I separatisti sfidano Aznar di Gian Antonio Orighi

I separatisti sfidano Aznar VITORIA CHIEDE LO STATUS DI NAZIONE ASSOCIATA, BARCELLONA PLAUDE I separatisti sfidano Aznar Dai Paesi Baschi alla Catalogna il fronte s'allarga Gian Antonio Orighi MADRID Per la prima volta dal 1978, quando con un referendum gli spagnoli approvarono la vigente Costituzione post-franchista e una forma-Stato decentrata in 17 «Comunidades Autonomas», il governo regionale basco ha proposto di spaccare il Paese e di trasformare Euskadi in un libero Stato associato, sul modello seguito dal Portorico con gli Usa fin dal 1952. Una sfida anticostituzionale, mai lanciata prima, che se^ue quasi alla lettera la strategia indipendentista dei terroristi dell'Età. Questi venti separatisti non spirano solo nei Paesi Baschi. Anche Ciu, il partito nazionahsta che governa la Catalogna, considera «legittima e democratica» la proposta dell'esecutivo di Viteria. La proposta indipendentista basca è stata formulata dal presidente Juan José Ibarretxe nel corso di un discorso tenuto presso il Parlamento regionale venerdì scorso. Letteralmente, ima bomba. Il capo dell'esecutivo di Vitoria^ al potere dal 1999, ha esordito^così: «Si tratta di costruire un nuovo progetto di convivenza attraverso una sovranità condivisa e la libera associazione a uno Stato plurinazionale. Una nazione associata con la Uè, un progetto che sottometteremo a referendum entro un anno/ dopo averlo approvato nel nostro Parlamento e anche se lo Stato centrale non lo accetta». Poi Ibarretxe, che governa in minoranza con un'alleanza tripartita dichiaratamente indipendentista tra i cattolici del Pnv, i centristi di Ea e i comunisti di Eh (36 seggi sui 75 totali: popolari e socialisti ne hanno 32 e Batasuna, il partito dell'Età, 7) ha continuato con le sue rivendicazioni. Non certo di facciata: «Riconoscimento giuridico del- l'identità nazionale basca, libertà di relazione con la spagnola Navarra e con le tre province basco-francesi, voce propria in Europa e nel mondo con capacità di sottoscrivere trattati internazionali, potere giudiziario autonomo, competenza esclusiva in materia di politica economi-, ca, sistema tributario e fiscale, previdenza sociale, lingua, educazione, pubblica sicurezza, amministrazione locale». Il governo popolare del premier José Maria Aznar - già ai ferri corti con il governo di Ibarretxe perché il tripartito ha votato contro la legge per mettere fuorilegge i «terroristi in doppio petto» di Batasuna e si è rifiutato, nonostante un'ordinanza giudiziaria, di scioglierne il gruppo parlamentare - ha bollato la proposta come «irrealistica e provocatoria, sulla linea politica dell'Età». Anche i socialisti, che come i popolari sono a favore dello statuto di autonomia regionale (il più ampio d'Europa, che comprende una polizia autonoma e la riscossione delle imposte), sono insorti. «Ibarretxe si è batasunizzato», stigmatizza il segretario socialista basco Patxi Lopez.- . L'Esecutivo di Madrid, conscio della gravità della situazione, scarta (per il momento) l'ipotesi di ricorrere all'articolo 155 della Carta Magna, che permette di sciogliere un governo regionale in caso di insubordinazione. E annuncia che ricorrerà alla magistratura. Anche perché Ibarretxe ha già comunicato che si assumerà 17 competenze che pretende dal governo centrale, tra cui quella di aumentare gli effettivi della polizia autonoma (attualmente 7500 agenti). «Tutto quello che ha proposto il capo del governo regionale basco va contro la Carta Magna», ha commentato Manuel Jimenez de Parga, presidente del Tribunale Costituzionale. Il problema è che il governo di Vitoria si è ormai incamminato su una strada a senso unico. Per convocare un referendum, per esempio, ha bisogno della maggioranza assoluta del Parlamento basco (che non ha, senza i voti di Batasuna, la quale critica Ibarretxe perché dovrebbe dichiarare subito il referendum) e di quello nazionale. Ma se dovesse indirlo anche contro il parere del Tribunale Costituzionale? L'unico sbocco parrebbe quello che prefigura Aznar: «Ibarretxe sta portando Euskadi verso l'abisso». Ossia, la sospensione del governo regionale. In questo quadro, mentre il filosofo Savater accusa l'esecutivo di Vitoria «di voler trasformare i Paesi Baschi in una nuova Jugoslavia» (e il 67 per cento degli spagnoli, indica un sondaggio de «La Razón», sono favorevoli all'applicazione dell' art. 155 della Costituzione), i nazionalisti catalani della Ciu, al governo della regione di Barcellona dal 1980, sferrano un nuovo, dirompente attacco a Madrid. «La proposta basca è legittima, democratica e va studiata ha annunciato, senza condannarla, il segretario generale di Ciu Josep Duran Ueida -. Nella prossima legislatura proporremo un patto di Stato per avanzare nell'autogoverno della Catalogna. Patto che potrebbe contenere alcuni elementi coincidenti con quelli di Ibarretxe». «I separatismi romperanno la Spagna», scriveva Ortega y Gasset. La frase è del 1911, ma sembra scritta oggi. Fernando Savater «Si vuole trasformare il nostro paese in una nuova Jugoslavia» II presidente Ibarretxe ha annunciato di volersi prendere diciassette competenze di Madrid Un ragazzino a Vitoria osserva l'immagine di un militante dell'Età ucciso

Persone citate: Aznar, Fernando Savater, José Maria Aznar, Juan José Ibarretxe, Manuel Jimenez, Navarra, Ortega, Patxi Lopez, Savater