Mattia, praticamente un bambino

Mattia, praticamente un bambino IL PICCOLO DELLA COMPAGNIA, «ERA LUI CHE FACEVA IL MESSAGGERO D'AMORE CON LE RAGAZZE» Mattia, praticamente un bambino La mamma se lo tiene sulle ginocchia: «Non dire bugie» retroscena Brunella Giovara inviata a LENO (Bresda) UN bambino, praticamente. In lacrime sulle ginocchia della mamma, che gli asciugava gli occhiah appannati con la felpa e gh diceva «non dire bugie, dì la verità a questi signori. Ci sono qua io, non avere paura...». Terza media alla «Carlo Dossi», bocciato l'anno scorso, poca voglia di studiare. Grande passione per il calcio, però. Assassino, a quanto si capisce. Sospettato di aver partecipato all'omicidio di una ragazzina, ha confessato l'altra mattina, nella caserma dei carabinieri di Verolanuova. Interrogato nel pomeriggio, ha raccontato altri particolari della faccenda. E' lì che sua madre se l'è preso in braccio, d'istinto. Un bambino, appunto. Uno che dice le bugie, e quando lo scoprono piange. «Ma sarà poi vero? La confessione, diqo...*. E non è solo per rimuovere l'orrore che il paese sospende il giudizio su questo Mattia detto «Bibo», 14 anni e «uno zaino più grande di lui in spalla, quando veniva a scuola». Non è solo l'incredulità, quanto piuttosto l'immagine di questo Pinocchio portato via alle sei del mattino, stretto tra due carabinieri, e «avrà magari detto delle bugie, ma che abbia ucciso Desy perché lei non ci stava... questo ci sembra impossibile». Gh altri due no, non raccolgono compassione e tanto meno comprensione. Troppo sbruffoni, troppo bulli, aggressivi, fastidiosi e insomma non piacevano a nessuno, grandi e coetanei. Ma Mattia «io non me lo vedo», spiega un'amica che ha un anno più di lui. E perché? «Perché è piccolo, è un nanetto in confronto agli altri due. Poi ha gh occhiah, e ha anche le orecchie a sventola, adesso che ci penso». Ma a volte capita... «ma va, lui al massimo era rompiscatole,.ma io non me lo vedo a fare delle cose sessuali con una». Al massimo, «Bibo» faceva da messaggero d'amore. «Se ad un ragazzo piaceva una e non sapeva come dirglielo, allora lo diceva a lui, che partiva e andava a prendere contatto. Da innocente, è chiaro. Se la ragazza accettava, allora i due poi andavano a nascondersi da qualche parte». A far che, se si può sapere? «Baciarsi». E dove, alla cascina? No, perché lì «si andava solo a fumare. Sigarette, non canne come ho sentito dire». E «Bibo» che faceva? «Andava a farsi un giro sul motorino». Un motorino di seconda mano, con cui Mattia tentava di darsi delle arie, in questo piccolo mondo di adolescenti - e in un paese, per di più - dove si misura la «forza» di ognuno valutando attentamente sgommate, impennate e potenza dello scooter. Costo delle scarpe (Nike, Brada, tutta roba dai 150 euro in su). Eleganza di giubbotti e cappellini (lui ne aveva due, uno Nike e imo Adidas). Potere d'acquisto (la paghetta settimanale), e infine numero di ragazze portate sulle panchine vicino alla chiesa. E allora, questo Mattia di soldi ne aveva un po' più degh altri, di sicuro più dei suoi amici Nicola, arrestati come lui per l'omicidio. «Eh, suo papà, che ha un'officina, gliene dava, di euri...». Però nei bar entrava dopo gh altri due, come uno di quei cagnolini con le gambe corte che girano nei paesi, e vanno dietro a chiunque gh faccia una carezza. Pagava lui, al bar, «faceva un po' pena, ecco. Sempre dietro a quei due scemi...». E poi risaliva sul suo scooter (Booster, ma ereditato dal fratello maggiore) e andava «a cercare ragazze». Quelle che andavano con i più grandi, ma solo da guardare. A lui «le femmine dicevano solo 'bimbo, va' a dire al Luca che lo aspetto alla panchina buia"». Soddisfazioni calcistiche, poche. Sabato scorso - il sabato dell'omicidio - «Bibo» non l'han fatto neanche giocare. Angiolino Mor, presidente del Real Leno, dice che «quel giorno è stato in panchina. E' venuto all'allenamento del martedì, poi basta». Dopo quella partita nemmeno giocata, e risalito sul Booster e ha raggiunto i due Nicola, che lo aspettavano per far «quella cosa». «Vieni, mi raccomando». C'è andato. Tornato a casa stravolto, ha subito il giusto castigo paterno, ma per colpa di un compito in classe andato malissimo. La sera i due Nicola sono passati a prenderlo, ma lui ha detto «non sto tanto bene, d vediamo domani, magari». Un'altra bugia da Pinocchio, si vergognava di dire agli amici «grandi» la verità. Dopo si è tappato in casa, a rimuginare sulla faccenda successa sabato. E' andato a scuola ancora una settimana, sabato scorso no, è rimasto a casa. Domenica lo cercavano già tutti, lunedì ha di nuovo saltato la scuola, martedì Iban portato via i carabinieri. Non l'hanno trascinato, ma insomma, aveva le gambe molli. «Io non sono psicologa - dice la preside della sua scuola - ma tutta la storia mi lascia perplessa. Li conosco tutti e tre, i due Nicola ormai li avevo persi di vista, ma questo Mattia ogni tanto lo vedevo... Un ragazzo di terza media, ecco quello che è. Io sono incredula che abbia fatto una cosa del genere». La professoressa Prandi racconta che i suoi ragazzi lei li chiama «cuccioli» quando tutto va bene, e «giovanotti» quando hanno fatto qualcosa di male. E questo Mattia cos'è, uh cucciolo? «Mah, qui siamo nel segmento della preadolescenza... Perciò ci voghono i riscontri. Servono le prove, dopo le confessioni. Lo dico per tutti gh adolescenti, mica solo per Mattia». Che sì, era un «cucciolo», categoria «giovanissimi» della Real Leno, e forse è stata tutta colpa di Lucignolo. La cascina dove si è consumato il delitto della quattordicenne di Leno

Persone citate: Angiolino Mor, Bibo, Brada, Brunella Giovara, Carlo Dossi, D'amore, Prandi

Luoghi citati: Bresda, Leno, Verolanuova