AMO L'AMERICA MA NON VOGLIO LA GUERRA

AMO L'AMERICA MA NON VOGLIO LA GUERRA L'ATTACCO ALL'IRAQ AMO L'AMERICA MA NON VOGLIO LA GUERRA Edward M- Kennedy IL dibattito sull'attacco all'Iraq è diventato una questione di vita 0 di morte, troppo importante per essere lasciata alla politica. Non sono d'accordo con chi suggerisce che questa impostazione non possa essere contestata vigorosamente e pubblicamente in tutta l'America. Quando sono i figli e le fighe di questa nazione a rischiare di perdere la vita, la gente deve parlare ed essere ascoltata. C'è tuttavia una differenza fra onesto dialogo pubblico e appelli di parte. Ci sono repubblicani e democratici che sostengono l'uso immediato della forza, ma anche altri che hanno sollevato dubbi e dissentito. In questi gravi tempi per l'America nessuno dovrebbe avvelenare il dibattito pubbhco mettendo in dubbio il patriottismo dei rivali o aggredendo chi fa proposte diverse con l'accusa di essere più interessato alla causa della pohtica che alle proprie tesi. Io respingo queste accuse. Tutti dovremmo farlo. E' possibile amare l'America pur concludendo che non è saggio, ora, andare in guerra. Il principio che ci deve guidare è particolarmente chiaro quando ci sono vite in gioco: dobbiamo domandarci che cosa sia giusto per il paese, non per il proprio partito. Sono convinto che usare la forza contro l'Iraq prima di sperimentare altri mezzi metterà a dura prova l'integrità e l'efficacia della coalizione intemazionale che ora combatte con noi il terrorismo. A un anno dall'avvio della campagna contro Al Qaeda, l'Amministrazione devia concentrazioni, risorse ed energie verso l'Iraq. Questo cambiamento di priorità si verifica prima che sia stata del tutto eliminata la minaccia di Al Qaeda, prima che si sappia se Osama bin Laden è vivo 0 morto e prima che ci sia la certezza di un consohdamento d'autorità del governo posttaleban in Afghanistan. Nessuno dubita che l'America abbia duraturi e importanti interessi nel Golfo, 0 che il regime di Saddam Hussein rappresenti un grave pericolo, che egli sia un tiranno e che la sua ricerca di armi mortali di distruzione di massa non possa essere tollerata. Saddam deve essere disarmato. Ma come possiamo raggiungere questo obiettivo minimizzando i rischi per il nostro paese? Come possiamo ignorare i pericoli per i nostri ragazzi in divisa, il nostro alleato Israele, la stabihtà regionale, la comunità intemazionale, la vittoria contro il terrorismo? C'è chiaramente ima minaccia dall'Iraq, ma l'Amministrazione non ha dimostrato in modo convincente che siamo di fronte a ima minaccia imminente per la nostra sicurezza nazionale e che un attacco americano unilaterale e preventivo, quindi una guerra immediata, sia necessario. Quando quarant'anni fa si scoprirono missili a Cuba - missih molto più pericolosi per noi di quelli che Saddam ha oggi - alcuni esponenti al più alto livello di governo spinsero per un immediato attacco unilaterale. Invece gli Stati Uniti portarono il loro caso all'Onu, ottennero il sostegno dell'Organizzazione degli Stati americani e conquistarono persino i nostri alleati più scettici. Imponemmo un blocco, esigemmo un'ispezione e insistemmo sull'eliminazione dei missih. Quando il Presidente di allora illustrò quella scelta agli americani e al mondo, ne parlò in termini realistici: non nel senso che il primo passo sarebbe stato necessariamente il passo finale, ma con la certezza che si dovesse provare. Come disse allora, «è necessario agire... e queste azioni possono essere solo l'inizio. Non correremo prematuramente e senza necessità il rischio di una gueira, ma neppure lo eviteremo se in qualsiasi momento lo dovessimo afirontare». ' Nel 2002 anche noi possiamo e dobbiamo essere risoluti e misurati. Ora, per l'Iraq, costruiamo un sostegno intemazionale, tentiamo con le Nazioni Unite, perseguiamo il disarmo prima di ricorrere al conflitto armato. Senatore democratico DIMENTICARE DESERT STORIVI Questo sarà un attacco lampo che finirà con l'uccisione di Saddam Giulietto Chiesa A PAGINA 10

Persone citate: Guerra Edward, Kennedy, Osama Bin Laden, Saddam Giulietto Chiesa, Saddam Hussein