Comuni in rivolta: dovremo ridurre le prestazioni ai cittadini di Gigi Padovani

Comuni in rivolta: dovremo ridurre le prestazioni ai cittadini Comuni in rivolta: dovremo ridurre le prestazioni ai cittadini Regioni divise, Formigoni e Ghigo «lasciati soli» dagli altri governatori polisti: giovedì summit a Roma Gigi Padovani «Il silenzio di Palazzo Chigi in questa tempesta mediatica sulla Finanziaria è incomprensibile». Sono le venti, quando Vasco Errani lascia il palazzone della Regione Emilia-Romagna, a Bologna, per tornare nella casa di Ravenna. Per tutta la giornata ha cercato notizie da Roma sulla manovra delgovemo: Enani, oltre ad essere il governatore diessino dell'Emilia, è il vicepresidente delle Conferenza delle Regioni. Giovedì 26, quattro giorni fa, Errani aveva firmato con Ghigo, il fondsta che guida i «governatori», e con i rappresentanti degli enti locali il sindaco di Firenze, Leonardo Domenici, per l'Ano, oltre a Lorenzo Ria per .lUpi (Province) e Enrico Borghi per l'Jncem (Comunità montane) - una lettera di tutte le autonomie locali a Berlusconiper un incontro «uigentissimo» sulla Finanziaria. A quella lettera, però, «non ci hanno neppure risposto», commenta il presidente dell'Emilia. E se l'Anci tiene le posizioniecon una nota contesta «tagli ai trasferimenti per tutti, divieti e blocco delle assunzioni, limiti e tetti per la spesa corrente», con la scelta «sbagliata» di «scaricare sui Comuni le difficoltà economiche», con la conseguenza che - dice Domenici - «dovremo tagliare i servizi ai cittadini», il silenzio dei «governatori» polisti - che in un primo tempo avevano protestato a gran voce - è diventato assordante. Enzo Ghigo si è preso un weekend di pausa, ma con Roberto Formigoni ha concordato la strategia che giovedì mattina proporrà a tutti i presidenti: nessun arretramento, «nessuna dichiarazione a comando» - con implicito riferimento ai «governatori) polisti che nelle ultime ore avevano fatto dichiarazioni «morbide)) sulla Finanziaria, cioè Storace (Lazio), Galan (Veneto) e Fitto (Puglia) - ma un confronto per «vedere le carte insieme» e andare all'incontro del pomeriggio con il governo. Il timore di Regioni, Province e Comuni è di dover pagare il prezzo maggiore nei «sacrifici» richiesti dal premier. In particolare, ,Errani.terne che gli «sconti» sull'Irap (Imposta regionale sulle attività produttive) preme ssi da Tremonti possano incidere pesantemente sui bilanci regionali Infatti l'Irap fornisce (dati di bilancio 2001) 49.369 miliardi di vecchie lire alle Regioni: in pratica il 12*^ di tutti i «tnbuti propri», cioè le risorse di cui dispongono in modo autohomo. Gli introiti che le Regioni possono incassare direttamente - concessioni, bollo auto, addizionale sul metano, tassa sijl diritto allo studio, tributo speciale sui rifiuti, Irap e addi?ionale. Iqpef n :è sbilanciato rispettò ai trasferimenti dallo Stato: copre il 380Zo delle entrate, paria 176.666 miliardi di vecchie lire. ' Secondo il princìpi di federalismo fiscale (fissati dal nuovo articolo 119 della Costituzione, ancora da attuare) invocati anche da Bossi, il rapporto si dovrebbe rovesciare: si pagano le tasse localmente, si ricevono i servizi in conseguenza. Maper il 2003 ognipossibilità di imporre addizionali hpef da patte delle Regioni è «congelata» continueranno a goderne solo Piemonte, Lombardia, Veneto, Umbria, Marche é Puglia -, in attesa che Stato e Regioni, come ha spiegato il ministro Tremonti, si mettano d'accordo con uhValta commissione» ad hoc. Si tratta di ufaa «conferenza mista», che in veritàeragiàprevistaneir«Intesamteristituzionale» firmata il 20 giugno scorso dalle autonomie con Berlusconi. Ilpremierierihainsistitocolrichia-.. mo alla responsabilità: anche Comuni e Regioni devono ridurre le spese, l'orse aveva in mente le afte del rapporto sulla finanza locale che la Corte dei conti inviò nel giugno scorso al Parlamento. Nella guerra mediatica di questi giorni, i dati erano stati rilanciaU dalle agenzie di stampa come ima «bacchettata» ai governatori da parte della magistratura contabile. A rileggere quelle cifre, si scopre.che la spesa coirente delle Regioni tra il 2000 e il 2001 era cresciute del 18 per cento (pari a 24.728 miliardi di lire) e che le Regioni che superavano la media erano sette: Puglia (-1- 34;859(l), Molise (-130,5^), Lombardia (t 26,04'}M, Lazio (-1- 24,^), Liguria{-I- 22,35'»), Campania (-H 22,33I)M e Piemonte (H- ig^). Dopodomani al tavolo delle Regioni si parlerà anche di questo, con una doppia spaccatura: tra presidenti polisti e ulivìsti, e tra chi il rigore lo ha già applicato e chi no. A Palazzo Vecchio di Firenze, invece, Domenici per giovedì ha convocato il direttivo dell'And e le 14 città metropolitane: i Comuni non hanno alcuna intenzione di mollare.