Il voto della sinistra e fa guerra delle date di Emanuele Novazio

Il voto della sinistra e fa guerra delle date LA RICOSTRUZIONE CRONOLOGICA DELLE RISOLUZIONI ONU E DELLE DECISIONI DEL PARLAMENTO ITALIANO Il voto della sinistra e fa guerra delle date Dapprima un appoggio pieno a «Enduring Freedom», poi il ripensamento analisi Emanuele Novazio ROMA LI OPERAZIONE «EnduringFreedom», che l'Onu ha deciso di avviare in Afghanistan all'indomani degli attentati alle Torri Gemelle e al Pentagono, è stata contraddetta o superata dal varo dell'«Isaf» (Intemazional Security Assìstance Force), la forza di pace istituita dalle Nazioni Unite per garantire la sicurezza a Kabul? Nei giorni scorsi si è molto discusso in Italia, in previsione dell'invio di altri mille militari italiani in Afghanistan nell'ambito della missione «Libertà duratura», se il voto contrario del centro-sinistra all'estensione della nostra presenza in Afghanistan contraddica la decisione favorevole di un anno fa. D vertice ds (Fassino, D'Alema) sostiene di no: l'appoggio della sinistra sarebbe stato fin dall'inizio solo per la missione «Isaf» (più limitata) e non per «Enduring Freedom» (una vera e propria missione di guerra). Eppure la ricostruzione cronologica degli avvenimenti successivi agli attentati - in sede Onu, alla Nato e in Parlamento - contraddice questa versione e consente di far chiarezza su due punti: 1 ) Camera e Senato, un anno fa, si espressero in favore di «Enduring Freedom» e delle «necessarie azioni militari»; 2) r«Isaf» non si è sostituita né ha posto fine a «Libertà duratura». Di «Enduring Freedom» si è parlato immediatamente dopo gli attentati di New York e Washington: il 12settembre 2001,ii giorno dopo il crollo delle Twin Towers dun' que, il Consiglio di Sicurezza approva la risoluzione numero 1368 con la quale viene autorizzato l'uso della forza «ai fini di autodifesa» e l'operazione «Libertà duratura», con un esplicito riferimento al capitolo VH della Carta delTOnu che prevede il ricorso a misure coercitive. Il comando della missione viene istituito a Tampa, in Florida. Lo stesso giorno là Nato invoca la possibilità di far scattare il meccani¬ smo di legittima difesa collettiva prevista dall'articolo 5 del Trattato istitutivo dell'Alleanza atlantica: il 5 ottobre la sua applicazione viene considerata effettiva, anche se si tratta di una presa di posizione politica che non avrà effetti militari concreti: alla Nato nel suo insieme Washington non ha mai chiesto nessuna fonna di mobilitazione. Il 21 settembre un Consiglio straordinario dell'Unione europea approva, a Bruxelles, la risoluzione Onu e «Enduring Freedom». Una settimana dopo, il 28 settembre, il Consiglio di Sicurezza vota all'unanimità la risoluzione numero 1373 che prevede il rafforzamento della lotta al terrorismo, introducendo severe misure per il controllo dei movimenti finanziari intemazionali e migliorando le attività di prevenzione e di intelligence. «Enduring Freedom» scatta il 7 ottobre: esattamente un mese dopo, il 7 novembre. Camera e Senato votano (con un lat^o sostegno dell'Ulivo) in favore del «possibile apporto delle forze armate italiane alla coalizione di Paesi, impegnati nella campagna per il ripristino e il mantenimento della legalità intemazionale, denominata "Enduring Freedom"» e garantiscono «il sostegno delle azioni anche militari che si rendessero necessarie». Il governo si impegna a sottoporre al Parlamento «eventuali nuove decisioni che si rendessero necessarie per il prosieguo del conflitto». Soltanto il 20 dicembre, una volta conclusa la Conferenza di Petersberg sull'Afghanistan, il Consiglio di Sicurezza approva la risoluzione numero 1386 che prevede il dispiegamento di una forza di peacekeeping: 1' «Isaf» ha la missione di proteggere il governo provvisorio di Hamid Karzai e di tutelare la sicurezza a Kabul e nei suoi immediati dintorni. L'estensione del mandato ad altre città afghane è in discussione ma non è ancora stata decisa dalle Nazioni Unite. L'«Isaf» non mette fine, comunque, a «Enduring Freedom»: le due risoluzioni restano complementari e l'Onu accetta implicitamente che il comando generale della Forza di pace sia lo stesso di «Libertà provvisoria».