Notre Dame di Torino

Notre Dame di Torino EVENTO DI Notre Dame di Torino OLTRE 8 MILIONI DI SPETTATORI DALL'ESORDIO DEL '98 UN PALCOSCENICO DI 38 METRI PER 16 TRE SIPARI, DUE CAST INTERSCAMBIABILI, 15 AUTOTRENI 15 AUTO E UN PULLMAN PER GLI SPOSTAMENTI GUAI chiamarlo musical, o semplicemente spettacolo: è im'opera, megho ancora «un'opera moderna». Parola di David Zard. E se lo dice lui che in Italia è da decenni il rock, e che di questa fantasmagorica operazione è il produttore con Charles Talar, non resta che crederci. Il più famoso «gobbo» della letteratura, rinato nelle partiture di Riccardo Cocciante, arriva a Torino preceduto da un successo clamoroao, nel mondo e in Italia: «Notre Dame de Paris» dal suo esordio intemazionale datato 1998 a Parigi vanta qualcosa come oltre 8 milioni di spettatori, più di 360 mila dal debutto del tour estivo italiano. Un record. «Il Gobbo di Notre Dame» è il titolo della versione nostrana del lavoro di Cocciante; lavoro tratto dal romanzo di Victor Hugo e il cui libretto è stato tradotto in italiano da Pasquale Panella, poeta e parohere celebre per aver firmato i testi dell'ultimo Battisti. A Torino andrà in scena da giovedì 19 a domenica 29 settembre al Palastampa di corso Grosseto, portato da Metropolis: un inizio stagionale da evento. Perché «Notre Dame» è un evento, il suo narrare della triste vita del deforme Quasimodo, della follia dell'arcidiacono Frollo, delle gesta del capitano delle guardie Febo e delle passioni scatenate dalla bella gitana Esmeralda nasce dalla volontà della produzione e di Cocciante - che nell'opera moderna ha trovato nuovi stimoli creativo e sta lavorando al «Piccolo Principe», dal libro di Saint-Exupéry - dfi realizzare uno spettacolo unico, irripetibile. NUMERI. Da primato. A cominciare dalla scelta di un palcoscenico enonne mai messo in piedi in Italia: misura 38 metri per 16 con un boccascena di 25 e ima copertura sospesa che non si sono sognati nemmeno gli U2 e i Rolling Stones. La realizzazione artistica, sotto la regia di Gilles Maheu, è improntata agli effetti scenografici e coreografici, studiati da Martino Mailer e Christian Ratz, da inchiodare gli spettatori alla poltroncina. E questo è evidente sia accaduto nelle piazze d'Europa come in Canada o a Las Vegas (la produzione intemazionale ha lo stesso allestimento di quella italiana), a Roma - dove Zard ha costruito imo spazio ad hoc per Notre Dame, il Gran Teatro da 3000 posti - e a Lecce, a Genova, a Napoli o a Viareggio: spettacolarità giocata su un muro di fondo, la cattedrale, alto 24 metri; 3 sipari che si alternano, video e trasparenze. Musica trascinante ma non dal vivo, tutta su basi controllate e pilotate dai computer per ogni secondo e decibel dello spettacolo: una scelta che lo stesso Zard ha motivato sostenendo che un'orchestra live avrebbe distolto l'attenzione da attori e ballerini. Eccoci infatti al cast: un doppio cast, come è d'uso nel melodramma. Ci sono dodici protagonisti, alcuni dei quali impegnati in una doppia parte, e naturalmente non si parla di primi attori e di riserve. Si mescolano, si aiutano, si riposano, data la fatica del tour. La scelta degli inteipreti, altro particolare significativo per un'opera di queste dimensioni, è avvenuta sì fra professionisti, ma non cosi affermati. Tutti comunque ispirati allo stile cocciantiano. CAST. La passionale Esmeralda è interpretata dall'argentina Lola Ponce e dalla siciliana Rosalia Misseri, Grìngoire dagli emiliani Matteo Setti e Heron Borelli, Quasimodo dal pescarese Giò Di Tonno (che esordì fra le promesse di Sanremo una decina d'anni fa) e da Fabrizio Voghera, l'unico torinese della compagnia: «L'idea di esibirmi davanti a un pubblico amico, insomma a casa mia, mi emoziona moltissimo, è una tappa molto importante per me». Voghera veste anche i panni di Frollo, insieme con il livornese Vittorio Matteucci. L'altra bella. Fiordaliso, promessa sposa di Febo, ha le fattezze di Claudia D'Ottavi e Chiara Di Bari, entrambe di Roma, mentre il suo amato in scena è Graziano Calatone, con Heron Borelli in raddoppio. Marco Guerzoni e Cristian Mini sono Clopin, il protettore di Esmeralda fra i vagabondi parigini; e alla sua corte di straccioni, che in questa attualizzazione di Hugo sono immigrati clandestini, si muovono 26 ballerini di provenienza internazionale. E' una famiglia molto allargata e piuttosto ingombrante quella di «Notre Dame», che si sposta con 15 autotreni, altrettante auto e un pullman: più o meno, fra tecnici, macchinisti e addetti a puliziebar-merchandising e quant'altro, si arriva a 400 persone. SHOW 4 PROVINI. L'evento si scatena anche grazie a performance parallele, che a Torino avranno tre momenti fondamentali: si comincia mercoledì 18 alle 18 alla stazione di Porta Nuova con il «mini-show», ovvero uno spettacolo di mezz'ora che vedrà sul palco la compagnia al completo, in costume, a proporre le canzoni più popolari dell'opera, come «Bella», «Zingara», «Clandestini». Poi sabato 21 alle 15 alla Fnac di via Roma 56 David Zard e gli artisti incontrano il pubblico. Sempre alla Fnac, martedì 24 e mercoledì 25 sono previsti i «provini»: orecchie tese dunque per tutti gli attori-cantanti-ballerini in cerca di un palcoscenico, perché «Notre Dame» ha provinato ragazzi in tutte le città dove si è fermato alla ricerca di nuovi talenti per formare un altro cast ancora e per le prossime produzioni: chi è scettico sappia che un Frollo è stato trovato a Messina, una guardia a Viareggio e c'è una possibile Esmeralda in attesa di chiamata. Tiziana Piatzer Notre Dame di Torino