Il Polo contro il Tg3: non rispetta la par condicio
Il Polo contro il Tg3: non rispetta la par condicio «SEMBRA DI ESSERE TORNATI Al TEMPI DI TELEKABUL. IL DIRETTORE DI BELLA DEVE RIFERIRE ALLA COMMISSIONE DI VIGILANZA» Il Polo contro il Tg3: non rispetta la par condicio ROMA La Casa delle libertà contro il Tg3, reo di aver dato la parola a Oscar Luigi Scalfaro e a Luciano Violante, critici rispettivamente verso Berlusconi e verso la legge Cirami, senza alcun contraddittorio. L'Ulivo in difesa di Di Bella, e contro Tgl e Tg2, «loro sì squilibrati», come dimostrerebbero i dati dell'Authority per le comunicazioni. E il Tg2 in stato di agitazione, contro l'azienda che lo ha portato al minimo storico d'ascolto, con un traino - la striscia «Destinazione Sanremo» che con 686.000 telespettatori, il 2,907o - più che trainare affossa il secondo notiziario. Ce n'è abbastanza perché la sempreviva disputa sulla Rai (che peraltro continua a perdere ascolti a favore della concorrenza, si salva solo Vespa, senza brillare) arrivi a investire i telegiornali finora rispaimiati dalle polemiche. E la richiesta del centrodestra di trascinare davanti alla commissione di Vigilanza il direttore del Tg3 rischia di trasformarsi in un boomerang, in un processo ai notiziari pubblici tutti. Tutto per quella distrazione del premier in aula mentre, durante il dibattito sull'Iraq, la parola era passata all'ex capo dello Stato. Berlusconi dava le spalle all'oratore e quando dai banchi dell'opposizione gli hanno gridato «maleducato», ha avuto un gesto di fastidio. La maggioranza già non aveva gradito che i tg pubblici (Tg3 ma anche il Tgl) avessero mostrato quella scena. Ma quando l'indoma- ni Di Bella, ritornando sull'episodio, ha mandato in onda Scalfaro che commentava l'episodio osservando che Berlusconi «non ha il senso del Parlamento», facendo seguire l'intervista a un Violante assai critico sulla legge Cirami, il tutto senza repliche di esponenti del centrodestra, a quel punto i capigruppo della CdL in Vigilanza sono insorti, accusando Di Bella di essere tornato «ai tempi di Telekabui». «E' inacettabile che il Tg3, unico tra i tg pubblici, violi palesemente la par condicio», hanno scritto al presidente della Vigilanza Claudio Petruccioli, chiedendo l'audizione del direttore (e pazienza se quella normativa si riferisce al periodo preelettorale). «Meglio sarebbe chiamarlo Tg-Soviet», ha inveito il vicepresidente dei senato¬ ri azzurri P^plo Barella accusando il Tg3 di «avèr'pennesso a Scdlfaro di insultare e offendere il presidente Berlusconi su un caso inesistente», e di aver trasmesso «bugie e imprecisioni» senza dare possibilità di replica. «Un giornalismo scorretto e partigiano, contrario alla deontologia professionale e in antitesi col servizio pubblico», gli ha fatto eco Giorgio Lainati, di Fi. Il centrosinistra ha respinto le critiche, rilanciando. «Credo che a dover essere convocati in Vigilanza siano piuttosto Mimun e Mazza, che oltre a tutto continuano a perdere ascolti», ha risposto il capogruppo dei Ds in commissione Antonello Falomi, invitando i «noti epigoni della libertà di stampa del centro destra» ad andarsi a leggere diffusi dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni: «Si accorgerebbero che, a differenza dal Tgl e dal Tg2, il Tg3 offre spazio a tutte le posizioni politiche». «Forse il senatore Barrelli non ha visto la tv in questi giorni, altrimenti saprebbe che il Tg3 si è semplicemente limitato a consentire al presidente emerito,della Repubblica Scalfaro di poter dire là sua su quello che è stato definito dai giornali un atto di stizza, ma in realtà è stato un gravissimo incidente di civiltà istituzionale», incalza Cinzia Dato della Maregherita. Il ds Beppe Giulietti denuncia le «vere e proprie pressioni» che la Cdl sta conducendo in queste ore sul Tg3 e Rai3», alludendo alla disponibilità del direttore Paolo Ruffini di ospitare Biagi e Santoro sulla sua rete. Anche di questa offerta si parlerà nel eda di martedì prossimo. Lo stesso giorno scade in Vigilanza il termine per presentare emendamenti al documento di Petruccioli sul pluralismo. Un decalogo sul quale obiettano sia la destra che la sinistra. [m.g.b.] La maggioranza contesta il servizio che conteneva critiche di Scalfaro e Violante a Berlusconi «senza contraddittorio» L'opposizione ribatte «Sono gli altri telegiornali della Rai che non offrono spazio a tutte le posizioni politiche»
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