Il «quadro» Cofferati stamattina ritorna alia Pirelli

Il «quadro» Cofferati stamattina ritorna alia Pirelli LAVORERÀ' DALLE 8,30 ALLE 17, CON PAUSA PRANZO Il «quadro» Cofferati stamattina ritorna alia Pirelli Ad attenderlo davanti alla Bicocca ci sarà il consiglio di fabbrica: «Così vedrà qualche faccia amica» Brunella Giovara MILANO Tesserati Cgil? «No, neanche uno. Sa, il suo ufficio sta in un centro direzionale, mica in una fabbrica». E neanche ima faccia amica nel raggio di cento metri? «Mah, forse qualche girotondino... Ben mimetizzato, però». Ma questa mattina ci saranno i compagni del consiglio di fabbrica e gli operai delle Rsu, ad accogliere Sergio Cofferati al suo rientro in Pirelli, 26 anni dopo la sua partenza per Roma a 1 inizio della sua carriera nel sindacato. E sa vorrà bere un caffè con una «faccia amica», «non ha che da dirlo. Noi saremo a sua disposizione», gli mandano a dire gli amici della Pirelli. Si sentirà solo, in quell'ufficio nuovo di zecca che l'azienda gli ha preparato? Potrebbe, a meno di non individuare subito i «girotondini ben mimetizzati». Di certo «uno della sua statura potrebbe anche andare a prendere il caffè con Tronchetti Provera, mica con noi della base!». Chiacchiere di fabbrica, nell'attesa che arrivi il fatale primo giorno di lavoro del «quadro» Cofferati - questa la qualifica del rientro - con stipendio che è quello previsto dal contratto di categoria (2200 euro, più o meno, «e il prossimo 27 vedrete che uscirà sui giornali, il suo cedolino, magari su un giornale di destra...»). Più tutta l'emozione del caso (compresa la sua, è naturale). Avrà un ufficio singolo, ma non per un qualche privilegio deciso dai vertici dell'azienda. «E' la nostra politica, cercare di assegnare ad ognuno dei quadri uno spazio proprio», ribattono alla Pirelli. E la sicurezza? Lui arriverà con la solita scorta della Digos... «Dentro avrà la sicurezza garantita a tutti i dipendenti, e i nostri standard sono elevatissimi». La scorta personale, però, resterà fuori dai cancelli di viale Sarca. Nella fabbrica - anzi, l'ex.fabbrica - Cofferati ci entrerà solo. Dalle 8,30 alle 17, con regolare pausa pranzo in mensa. Subito dopo schizzerà fuori e tornerà in centro: Foro Buonaparte, un indirizzo di prestigio per la sede milanese della Fondazione Di Vittorio. Qui il presidente Cofferati lavorerà assieme ai suoi fedelissimi, come la segretaria della Cgil lombarda Susanna Camusso òhe llia accompagnato in visita nella futura, vera base logistica a Milano. Ufficio che avrà qualche impiegato, un autista e naturalmente una segretaria. La mattina dopo, ritomo in Pirelli, dove invece la segretaria sarà in comune con gli altri quadri del suo «Ufficio studi sociali ed ambientali intemazionali», alle dirette dipendenze di Riccardo Perissich, che è anche numero due di Assolombarda e che giusto oggi gli dirà di cosa deve occuparsi. Un tran tran che andrà avanti chissà per quanto, tutto ufficioufficio (e casa, la sua vecchia casa in zona 22 Marzo, assieme al figlio studente bocconiano). Bicocca-Foro Buonaparte, e ritomo in Bicocca, ogni mattina, alla stanza con finestra unica che guarda una torre della vecchia Broda (e magari guardasse verso la nuovissima facciata del Teatro degli Arcimboldi...). Ma questa è la Bicocca del 2002, ex cuore industriale della Milano che fu, ora quartiere di tendenza, tutto Università, e la nuova Scala, e case chic fiammanti e cablate. «Bentornato in Pirelli», gli manda a dire la base. E' la frase scelta dai colleghi della Filcea per il regalo che gli consegneranno stamattina: un orologio vecchio stile, di quelli con la cassa che si apre. Ogni volta che guarderà l'ora, leggerà quel messaggio e si sentirà meno solo. «Finalmente toma a Milano», commentava ieri Antonio Panzer!, che è segretario della Camera del Lavoro. «Così lo vedrò e potrò discutere con lui più spesso». Per intanto, gli dà appuntamento «il 10 ottobre, all'assemblea di preparazione dello sciopero generale del 18». Alla mensa storica della Pirelli, come una volta. «Infatti lo dico a mio carico: la Rai dei partiti esagerò, e alla lunga contribuì al declino della Prima Repubblica. Rai3 ad esempio ha portato più acqua al mulino della Lega o della destra che a quello del Pds. Zaccaria ha portato alla sinistra Travaglio, Benigni, Santoro, ma non un voto in più. L'esperienza ci fa dire che la faziosità non è un propellente. Il consenso elettorale e la legittimazione politica si hanno quando si è capaci di tenere conto del paese tutto intero». La Rai del centrodestra non è stata capace neppure di tenere Biagi. Né, forse, lo voleva. «Mi sono sempre espresso contro le liste di proscrizione. Sono convinto che una Rai a più voci sia più forte e aiuti a costruire un rapporto tra politica e tv meno giocato su esasperazioni propagandistiche. Segnalo però che in Italia ci sono decine di Biagi e Santoro, di sinistra di centro di destra, magari di idee politiche non catalogabili, che non hanno occasione di dire la loro. La Rai deve fare anche questo, setacciare il paese alla ricerca di talenti, al di fuori dalla nomenklatura: penso alla grande stagione dei concorsi». Un Biagi non si troverà dietro l'angolo. Lei lo seguiva? «Spesso. Lo trovavo fazioso. Ma resto dell'idea che sarebbe meglio dargli voce». Invece l'informazione sarà (quasi) monopolio di Vespa. Che opinione ne ha? «Il suo è un programma molto equilibrato, senza spigoli, mirato al telespettatore medio, alla ricerca più dell'equilibrio che dell'originalità. E' una parte di quel che il telespettatore si attende dall'informazione pubblica». , Nel cda la maggioranza è salda o variabile? Il vostro Staderini pare inquieto. «Il oda non è un parlamentino. E' giusto che i consiglieri si spoglino delle casacche e rivencQcnino libertà di opinione e di movimento. La loro autonomia dalla politica non va urtata. Se la battaglia tra i partiti ricade sulla Rai, le difficoltà si sommano, e perdiamo tutti qualcosa».

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