Ma il sindaco si difende contrattaccando. Innanzitutto ha fatto subito sua la denuncia di Diodato, quindi ha istituito ima commissione d'inchiesta: «Chi ha sbagliato pagherà», promette. E a chi reclama la testa dell'assessore competente, Pasquale Losa, e del city manager del Comune, Luigi Massa, risponde con rabbia: «Se qualcuno cerca un capro espiatorio ci sono io, eletta dal popolo. Lasciate stare Massa, Losa o chiunque altro». Il denaro moltiplicato con indennità di disagio arretrati di assegni familiari e premi di produzione Lo scandalo è scoppiato dopo la denuncia di un consigliere di An

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