Alla Microtecnica nasceva l'elettronica

Alla Microtecnica nasceva l'elettronica Alla Microtecnica nasceva l'elettronica Un ricordo dell'ingegner Dilda, scomparso a 92 anni grande insegnante all'Avogadro e tecnico d'avanguardia SCRIVE Francesco Brunetti di Torino. «Più volte ho visto citato nella rubrica l'Istituto Avogadro, da dove sono usciti migliaia di allievi e si sono succeduti molti insegnanti. Io sono stato uno di quegli allievi e l'ingegner Giuseppe Dilda fu uno di quegli insegnanti. Tempo fa un caro amico ed ex compagno di scuola, Mario Borio, mi ha comunicato che a novantadue anni, l'ing. Dilda se ne è andato per sempre. La notizia mi ha colpito in modo particolare perché quel mio insegnante di radiotecnica ebbe, nella mia vita, ima importanza enorme non soltanto per ciò che mi insegnò ma soprattutto per la fiducia che dimostrò nei miei riguardi e per avermi offerto l'occasione di lavoro che mi diede un futuro. L'ing. Dilda insegnava radiotecnica negli ultimi due anni del corso per periti industriali ed io lo conobbi nel 1940. La nostra classe era formata da soli diciassette allievi perché si trattava di ima speciahzzazione piuttosto recente che richiedeva una buona propensione per la matematica ed anche un poco di passione per una attività ancora in evoluzione. Il ninnerò ridotto facilitava i rapporti e, quindi, fra di noi vi era molto cameratismo ed amicizia come dimostrarono gli anni successivi e gli eventi della guerra che già si era iniziata durante gli anni di scuola'. Era il giugno del 1942 quando stava per terminare per me l'ultimo anno scolastico e finalmente potevo ottenere l'agognato diploma che mi avrebbe permesso di entrare nel mondo del lavoro e guadagnare lo stipendio di cui avevo tanto bisogno. L'ing. Dilda chiamò a parte il mio compagno di classe Tamburelli, che senza ombra di dubbio era il mighore di tutti, e me, per proporci di entrare nell'Ufficio Studi della Microtecnica dove il nostro insegnante svolgeva un lavoro di consulenza. Accettammo con gioia e così, pochi giorni dopo, mi trovai in un ambiente ove già lavoravano altri ex allievi e che era all'avanguardia nel campo della tecnica. Si lavorava sui radiogoniometri e radioricevitori per l'aeronautica, sulle bussole giroscopiche, sulle centrali di tiro per le navi ed i sommergibili nonché ai nuovi ecoscandagh per la marina. L'amministratore delegato, l'ing. Derossi, che pensava al futuro, ci aveva anche affidato il compito di progettare apparecchiature sonore per i cinema e organi musicali elettronici. Stava nascendo una nuova tecnica cEi avrebbe poi assunto il nome di elettronica e l'ing. Dilda ci guidava in queste nuove esperienze con la sua indiscussa capacità mentre attorno infuriava a guerra coni bombardamenti, i rastrellamenti e nascevano ogni giorno difficoltà per ottenere i materiali necessari per realizzare i progetti. Lavorare con il mio ex insegnante era bello perché, oltre a mighorare la mia istruzione, sentivo anche il suo appoggio quando sorgevano problemi nell'ambito dei rapporti con la direzione. Ci trovammo anche, fianco a fianco, durante la corsa che dovemmo fare per ripararci quando, in pieno giorno, i bombardieri americani arrivarono e distrussero lo stabilimento della Riv. Una bomba cadde nelle nostre vicinanze ed il soffio ci fece ruzzolare entrambi per la scala del rifugio. Finita la guerra lasciai la Microtecnica e le occasioni di incontro con il mio ex insegnante si ridussero ma non cessarono. Gli anni corsero via veloci ed infine, quaranta anni dopo aver lasciato la scuola, nel 1982, tutta la classe si riunì attorno al Maestro, nelle stesse aule in cui avevamo trascorso tante ore della nostra giovinezza. L'istituto ora aveva un altro nome, da Pierino Delpiano era divenuto Avogadro; le aule erano irriconoscibili perché tutto il fabbricato era in fase di trasformazione ma l'emozione fu forte. Qualche amico era assente perché fu impossibile rintracciarlo e mancava Pedrola, radiotecnico mancato ma delicato poeta, che ci aveva lasciati per sempre pochi anni dopo la fine della guerra. Rividi ancora l'ing. Dilda qualche volta. Mi colpì una sua osservazione curiosa. Commentando i problemi che l'età procurava alla sua memoria disse che il suo cervello si comportava come un computer nel quale le informazioni sono ancora presenti sul disco ma mancano gli indirizzi per effettuarne la ricerca ed estrarle. Aveva ragione; oggi comincio a sperimentarlo anch'io questo ter' ribile effetto dovuto all'età ma il ricordo di chi mi diede i mezzi per difendermi, nella mia vita di lavoro, non si spegne». Gruppo di periti della VI radio diplomati nel 1942, fotografati 40 anni dopo, nel 1982. L'ingegner Dilda è al centro

Persone citate: Avogadro, Derossi, Francesco Brunetti, Mario Borio, Pedrola, Pierino Delpiano

Luoghi citati: Torino