«L' Italia sta creando problemi»

«L' Italia sta creando problemi» «IL PROFETA HA DETTO DI ANDARE SUBITO IN PARADISO» «L' Italia sta creando problemi» Le intercettazioni del leader: «Vedrai che succede» i verbali MILANO CON la volontà di Dio, tu sentirai con le tue orecchie, vedrai con i tuoi occhi. È questione di tempo, 1 anno, un mese, due mesi, il tempo che Dio aggiusterà...Il Profeta ha detto: precipitatevi velocemente verso il paradiso». 7 marzo 2002, conversazione tra Saadi Nassim - il custode dell'ortodossia islamica del gruppo, un uomo «capace di compiere un'azione suicida» - e un amico, Abadaq Afid, uno dei tanti indagati di questa nuova inchiesta sul terrorismo islamico. E non c'è da star tranquilli leggendo qua e là le centinaia d'intercettazioni realizzate dai Ros durante mesi d'indagini. Frasi e discorsi che portano a una conclusione inequivocabile: il gruppo di salafiti arrestato in questi giorni, non era una semplice cellula di supporto logistico. O almeno, non solo. Perchè, pur non facendo quasi mai riferimento ad armi ed esplosivi, è certo che in collegamento con altri fratelli sparsi per tutta Europa, in Olanda particolarmente, si preparava a compiere attentati. In Francia, in primo luogo. Ma anche l'Italia a quanto pare iniziava ad entrare tra gli obiettivi possibili. Tra le motivazioni degli arresti, il giudice scrive che è innegabile la «progenesi di pericolosità degli indagati, a salvaguardia di esigenze di tutela della collettività» Nassim, che già sospetta di essere nel mirino degli inquirneti, ne parla una sera a un interlocutore definito «il bosniaco»: «Mi hanno seguito due volte, perchè hanno il sospetto che sia un terrorista, perchè una volta sono andato nell'Iran, hanno pensato che fossi andato lì per vedere la gente di Al Qaeda...Loro hanno paura di Al Qaeda, invece Al Qaeda con l'Italia non c'aveva niente...Capito? Adesso che l'Italia ha aiutato gli altri..adesso in Italia vedrai cosa succede, l'Italia sta facendo problemi, sta attaccando gente che non ...Loro sono sotto l'America...» E ancora, l'S marzo, dopo aver parlato dell'attentato a New York dell' 11 settembre ed essersi complimentato con Osama «per aver messo in ginocchio l'America e la Borsa», aggiunge: «Si stanno attivando...si stanno attivando adesso, sei in guerra e anche loro (i nemici dei Musulmani, ndr) sono in guerra, vivono in una situazione di guerra...» E non c'è da scherzare con personaggi come Nassim (che parla di «sogni» dove incontra Osama Bin Laden) e i suoi «fratelli». Scrivono i giudici : «Nassim Saadi è emerso come uno dei principali dirigenti del sodalizio terroristico con un ruolo di primissimo piano». È lui che mantiene i collegamenti tra la rete italiana e i vertici in medio Oriente; si dichiara pronto a recarsi in Yemen per ingrossare le fila dei mujiahiddin di Bon Laden; è il referente del capo «Hamza il Libico», il capo fuggito e arrestato a Londra, e che prima di scappare tentò di acquistare una telecamera dotata di un sistema a infrarossi; svolge attività di proselitismo «dando prova di una formazione ideologica improntata al radicalismo». E pericoloso almeno quanto lui è Cherif Said Ben Abdelhakim, uomo d'azione «si è evidenziato come la persona in grado di prendere in Italia le determinazioni decisive». Così come Rihani Lotfi, seguace fanatico di Bin Laden, costantemente aggiornato su ciò che avviene in Afghanistan, «possiede una elevata pericolosità alimentata dall'evidenziato fanatismo religioso e dalle rigorose posizioni antioccidentali». E mentre Bouyahia Hamadi è una sorta di tesoriere del gruppo, intestatario dell'appartamento di Corso XXII Marzo, Zarkaoui Imed Ben Mekki, arrestato a Sanremo, avrebbe invece favorito l'ingresso clandestino di componenti del gruppo di passaggio tra l'Italia e la Francia, nonché fornito «armi e probabilmente anche materiale esplosivo al gruppo, procacciandolo in Francia». Sono questi gli uomini finiti al momento nella rete dei pm milanesi Stefano D'Ambruoso e Massimo Meroni. Ma le indagini proseguono tutt'ora. Perchè è chiaro che la cellula appena sgommata, aveva ampie capaci¬ tà militari e organizzative. Nelle 220 pagine che formano l'ordinanza firmata dal gip Maurizio Grigo, si spiega che il gruppo aveva l'incarico di trasferire affiliati di Al Qaeda all'interno dell'Europa, in particolare tra Italia, Gran Bretagna., Francia, Portogallo e Olanda. E Amsterdam infatti, il centro nevralgico dell'organizzazione in Europa, è soprattutto dall'aeroporto della capitale olandese ad esempio che entrano ed escòno i musulmani decisi a fare guerra all'Occidente. Sono uomini scaltri, che avevano capito di essere intercettati e per questo cercavano di usare un codice: i documenti falsi, ad esempio, venivano chiamati «scarpette». Dotati di intraprendenza economica (per i trasferimenti di denaro usano corrieri espresso tipo Weestem Union) si finanziano in proprio con il business degli ingressi clandestini di extracomunitari, cui vendevano i documenti falsi meno perfezionati. [p. col.] Secondo i giudici è l'uomo che teneva i collegamenti tra la cellula italiana e i capi in Medio Oriente