«Guerra e Borsa pesano sulla crescita»

«Guerra e Borsa pesano sulla crescita» «Guerra e Borsa pesano sulla crescita» La Bce non tocca i tassi e avverte: attenti agli aumenti salariali ROMA Nessuna buòna notizia dalla Banca centrale europea per quanto riguarda la crescita in Eurolandia: nel 2003 non si andrà oltre il 2-2,5 per cento, dice il presidente Wim Duisenberg. Qualche pericolo anche sul versante dei prezzi, frenato dall'apprezzamento dell'euro, con le conseguenze del rialzo del petrolio che deriverebbe da una guerra in Medio Qriente, che potrebbe frenare ulteriormente l'economia europea. Ribadito l'invito ai paesi dell'Unione a rispettare il patto di stabilità, nessuna obiezione da Francoforte all'eventuale introduzione delle banconote da uno e due euro. Ma Duisenberg ricorda che l'operazione costerebbe cara: solo per l'Italia, la perdita dei cosiddetti «diritti di signoraggio» sulla coniazione delle monete costerebbe 2600 miliardi di vecchie lire. Nella riunione di ieri il board della Bce ha deciso di lasciare invariati i tassi d'interesse (oggi al 3,25 per cento): i rischi per la stabilità dei prezzi sono bilanciati, anche grazie all'apprezzamento dell euro. La vera minaccia per l'inflazione, oltre agli aumenti salariali, è un'eventuale impennata del petrolio, contro cui la Bce non ha armi per intervenire. In questo caso ovviamente legato ai timori per la guerra in Iraq - potrebbe subire contraccolpi anche la crescita economica, che nel 2003 si attesterà attorno al 2-2,5 per cento. L'inflazione, invece, scenderà sotto il 2 per cento nel 2003 soltanto se non ci sarà un'impennata nelle quotazioni del greggio. Anche gli aumenti salariali sono fonte di preoccupazione per la Bce che invita alla moderazione. Duisenberg, spiegando che l'impatto delle alluvioni che hanno colpito molte regioni europee sarà limitato, ammette però che potrebbe verificarsi un «temporaneo» aumento dei prezzi degli alimentari. Quanto al greggio, c'è già stato un «balzo nei prezzi del petrolio», spiega Duisenberg, il che oltre all'inflazione, minaccia anche «il ritmo della ripresa». «La forza della ripresa - aggiunge - è diventata più incerta: gli ultimi dati lo confermano, anche se le condizioni ci sono ancora». «Il forte declino dei corsi azionari sta avendo effetti negativi sulla fiducia dei consumatori e degli investitori», afferma Duisenberg, sottohneando che i consumi privati dovrebbero tuttavia beneficia¬ re di un'inflazione più bassa e di un reddito disponibile maggiore, mentre gli investimenti dovrebbero essere supportati da bassi tassi di interesse. «Nondimeno, i rischi per lo, sviluppo economico, all'interno e all'esterno dell'area euro, vanno monitorati da vicino». Quanto al patto di stabilità, «sento le voci qui e là che chiedono di modificarlo, ma ribadisco che non bisogna cambiare le regole del gioco quando si è appena iniziato a giocare», spiega il banchiere olandese. Il presidente dell' istituto di Francoforte si è detto anche «molto a suo agio con le solenni dichiarazioni di Madrid con cui gli Stati si impegnano ad aderire agli obiettivi previsti», definiti «impegni che sono più importanti che mai»: gli Stati membri con conti pubblici ancora in squilibrio devono dunque «evitare livelli di deficit oltre il 3 per cento del prodotto interno lordo» e attuare pnlitiche volte ad arrivare a bilanci vicini al pareggio o in surplus. Infine, la questione dell'introduzione delle banconote da 1 e 2 C La Bce «sta valutando le implicazioni anche tecniche» relative a questo passo: «Ne abbiamo parlato - dice Duisenberg - e in linea di principio non abbiamo nulla in contrario. Mi auguro che il ministro Tremonti sia consapevole che così perderebbe i proventi del diritto di signoraggio sulle monete, per una perdita di circa "2500-2600 miliardi di vecchie lire». Secondo Tremonti, i due «tagli» cartacei proposti sono in grado di eliminare l'effetto-ottico che pesa sull'inflazione: a una moneta metallica si tende a dare minor valore che a una banconota dello stesso importo. Il problema, chiarisce la Bce, è che a parte le questione tecniche e politiche, i paesi membri di Eurolandia rinuncerebbero a cospicui «diritti», ovvero alla differenza tra il valore nominale delle monete che non verrebbero più coniate e il vero «costo» produttivo dei dischetti metallici, [r. gi.] Duisenberg favorevole alle banconote da un euro anche se «costa caro» Nuovo appello al rispetto dei vincoli di bilancio del Patto di Stabilità Il presidente della Banca centrale europea Wim Duisenberg

Persone citate: Duisenberg, Tremonti, Wim Duisenberg

Luoghi citati: Francoforte, Iraq, Italia, Madrid, Roma