Arafat nel fronte antiterrorismo: condanno Al Qaeda

Arafat nel fronte antiterrorismo: condanno Al Qaeda Arafat nel fronte antiterrorismo: condanno Al Qaeda Il presidente palestinese lancia un appello per la cessazione degli attacchi suicidi in territorio israeliano Aldo Baquìs TEL AVIV Riemerso di fironte alle telecamere dopo settimane di oblio, il presidente palestinese Yasser Arafat ha ieri rivolto da Ramallah un appello ai suoi connazionali affinché cessitìo le operazioni suicide contro civili in territorio israeliano e ha condannato gli attacchi sferrati un anno fa da al Qaeda negli Stati Uniti. Al tempo stesso ha auspicato una soluzione politica e non militare della crisi irachena. «La pace dei coraggiosi - ha detto l'anziano presidente ai deputati del Consiglio legislativo palestinese convenuti a Ramallah, malgrado il perdurare della occupazione militare israeliana r è ancora davanti a noi, non dietro di noi. Dopo 50 anni di lotta e di sanguinose sofferenze, dobbiamo dire basta. Basta con la lòtta, basta con gli spargimenti di sangue. Dobbiamo ribadire la nostra condanna degh attacchi contro i civili israeliani, anche contro i civili palestinesi», ha ribadito il Rais, rilevando che quel tipo di azioni risulta controproducente in quanto ad occhi occidentali assimilala lotta palestinese a quella di al Qaeda. «Esprimiamo la nostra solidarietà al popolo americano, che è stato vittima di un crimine senza precedenti». Rinchiuso nel suo quartier generale Muqata per volere di Ariel-Sharon (che in questa fase è disposto a consentirgli al massimo «un biglietto di sola andata, verso un paese estero, di suo gradimento») Arafat è riuscito egualmente a convocare oltre la metà dei membri del Consiglio legislativo per presentare loro il nuovo gabinetto, per confermare lo svolgimento di elezioni politiche e presidenziali fra alcuni mesi, e per discutere le necessarie riforme istituzionali. Per tutta la seduta, protrattasi per circa tre ore, Arafat ha mostrato di avere saldamente in mano le redini della situazione. A Nabli Amr - un ministro dimissionario che nei giorni scorsi lo aveva duramente attaccato dalle pagine di in quotidiano arabo internazionale - ha lanciato un bacio affettuòso e lo ha esortato a non trattenersi in aula, se aveva cose più importanti di cui occuparsi. Agli scalpitanti deputati di al Fatah, che da mesi esigono la nomina di un primo ministro a tutti gli effetti che assuma buona parte delle prerogative del vecchio Rais, Arafat ha lanciato uno smagliante sorriso: «Volete che me ne vada ? Magari. Così finalmente potrei riposarmi...». Oggi alcuni deputati palestinesi prevedono di tornare alla carica. Cadura Farres, Hussein a-Sheikh e Hatem Abdel Qader, tutti militanti di al Fatah, ritengono che la la nomina di un primo ministro sarebbe un interesse di prim'ordine dei palestinesi, e non una resa a pressioni straniere. Altri deputati sostengono invece che un eventuale voto di sfiducia al nuovo governo di Arafat e la richiesta di un premier farebbero immenso piacere innanzi tutto a Sharon, a colui il quale cioè va dicendo da un anno che Arafat «non è più rilevante».

Luoghi citati: Nabli Amr, Stati Uniti