Bush: vedremo se l'Onu avrà la spina dorsale di Paolo Mastrolilli

Bush: vedremo se l'Onu avrà la spina dorsale IL PRESIDENTE. «SE DOVREMO AFFRONTARE IL PROBLEMA DA SOLI LO FAREMO» Bush: vedremo se l'Onu avrà la spina dorsale A Camp David col premier italiano: «Saddam non resterà impunito» Paolo Mastrolilli NEWYORK «Questa è l'occasione per l'Onu di dimostrare che ha una spina dorsale». Il presidente americano Bush ha scelto la visita a Camp David del capo del govemo italiano Berlusconi per lanciare al Palazzo di Vetro l'avvertimento più duro dal suo discorso di giovedì. «Mentre entriamo nel ventunesimo secolo, o le Nazioni Unite saranno capaci di funzionare come corpo intemazionale per garantire la pace, oppure diventeranno irrilevanti. Questo è ciò che scopriremo nei prossimi giorni. Ma sia chiara una cosa: se dovremo affrontare il problema da soh, lo faremo». La pressione dì Washington sale, mentre all'Orni si discutono la risoluzione o le risoluzioni per affrontare la crisi, e Bush ha dedicato anche l'abituale discorso radiofonico del sabato all'Iraq: «La questione è chiara. Noi dobbiamo scegliere tra un mondo di paura, o un mondo dì progresso. Dobbiamo alzarci per difendere la nostra sicurezza e la dignità umana. Per tradizione e per scelta, gh Stati Uniti compiranno questo passo. La comunità intemazioiiale deve fare lo stesso». Il capo della Casa Bianca è tomato a sottohneare che Saddam si è incriminato da solo, violando ben 16 risoluzioni dell'Qnu: «Quando è troppo, è troppo». Quindi ha ripetuto che «se l'Iraq acquistasse materiale fìssile all'estero, diventerebbe capace di costruire la bomba atomica nel giro di un anno». Secondo Bush, Berlusconi è iu?o dei leader mondiah che ha capito questo fatto, e al Consiglio dì Sicurezza tutti i membri sottolineano che l'Iraq sta violando gh impegni presi e deve far tornare gh ispettori sul disarmo. L'accordo, però, su come raggiungere questo obiettivo e soprattutto su come punire Baghdad se dovesse ancora sfidare il Palazzo di Vetro, non esiste. Ieri il ministro degli Esteri francese Dominique de Vihepin ha incontrato il collega iracheno Naji Sabri a New York per l'Assemblea Generale, e ha iniziato a fare pressioni affinché Saddam accetti il ritomo degh ispettori: «Questo non è più il tempo degh equivoci e delle discussioni. Bisogna attuare le risoluzioni del Consiglio». Sabri ha risposto che «gh ispettori fanno parte delle risoluzioni, e noi chie- diamo il loro rispetto. Però contengono anche altri punti». Baghdad, in sostanza, insiste sul fatto che gh ispettori possono tornare solo se aprono la porta alla fine dell'embargo e al ristabilimento della sovranità su tutto il territorio nazionale. Parigi vorrebbe due risoluzioni: una per chiedere il ritorno degli ispettori con scadenze precise, e un'altra per minacciare la punizione in caso di risposta negativa. Washington vorrebbe una sola risoluzione, ma lo stesso Bush ha usato il plurale, lasciando aperta la possibilità di accontentare i francesi, che hanno il potere di veto e sono alleati tradizionali di Baghdad. L'altro problema da risolvere è quello della Russia, che in cambio del via libera sull'Iraq vuole il permesso di combattere i grappi eversivi in Georgia, e chiede garanzie sulla sua produzione petrolifera. Il capo della Casa Bianca ieri ha detto che è già stato chiaro: «Ai govemo della Georgia ho detto che ci aspettiamo l'eliminazione di formazioni simili ad Al Qaeda. A Putin ho detto che deve dare alla Georgia la possibilità di realizzare questo obiettivo». Intanto però il negoziato continua. anche se gli americani vorrebbero concluderlo con la risoluzione entro la settimana prossima. Al Palazzo di Vetro invece proseguono gli interventi davanti all'Assemblea Generale, col ministro degli Esteri tedesco Fischer che ha confermato l'opposizione alla guerra, e quello britannico Straw che ha ribadito l'ultimatum di Bush. Nel dibattito è intervenuto anche il vice presidente americano Cheney, che la settimana prossima potrebbe venire all'Orni per continuare la campagna iniziata dal suo capo giovedì: «La questione è troppo importante. Se le Nazioni Unite non l'affrontano, lo faremo noi da soli». In questo clima di tensione, il deputato democratico Nick Rahall è andato a Baghdad per incontrare i ministri di Saddam: «Io - ha detto - sono in missione di pace. Bush vuole l'attacco perché Israele lo sta spingendo. La leadership irachena, però, deve far tomare gli ispettori». Nei prossimi giorni il Congresso comincerà le sue audizioni sulla crisi, e la Casa Bianca vuole che voti il via libera all'attacco prima delle elezioni di novembre: Rahall ha poco tempo per farsi ascoltare. Missione quotidiana sulla No-Fiy Zone nel Nord dell'Iraq: la base di decollo è nel Sud della Turchia