I carri armati israeliani a Gaza Uccisi nove militanti islamici di Aldo Baquis

I carri armati israeliani a Gaza Uccisi nove militanti islamici I carri armati israeliani a Gaza Uccisi nove militanti islamici Aldo Baquis TEL AVIV Nove palestinesi sono rimasti uccisi nella notte di lunedì quando ingenti reparti blindati israeliani, aiutati da elicotteri da combattimento, hanno compiuto la più importante operazione anti-Hamas dall'inizio della intifada in due dei rioni più popolosi di Gaza, Zaitun e Sajjaya. I dirigenti palestinesi hanno subito denunciato «il nuovo massacro perpetrato dal generale Ariel Sharon, dopo quelli di Sabra, Shatila e Jenin». I comandanti militari della incursione israeliana hanno replicato che i soldati hanno puntato le loro armi solo contro palestinesi muniti di armi da fuoco o di ordigni. Fonti militare israeliane hanno anticipato nuove incursioni anti-Hamas a Gaza e hanno avvertito che la espulsione del suo leader Ahmed Yassin viene adesso seriamente considerata. Fra le vittime del raid vi sono un uomo di 53 anni (Yassin Nasser), due coppie di fratelli (Ehab e Walid al-Meghani, e Adel e Khaled Dib), im dirigente delle Brigate dei martiri di al-Aqsa e un membro delle Brigate Ezzedin al-Qassam, braccio armato di Hamas. Un portavoce di questo gruppo ha poi affermato che gli islamici sono riusciti a distruggere tre carri armati Merkavà. Israele ha confermato solo che imo dei suoi cingolati è rimasto danneggiato. Le colonne dei mezzi blindati israeliani sono apparse all'improwi- so nel centro di Gaza (distante meno di dieci chilometri dal territorio israeliano). Militari israeliani in borghese si erano infiltrati a Gaza alcune ore prima. Alla vista dei cingolati, hanno sparato in aria e imposto il coprifuoco mentre inziava la sistematica ricerca delle officine dove si confezionano i razzi Qassam e si producono i mortai. In cielo volteggiavano gli elicotteri da combattimento. Per le forze attaccanti, non è stata una passeggiata. Numerosi ordigni, predisposti da tempo, sono stati fatti brillare contro i militari, mentre dalle finestre uscivano raffiche di amia automatica. La casa di un noto kamikaze doveva essere rasa al suolo: ma l'ingresso era collegato a una potente carica e i soldati hanno preferito colpirla da distanza col fuoco di carri armati. Mentre la battaglia infuriava, verso la zona hanno cominciato ad affluire le ambulanze del vicino ospedale Shifa. Dopo ore di scontri, il bilancio delle vittime era di nove morti e di oltre cinquanta feriti. Da Gaza in fiamme lo sceicco Yassin ha inviato una lettera di incoraggiamento al presidente Yasser Arafat, assediato a sua volta dai carri armati israeliani a Ramallah, fra le rovine di quello che era il suo comando generale, Muqata. Yassin ha assicurato ad Arafat che tutto il popolo palestinese guarda a lui con ammirazione e lo ha esortato a tenere duro, a non alzare bandiera bianca. «Se il tuo destino è di morire, sappi morire in piedi», ha augurato lo sceicco. Anche Arafat, dal suo ufficio, poteva sentire gli echi della protesta palestinese contro l'assedio israeliano. Rumori lontani, ma chiari: rumori di pentole e di coperchi sbattuti con energia da molte centinaia di abitanti di Ramallah - un vero «cacerolazo» alla argentina - di fronte ai carri armati israeliani. «Stiamo tornando alla intifada di un tempo, la intifada popolare», ha detto un leader moderato palestinese, Mustafa Barghuti. Sulla stessa linea di pensiero Abu Mazen, il n.2 dell'Olp, ha dichiarato ieri che la intifada armata è stata un errore grave e che è giunto il momento di arrestarla. Ad alcuni gruppi radicali queste parole - e le consultazioni tenute da Abu Mazen con l'ex ministro Nabli Amr, dopo aver ricevuto un permesso speciale dal ministro della difesa Benyamin Ben Eliezer - sono apparse eresia. In una intervista, Abu Mazen ha ribattuto di essere stato autorizzato da Arafat a mantenere quei contatti. ((Amr e i suoi degni compari» sono stati tuttavia minacciati ieri da un volantino firmato dalle Brigate dei martiri al-Aqsa. «Si illudono gli agenti e i traditori che pensano di poter creare una leadership alternativa a quella di Arafat», hanno scritto quei militanti. Poche ore dopo tre proiettili sono sibilati in direzione della casa di Amr, a Ramallah, mandando in frantumi una finestra. Intanto l'assedio al Muqata prosegue. Per Arafat, la risoluzione del Consiglio di sicurezza rappresenta una smagliante vittoria diplomatica e conferma l'isolamento intemazionale di Israele. Israele trova invece quella risoluzione parziale. La fine dell'assedio, è stato ripetuto, avverrà dopo la consegna ad Israele di una ventina di palestinesi legati ad attività terroristica. Gerusalemme progetta l'espulsione dello sceicco Yassin A Ramallah la gente in piazza con le pentole come in Argentina Carri armati israeliani davanti alla Muqata, dove prosegue l'assedio di Yasser Arafat