Covoni di grano e marine nella rivoluzione macchiaiola

Covoni di grano e marine nella rivoluzione macchiaiola CASTIGLIONCELLO Covoni di grano e marine nella rivoluzione macchiaiola Al Castello Pasquini 77 opere fanno rivivere il movimento toscano da Fattori a Martelli Marco Rosei L riconoscimento intemazionale, relativamente recente,del significato e del rilievo dell'arte dei macchiaioli nel contesto, non più solo francocentrico, della seconda metà del XIX secolo è anche frutto dell'approfondimento e dell'affinamento degli studi e delle manifestazioni espositive italiane degli ultimi decenni, che si sono affrancate dall'eredità miticheggiante e nazionalistico-localistica della prima metà del secolo scorso. Su questa strada gli appuntamenti annuali del centro per l'arte Diego Martelli al Castello Pasquini, sotto l'impulso di Piero e Francesca Dini, stanno diventando un sicuro punto di riferimento. La rassegna di quest'anno, con 77 opere di ottima scelta e qualità, si muove su un doppio registro. Da un lato vi è l'omaggio a Raffaello Bernesi, da Pastura in montagna, frutto del lavoro con Borrani a San Marcello sull'Appennino pistoiese nel 1861, a Sull'aia, capolavoro di luce nei panni stesi fra l'alberello e il covone sotto il grande cielo, dipinto a Castiglioncello nel 1865, un anno prima di morire ventottenne per una ferita a Bolzano, prigioniero degli austriaci. Dall'altro un panorama lungo il decennio cruciale degli anni 1860 si impernia sul confronto dei toscani più Cabianca fra l'ospitalità di Diego Martelli a Castiglioncello e quella dei Batelli a Piagentina e sull'ampliamento del discorso pittorico e critico alla modernità nazionale nel Gazzettino delle arti del disegno del binomio Martelli-Signorini, con l'arrivo di Zandomeneghi, Boldini, De Nittis. Pur tenendo conto delle trasmigrazioni da un centro all'altro di Signorini, Semesi, Borrani, Banti, dal confronto emerge la netta alternativa, al limite dell'antitesi, fra lo spirito dei campi, dei dossi, dei casali, del sole modellante di Castiglioncello, impersonato in primis da Fattori e da Semesi, Borrani, Abbati, e il lirismo della luce cristallina, quasi nordica, degli interni borghesi di Lega nella suburbana Piagentina, coinvolgente precocemente anche Borrani. Con esiti europei assai diversificati. Fattori, la cui genialità e spregiudicatezza formale e creativa riescono a far coesistere la sintesi astratta della tavoletta Bifolco e buoi e macchine realistiche da esposizione come Raccolta del fieno in Maremma e Le macchiaiole, nei Ritratti di Diego Martelli e di Valerio Biondi attinge ad un personale sintetismo degno dei Nabis e di un Van Gogh senza espressionismo. Lega nella mirabile La pittura del 1869 realizza uno stupefacente equilibrio fra la Parigi della prima fase di Degas, di Monet e del «juste milieu» paraimpressionista di Bazille e le Germanie di Menzel e di Leibl. I macchiaioli Castiglioncello, Castello Pasquini Da martedì a domenica 9-12,16-19,30 Lunedi chiuso Fino al 20 ottobre «Confidenze», una tela di Cristiano Banfi, 1868

Luoghi citati: Bolzano, Castiglioncello, Parigi, San Marcello