«La guerra sì può ancora scongiurare» di Paolo Mastrolilli
«La guerra sì può ancora scongiurare» 0, NUNZIO APOSTOLICO ALLE NAZIONI UNITE, ESAMINA LE PROSPETTIVE DI UNA SOLUZIONE PACIFICA «La guerra sì può ancora scongiurare» «L'Amministrazione americana ha cambiato linguaggio» intervista Paolo Mastrolilli NEW YORK LA guerra si può ancora evitare». Non contiene solo una speranza, questa dichiarazione dell'arcivescovo Renato Raffaele Martino, Osservatore permanente della Santa Sede all'Onu, appena nominato dal Papa nuovo presidente del Pontifìcio Consiglio Justitia et Pax. Perché crede ancora alla possibilità di evitare lo scontro? «Ho qualche elemento per dirlo. Negli ultimi giorni il linguaggio dell'amministrazione americana sull'Iraq ha subito modifiche, e forse ciò rappresenta uno spiraglio». Ma lunedi sera il presidente Bush si è rivolto alla nazione per spiegare le ragioni del possibile attacco, e gli Usa hanno proposto una nuova risoluzione molto dura al ConsigUo di Sicurezza dell'Orni. Qual è la vostra posizione sui negoziati in corso al Palazzo di Vetro? «Le risoluzioni per i controlli sul disarmo già esistono, e sono legge. Non ne servono altre, e gli ispettori dovrebbero partire al più presto». Crede dawero che Bush rinuncerà alle sue richieste? «Penso che alla fine ci sarà una nuova risoluzione, ma modificata rispetto al testo iniziale proposto da americani e inglesi, perché l'opposizione russa e francese è molto netta. Tutto dipende dal compromesso che verrà raggiunto. Chi si oppone all'attacco, favorisce una risoluzione che agevoli il lavoro degli ispettori, invece di complicarlo. Se questa linea prevarrà nel negoziato, sarà possi- bile evitare la guerra». Lei pensa che Saddam consentirà ispezioni autentiche, anche nei suoi palazzi? «Questa volta gli iracheni sanno che gli americani fanno sul serio, e quindi vogliono lancia¬ re un segnale preciso nella direzione opposta. Dunque mandiamo gli ispettori, e poi decidiamo in base ai risultati del loro lavoro». Perché, secondo lei, negli ultimi tempi il linguaggio dell'amministrazione ame¬ ricana sarebbe cambiato? «Non posso certo dirlo io. Però abbiamo visto che ci sono state anche pressioni inteme, oltre a quelle intemazionali». Vale a dire? «Mi limito a citarvi una lettera inviata al capo della Casa Bianca dal vescovo Wilton Gregory, presidente della Conferenza episcopale americana. "Troviamo difficile - si legge nel testo - giustificare l'estensione all'Iraq della guerra al terrorismo, in assenza di chiare e adeguate prove del coinvolgimento degli iracheni negli attentati dell'I I settembre, o di un loro imminente attacco". Queste parole rispecchiano perfettamente la posizione della Chiesa». '' Cosa pensa della nuova dottrina sull'attacco pre' volitivo, presentata nei giorni scorsi da Bush? «Tanto il principio generale di quel documento, quanto la sua prima possibile applicazione pratica contro l'Iraq, suscitano profonde riserve sia dal punto di vista etico sia da quello giuridico. Il diritto internazionale non consente ad un singolo paese di considerarsi il titolare delle decisioni ultime sulla pace e la guerra. GH Stati Uniti, nel nome della lotta al terrorismo, sostengono la legittimità dell'attacco preventivo per risolvere il problema alle origini. Messa così, questa dot¬ trina è unilateralità pura. Ipotizza il diritto ad intervenire per primi, e lascia intendere che la scelta dei tempi e dei modi spetta innanzitutto a Washington». Ma la dottrina della Chiesa non ammette l'uso della forza? «Il punto di partenza è che la guerra dovrebbe sempre essere evitata. In certi casi può esistere una giustificazione morale all'uso della forza, come ultima risorsa, quando ci sono le condizioni della giusta causa, la proporzionalità tra offesa e risposta, l'estraneità dei civili, la probabilità di successo e l'autorità legittima. Nella lettera a Bush, però, il presidente della Conferenza episcopale Gregory ha spiegato che al momento, in Iraq, queste condizioni non esistono». L'arcivescovo Renato Raffaele Martino (a sinistra), durante una cerimonia con il cardinale O'Connor
Persone citate: Bush, Nunzio Apostolico, O'connor, Renato Raffaele Martino, Wilton Gregory
Luoghi citati: Iraq, New York, Stati Uniti, Usa, Washington
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