A Palazzo Chigi riparte il tavolo per il Mezzogiorno

A Palazzo Chigi riparte il tavolo per il Mezzogiorno A Palazzo Chigi riparte il tavolo per il Mezzogiorno Nel confronto con lavoratori e imprenditori anche i tagli occupazionali previsti dal gruppo automobilistico Vanni Cornerò ROMA Oggi a Palazzo Chigi riprenderà il confronto tra governo, sindacati e imprese sul Mezzogiorno: l'esecutivo conta di dare una risposta alle critiche sulla parte della Finanziaria che riguarda il Sud arrivate non solo da Cgil, Cisl e Uil, ma anche della Conflndustria. E sullo sfondo del dibattito c'è la crisi Fiat, che anche sul Meridione rischia di avere ripercussioni. Infatti ieri il leader della Cisl, Savino Pezzotta ha ribadito che la «priorità delle priorità nella Finanziaria deve essere il Mezzogiorno, maggior¬ mente alla luce della vicenda Fiat». Questo mentre il sottosegretario al Welfare, Maurizio Sacconi, ha spiegato, intervenendo alla trasmissione «Radio anch'io» che certamente al tavolo di òggi si discuterà la questione di Termini Imerese. «L'obiettivo generale del governo - ha aggiunto Sacconi - è favorire la delocalizzazione di nuove attività produttive dal Nord al Sud. Un traguardo difficile ma possibile, come insegna l'esempio di Manfredonia». Da parte sua il sottosegretario all'Ambiente, Antonio Martusciello, aggiunge: «Sarebbe opportuno che la Fiat, di comu¬ ne accordo con il Govemo, elaborasse strategie di rilancio evitando di dare per scontata la definizione strutturale e irreversibile della crisi che sta vivendo. Le capacità progettuali di un'azienda in piedi da cento anni consentono di ridefinire un quadro di competizione, in accordo con le cause automobilistiche operanti sul piano globale, tale da non compromettere definitivamente il prezioso patrimonio di lavoro e di conoscenza che il gruppo torinese possiede al Sud». Non c'è però spazio per aiuti di Stato, incompatibili con la linea dettata dall'Unione europea. «Vogliamo sapere - chiede il viceministro dell' Economia, Gianfranco Micciche - che cosa significa questa cassa integrazione. Cosa succede dopo. Capire se non sia possibile riconvertire lo stabilimento di Termini Imerese ad altre produzioni, anziché chiuderlo». In un'intervista data al «Giornale di Sicilia» Miccichè, assicura che il govemo «farà di tutto per ntìn far chiudere Termini, per salvaguardare il futuro dei dipendenti». Intanto l'assessore all'Industria della Regione Sicilia, Marina Noè, ha richiamato l'azienda torinese alla necessità di confrontarsi con le istituzioni locali e con il govemo regionale sui destini di migliaia di persone». Una proposta viene dal senatore di An e vicesindaco di Termini Imerese, Antonio Battaglia, che con una lettera rivolge un appello al presidente della Fiat, Paolo Fresco: «Incontriamoci, presidente Fresco - scrive Battaglia - per verificare insieme le possibili alternative all'annunciata catastrofe economica e sociale. Mi appello alla massima carica sociale della Fiat, ma anche all'uomo e alla sua sensibilità: trent'anni fa Termini scelse la Fiat che divenne il centro propulsore dell'economia locale. Adesso ci resterebbe solo la disperazione».

Persone citate: Antonio Battaglia, Antonio Martusciello, Battaglia, Gianfranco Micciche, Marina Noè, Maurizio Sacconi, Miccichè, Paolo Fresco, Sacconi, Savino Pezzotta

Luoghi citati: Manfredonia, Roma, Sicilia, Termini Imerese