An-Udc, le scuse non spengono la polemica di Amedeo La Mattina

An-Udc, le scuse non spengono la polemica DOPO IL DIVERBIO NELLA MAGGIORANZA NEL DIBATTITO SULLA LEGGE GIRAMI An-Udc, le scuse non spengono la polemica centristi: non escluse «maggioranze variabili» per i nostri emendamenti Amedeo La Mattina ROMA L'intervento di La Russa «non aveva alcun intento polemico, man che meno offensivo nei confronti degli amici dell'Udo». Fini corre ai ripari del disastro provocato dal suo capogruppo. Proprio nel momento in cui la maggioranza si contorceva per approvare la legge Girami, La Russa non ha resistito alla provocazione di Franceschinì che gli ricordava come fino al '93-94 Fini si complimentava con i magistrati di Mani Pulite. An aveva i titoli per farlo, è stata la sua replica piccata, a differenza di «alcuni esponenti di quel partito in cui lei allora militava». Cioè la De. Gli ex democristiani della Casa delle libertà si sono imbufaliti e hanno preteso un chiarimento che c'è stato ieri, a margine del Consiglio dei ministri. I ministri Buttighone e Giovanardi da una parte. Fini dall'altro, in mezzo Berlusconi e il sottosegretario Gianni Letta. Il premier non ha nascosto la sua preoccupazione per i cattivi rapporti che ogni giorno è costretto a registrare nella sua maggioranza. «Sapete come la penso su Tangentopoli - ha detto - e non perdo occasione per rendere pubbliche le mie idee, come ho fatto pochi giorni fa alla commemorazione di Moroni. Devi riconoscere, caro Gianfranco, che le affermazioni di La Russ^ sono state fuori luogo. In un passaggio così difficile per il governo, non possiamo dare questo spettacolo». Giovanardi ha fatto presente che solo il senso di responsabilità di Pollini, che non ha abbandonato l'aula (cosa che ha fatto Tabacci), ha consentito di approvare la legge Girami. Poi è stato il turno di Fini:- «C'è stato un malinteso, La Russa non intendeva dare alle sue parole quel significato che gli è stato attribuito». Allora, è intervenuto Buttighone, se le cose stanno così «occorre sgombrare il campo dai veleni di Tangentopoli che ci perseguitano da più di dieci anni: variamo una commissione d'inchiesta». Da qui è maturato il comunicato in cui Fini ha spiegato che La Russa non voleva offendere «gli amici dell'Udo con cui abbiamo stretto da tempo un'alleanza basata su valori e progranuni condivisi, oltre che sul reciproco rispetto». La destra italiana ha «pienamente condiviso l'azio- ne moralizzatrice della magistratura fino a quando non è apparso evidente a tutti che Mani pulite colpì la corruzione in modo unilaterale e coinvolse anche esponenti pohtici che sono risultati innocenti e tali da non meritare la gogna morale cui furono sottoposti». Ecco, è stata la conclusione di Fini, la proposta di una commissione di inchiesta su Tangentopoli è stata archiviata troppo frettolosamente, invece potrebbe verifica¬ re reali responsabilità, strumentalizzazioni, l'uso politico dell' azione giudiziaria e anche omissioni o compiacenze nell'azione investigativa. Per Berlusconi è un episodio assolutamente superato, altro che «tempesta in un bicchiere d'acqua, in realtà si è trattato di due gocce. C'era tensione per il clima che sa creare l'opposizione». Ma per l'Udo il caso è chiuso? «I casi della politica non sono chiusi o aperti una volta per tutte», è stata la risposta di Pollini che pone un problema di reciproco rispetto, perchè tutti gli alleati hanno un «carattere strategico per le sorti della coalizione». Insomma, non ci sono «alleati speciali che hanno il titolo di dire e di fare e altri che sono condannati in etemo ai vizi dei loro genitori». Certamente, «non accetto lezioni né politiche né morali da La Russa». Dunque, se alla vicenda è stata messa una pezza a colori, per Pollini non basta sedersi attorno ad un tavolo per «fumare il "calumet" della pace: il chiarimento avviene giorno per giorno». E il primo banco di prova è la Finanziaria. L'Udo sta preparando 5 emendamenti che rischiano di diven¬ tare un altro caso esplosivo se le parole di Luca Volontà (è lui che sta mettendo a punto le proposte) avranno un seguito. «Mi auguro che il governo accolga i nostri emendamenti, altrimenti li faremo votare liberamente dal Parlamento, confidando nel buon senso sia della maggioranza che dell'opposizione». Messa così il capogruppo dell'Udo sembra far riferimento a possibili «maggioranze variabili» che aprirebbero scenari finora impensabili. Più cauto invece Tabacci, per il quale le proposte di modifica dell'Udo sono rivolte, prima di tutto, alla maggioranza. Ognuno farà la sua parte «non per dispetto, ma per rispondere alle richieste che ci vengono dalle associazioni e dal Paese». Ma su cosa puntano questi emendamenti? In primo luogo ad attuare integralmente il Patto per l'Italia. Secondo Volohtè infatti nella Finanziaria non ci sono i finanziamenti degli 11 patti territoriali né i fondi sufficienti per la 488. Ma l'Udo vuole anche cancellare l'ipotesi, contro cui si è battuta la Confindustria, di portare al SO'Ji i finanziamenti a fondo perduto per le imprese che operano nel Sud. Berlusconi: «Fuori luogo le parole su Tangentopoli Ma nessuna tempesta, sono state due gocce...» Fini: «Nessuno voleva offendere gli alleati Si faccia la Commissione su Mani Pulite» Gianfranco Fini, vicepresidente dei Consiglio e leader di An

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