«Buoni gli ascolti», ma è polemica nel Cda Rai

«Buoni gli ascolti», ma è polemica nel Cda Rai MENTRE PETRUCCIOLI, PER ERRORE, BATTEZZA LOPEZ E SOLENGHI «TIC ETUC» «Buoni gli ascolti», ma è polemica nel Cda Rai Duello in Vigilanza per i casi Biagi e Santoro (che avrà un altro richiamo) Maria Grazia Bnizzone ROMA — «Se discutiamo tanto di queste questioni è perché il programma "Tic è Tue" la gente lo guarda, e tutte le sere si ricorda che prima, lì, a quell'ora c'era Biagi e ora non c'è più». Claudio Petruccioli è proprio esasperato, dopo che nemmeno i nuovi, nuovamente contraddittori, interventi di Antonio Baldassarre e Agostino Sacca in Vigilanza sono riusciti a mettere un punto a capo all'infinita novella dei rapporti di Enzo Biagi e Michele Santoro con la Rai. E' stizzito, il presidente della commissione parlamentai che vigila sulla Rai e, nel chiedere al presidente e al direttore generale «un po' di trasparenza, infine, perché noi qui in commissione dobbiamo assicurare trasparenza deUe decisioni», di proposito o no, sbaglia il nome del programma di Lopez e Solenghi (Max B-Tux)che ha sostituito «Il fatto». La sala stampa scoppia in una risata, ma anche in aula, dove ci si contiene, il lapsus offre una boccata di ossigeno, sdrammatizzando un po' i toni di una seduta che, accuserà l'opposizione che ha disertato compatta l'ennesima audizióne dei vertici Rai, «non ha portato da nessuna parte, come ci aspettavamo», è stata «la solita melina», «un'umiliante presaingiro». 'i pgL'esasperazione pare aver contagiato anche i parlamentari del Polo. «Ormai siamo a "La sai l'ultima?", ma in una barzelletta che non fa affatto ridere», dirà il senatore Michele Bonatesta. «Non siamo stati eletti per . occuparci a vita della camera e dei guadagni di Biagi e Santoro, che non rappresentano il problema principale della nazione e la cui difesa non coincide certo con la difesa del pluralismo», osserverà nel suo intervento l'esponente della direzione di An, ammettendo die «è vero che siamo alla farsa» ma addossando al centrosinistra (ma senza spiegarne le ragioni) «la responsabilità di essere arrivati a questo punto». Va da sé che per gli esponenti del centrosinistra Biagi e Santoro - anzi «Il fatto» e «Sciuscià» - sono proprio questo: la linea del Piave, la trincea sulla quale si sono arroccati per dimostrare 1'«ingerenza del governo nella vita della Rai», come sostiene lo stesso Santoro in una lettera aperta, inviata al segretario della Fusi ma indirizzata a «tutti i giomalistìitaliani», chiamati allabattaglia «perché è la prima volta che in un paese democratico il potere politico delegittima una parte dell'informazione». Resta il fatto che la vicenda infinita dei due giornalisti è ancora in alto mare. In Vigilanza Baldassarre ha dato lettura della (non recentissima) lettera di Paolo RufBni, quella in cui il direttore di Rai Tre ipotizzava per Santoro due possibilità: una striscia tra le 20 le 21, in «coabitazione» con Fazio, che potrebbe partire a gennaio; o creare un nuovo format di approfondimento, diverso da quello di «Sciuscià», senza precisare però i tempvdi programmazione. Quanto a Biagi, RufBni potrebbe trovare uno spazio per «Il fatto» nella fascia preserale, dalle 19,54 alle 20. Quindi per Baldassarre «i casi erano chiusi». Subito dopo però Sacca gelava la jlatea spiegando che Biagi, «col quae parlo ogni giorno e che andrò a trovare presto», «non può andare in onda a quell'ora», perché vorrebbe dire togliere il meteo e spostare la pubblicità contro il Tgl, perdendo miliardi, né si può proporgli la terza serata, «perché non sarebbe dignitoso». Nulla sul contratto disdettato dalla Rai al giornalista, che riguardava «D fatto». Il direttore generale conta di impegnare Biagi su Rai Uno per 20 seconde serate, più 5 prime . serate, coinè dall'accordo dei primi di luglio; Sull'offerta a Santoro invece Sacca ha glissato, sebbene si sap¬ pia che considera improponibile collocarlo su Rai Tre contro Tgl o Tg2. «Santoro sta lavorando, sta facendo "Donne", anche se rifiuta di firmarlo, e per questo sarà richiamato dall'azienda. E farà anche il docudrama sul bandito Giuliano. Me lo ha confermato ieri», ha aggiunto il direttore generale. «"Donne" non l'ha realizzato il mio team, nel frattempo smantellato, e il docudrama era un'idea di Celli», replica Santoro ai vertici Rai. I quali vertici tentano di sdrammatizzare il clima pessimo che circonda la Rai dopo la pubblica presa di distanza del consigliere di maggioranza Staderini. Un'esternazione che ieri in cda gli è valsa una critica da parte del leghista Albertoni. Baldassarre si è limitato a dichiarare che «pensa a un consiglio con più collegialità». «La collegialità non è una dichiarazione», gli ha ribattuto Zanda, area Margherita. Il quale più tardi si è dissociato, col collega Donzelli, dai toni trionfalistici di un'anonima nota in cui a nome del cda si giudicavano «molto positivi» gli ascolti Rai di settembre «in linea con lo stesso periodo dell'anno precedente». «A cda non ha dato valutazioni e quei giudizi non ci appartengono», hanno detto i consiglieri ulivisti. Citando altri dati di segno opposto.

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