Anche dal Senato Usa via libera per l'attacco contro Saddam

Anche dal Senato Usa via libera per l'attacco contro Saddam SOLTANTO 21 DEI 50 DEMOCRATICI HANNO VOTATO CONTRO L'AUTORIZZAZIONE CHIESTA DAL PRESIDENTE Anche dal Senato Usa via libera per l'attacco contro Saddam Adesso la Casa Bianca deve superare le resistenze nel Consiglio di Sicurezza per una risoluzione che preveda l'uso della forza. Putin più vicino dopo l'incontro con Blair Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK George Bush ottiene anche il via libera del Senato all'uso della forza per disarmare l'Iraq ed ora il focus è sul negoziato in atto per arrivare a un'intesa nel Consiglio di Sicurezza dell'Onu, dove l'ostacolo più difficile è la Russia di Vladimir Putin, che ieri ha compiuto un passo avanti accettando l'idea di una nuova risoluzione. n Senato ha approvato la risoluzione che assegna al presidente il potere di usare mezzi militari per disarmare l'Iraq con 77 voti contro 23. Come già avvenuto nel caso della Camera dei Rappresentanti i democratici si sono divisi - 29 a favore e 21 contrari - consentendo all'Amministrazione di poter contare su un voto bipartisan, mentre un solo repubbhcano ha rotto i ranghi. Il consenso ottenuto da George Bush è superiore a quello che ebbe il padre per la guerra del 1991: allora i senatori a favore furono appena 52 - contro 47 - ed i poteri di azione assai più limitati. Scegliendo l'opzione del consenso bipartisan i leader democratici hanno tenuto conto dei sondaggi: secondo il Few Research Center il 62 per cento degli americani è favorevole ad un intervento militare per rovesciare Saddam ed il 66 ritiene l'Iraq coinvolto nell'attacco dell'I 1 settembre. Lo zoccolo duro dei democratici però è in subbuglio: un gruppo di attivisti ha occupato con un blitz per alcune ore l'ufficio a Manhattan del senatore Hillary Clinton, che a votato per Bush. «E' stato il più difficile voto della mia vita» si è difesa l'ex First Lady. L'attenzione ora si concentra sul Palazzo di Vetro. Britannici ed americani lavorano alla bozza di una risoluzione unica per nuove'e più rigide ispezioni e che minacci «serie conseguenze» in caso di «inadempienze» da parte dell'Iraq nel rivelare l'esistenza e smantellare le armi non convenzionali. Mentre Parigi ha ammorbidito le obiezioni sul testo alla luce del voto del Congresso l'ostacolo più difficile resta la Russia. Putin ricevendo il premier britannico Tony Blair si è detto disposto ad accettare una nuova risoluzione per far tomare gli ispettori - cosa che finora rifiutava - ma a patto che non vengano incluse nel testo «condizioni inaccettabih» che aprano la strada all' uso della forza. Il Segretario Generale dell'Onu, Kofi Annan, parla di «convergenza» sulla proposta francese di due risoluzioni «una sulle ispezioni ed una seguente sulla forza se sarà necessaria». Fra le capitali dei cinque Paesi membri del Consiglio di Sicurezza si annuncia un altro week-end di fitte consultazioni e gli occhi di molti restano puntati sul Cremlino, dove la prossima settimana arriverà il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Baghdad ha reagito alla scelta del Congresso di sostenere Bush con il vicepremier Tareq Aziz: «Nessuna novità, ce lo aspettavamo, siamo pronti a combattere entro un'ora». Nuovi raid alleati hanno colpito ieri batterie antiaeree nel Sud dell'Iraq ed il Pentagono sta affittando grandi navi cargo per spostare verso l'area del Goffo uomini e mezzi corazzati. Il pilota della «Us Navy» Scott Speicher, caduto in Iraq nel 1991 e finora dato prima per deceduto e poi per «disperso in azione», è stato dichiarato «catturato» in base a nuove infoiroaziom di intelligence militare che non sono state rese pubbliche. Il «New York Times» ha rivelato che l'Amministrazione Bush sta pianificando l'invio di un contingente numeroso nella regione del Golfo non solo in vista del conflitto, ma anche del dopo-guerra. Il progetto viene attribuito al consulente della Casa Bianca per il Vicino Oriente, Zalmay Khalizad, e prevede la creazione ntl dopo-Saddam di un'amministrazione militare in Iraq sul modello di quella che gli Stati uniti insediarono in Giappone dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Allora fu il generale Douglas McArthur, vincitore del conflitto nel Pacifico, a governare il Giappone traghettando il Paese verso la democrazia. Adesso il compito potrebbe spettare a Tommy Franks, il generale alla guida del Comando Centrale delle forze armate Usa, già artefice del rovesciamento del regime dei taleban in Afghanistan. «A guerra finita la coalizione dovrà assumersi la responsabilità della difesa del territorio e della sicurezza» ha detto Khalizad, sen¬ za specificare il periodo di tempo previsto. L'ipotesi avanzata dalla «Heritage Foundation» è del dispiegamento di almeno 40 mila soldati americani e 15 di Paesi alleati. Questo scenario è dovuto anche al fatto che l'Amministrazione Usa ritiene l'opposizione irachena ancora carente dell'affidabilità e coesione necessarie per governare r«Iraq liberato». L'ipotesi del governatorato militare non piace all'ex Segretario di Stato Usa, Henry Kissinger: «Sono visceralmente contrario all' idea che Paesi occidentali assumano il controllo di un Paese arabo nel cuore del mondo musulmano per deciderne i valori». Frattanto il segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan - parlando ieri al Massachusetts Institute of Technology - ha detto che gli Stati Uniti non possono fare da soli. «Qualunque Paese ha il diritto all' autodifesa quando è attaccato», ha detto Annan. «Ma - ha precisato quando un Paese decide di confrontarsi contro una più ampia minaccia alla pace e alla sicurezza internazionale, l'approvazione e il supporto del Consiglio di sicurezza sono necessari». Vladimir Putin eTony Blair a passeggio ieri nei boschi di Zavidovo, presso la dacia del presidente russo