Contro Nico una scarpa macchiata di sangue

Contro Nico una scarpa macchiata di sangue ANCORA MOLTI PUNTI OSCURI SUL DELITTO DI DESIRÉE: IL GIP RINVIA LA DECISIONE SULLA CONVALIDA DEL FERMO Contro Nico una scarpa macchiata di sangue I ragazzo nega: «Ho l'alibi, giocavo alla playstation con un amico» Silvano Rubino inviato a LENO (Brescia) Un alibi e un paio di scarpe insanguinate. Il destino di Nicola V., detto Nico, 16 anni, l'unico dei tre ragazzini accusati dell'omicidio di Desirée Piovanelli a non aver confessato, ruota attorno a questi due elementi. Ieri mattina Nico ha ripetuto la sua verità davanti al gip Laura D'Urbino, nel corso dell'udienza per la convalida del fermo. Senza esitazioni, ha ancora una volta fornito il suo alibi: «Non c'entro niente con il delitto, quel pomeriggio non sono entrato in quella cascina. Ho giocato alla Playstation con un amico per tutto il pomeriggio». Un alibi che, secondo l'avvocato difensore di Nico, Piergiorgio Vittorini, è più che fondato: «Il ragazzo ha indicato una serie di fatti che dimostrano la sua estraneità, ha dato una versione lineare della sua giornata». Forse l'alibi, che a una prima verifica era apparso vacillante, ha trovato nuovi elementi di riscontro, sui quali la procura dovrà fare ulteriori accertamenti. Anche per questo, quindi, il gip ha deciso di prendere tempo, prima di convalidare il fermo dei due ragazzi. Al contrario di quanto aveva fatto nel caso di Nicola B., il primo ragazzino arrestato, non ha emesso subito la sua ordinanza. Lo farà questa mattina, entro le 48 ore previste dalla legge. Dovrà riflettere anche sul quadro contradditorio delle versioni fornite dai ragazzini. Tre racconti diversi di quel tragico pomeriggio. Quello di Nicola, che ha cambiato versione tre volte, coinvolgendo Mattia, prima come complice dell'omicidio, poi semplicemente come confidente. Nicola B., invece, non ha mai citato Nico: da quando quest'ultimo è entrato nell'inchiesta, si è chiuso nel silenzio e si è avvalso sempre della facoltà di non rispondere. Poi c'è lo scenario tracciato da Mattia, il più giovane, 14 anni, in cui compaiono tutti e tre i ragazzini. Uno scenario particolareggiato, che entra nel dettaglio' delle fasi di quel pomeriggio, dell'appuntamento preso per violentare Desirée, del tentativo di stupro fallito, della sequenza dei colpi inferti da Nicola B. contro la ragazzina mentre gli altri due la tenevano ferma. Infine c'è Nico, che nega tutto. Su di lui, però, pesa come un macigno un indizio: una,scarpa da basket nera che il ragazzo indossava al momento del suo fermo, lunedì mattina, con un'evidente macchia di sangue. Nico non ha saputo giustificarla. Ora spetterà ai Bis di Parma individuare il gruppo sanguigno di quella traccia, per stabilire se appartenga a Desirée oppure no. Al reparto scientifico dei carabinieri sono stati inviati altri reperti: oltre all'arma e ai vestiti di Desirée, si stanno analizzando alcuni fazzoletti in tela grezza trovati al primo piano della cascina, sui quali verrà fatto l'esame del Dna. La giornata al Tribunale dei minori di Brescia era cominciata con l'arrivo di Nico dal carcere minorile Beccaria di Milano, alle 10 in punto. Scortato da un gruppo di agenti in borghese, il ragazzo aveva un giubbotto in testa per non mostrare il volto. L'udienza del ragazzo, però, è slittata, perché l'avvocato Vittorini, appena nominato al posto di quello d'ufficio, ha chiesto un po' di tempo per leggere gli atti. Nell'attesa il ragazzo ha potuto incontrare i genitori, in una stanza attigua a quella dell'udienza. Alle 10,50 è arrivato anche Mattia, anche lui con il volto coperto, un fisico minuto, quasi da bambino. E' toccato a lui comparire in udienza, insieme agli avvocati e ai suoi genitori. Ha di nuovo ammesso le sue responsabilità, ribadito la sua versione dei fatti. Intanto gli accertamenti sugli alibi di altre persone compiuti martedì dagli investigatori non hanno portato a nessun nuovo risultato. Sembra quindi allontanarsi l'ipotesi di un allargamento del numero degli indagati. «Escludo che vi siano altre persone coinvolte», ha dichiarato al termine delle udienze il colonnello Carmine Adinolfi, comandante provinciale dei carabinieri di Brescia, che ha sottolineato «il grande lavoro investigativo» svolto dai suoi uomini. Ma alla domanda se il caso possa considerarsi chiuso, ha risposto con un «questo lo vedremo» che lascia aperto ancora qualche spazio. Mattia, uno dei fermati per l'omicidio di Desirée Piovanelli, viene portato in Tribunale

Persone citate: Beccaria, Carmine Adinolfi, Laura D'urbino, Piergiorgio Vittorini, Piovanelli, Silvano Rubino, Vittorini

Luoghi citati: Brescia, Leno, Milano