UNABOMBER La strategia della paura

UNABOMBER La strategia della paura UNABOMBER La strategia della paura UN rudimentale ordigno esplosivo è scoppiato questa mattina a Bacile, Pordenone, mentre era in corso la 72 I/a edizione della "Sagra degli osei", considerata la più antica sagra italiana. L'esplosione ha provocato quattro feriti lievi... L'ordigno, un tubo di feiro pieno di esplosivo e biglie di vetro, è stato collocato nel quartiere di San Liberale, in un cespuglio situato tra una cabina del telefono e una fontanella, in una zona che è passaggio obbligato per coloro che raggiungono Bacile per partecipare alla sagra». Sono le 15,13 del 21 agosto 1994: l'Ansa batte due dispacci da Pordenone. Nei primi giorni delle indagini gli investigatori seguono piste diverse, parlano di possìbili «attentatori animalisti», addirittura di «naziskin», senza immaginare che quella mattina di otto anni fa, alle 10,50, aveva fatto la sua comparsa Unabomber. Un mistero la sua identità, ancora oggi. Anche se, dal fronte delle indagini, qualche novità, qualche indizio positivo si registra. Insomma, gh investigatori avrebbero qualcosa di più concreto su cui indagare. E il fatto che, nei giorni scorsi il procuratore di Venezia, Vittorio Borraccetti, abbia riunito investigatori e inquirenti che dal '94 sono impegnati a svelare l'identità di Unabomber, è un segnale positivo. Che va oltre il semplice coordinamento delle indagini, già in atto tra le procu-. re di Venezia, Pordenone, Treviso e Udine. Torniamo all'attentato alla Sagra degli osei. Quattro mesi dopo, il 17 dicembre, a Pordenone, davanti alla Stenda, alle sei e mezzo di un sabato pomeriggio, si ripete la stessa scena: esplode un tubo anche se questa volta non c'è alcun ferito. Accade anche il giorno dopo, di mattina, davanti al sagrato della chiesa di Aviario, nel giorno della «Festa della famiglia». E' sempre il naziskin, o l'animalista oltranzista della Sagra degli osei di Sacile, che si diverte a far esplodere le trappole esplosive? Affiorano i dubbi, le incertezze, le esclusioni. Si fanno ipotesi, si cerca di tracciare un possibile identikit, un profilo psicologico e criminale dell'attentatore. Forse, si ipotizza, é arrivato la sera prima sul posto, o all'alba per non essere visto. 0 il giorno prima, chissà. Forse non ha atteso l'esplosione lì intomo, confuso tra la gente che andava alla sagra, alla festa della famiglia o a fare spese alla Stenda. Probabilmente ha aspettato i telegiornali per vedere la reazione e i danni provocati da quelle esplosioni, o il giorno dopo per ritagliare gh articoli dei giornali. «Chissà se ha conservato i racconti delle sue. azioni - si chiedono oggi gli investigatori - magari rivestendo una parete della sua stanza di titoli, fotografie, articoli dei giornali». Forse, chissà. Che sia la stessa mano a colpire, da Sacile in poi, è un' ipotesi alla quale gh investigatori arriveranno dopo diversi attentati, non prima di aver battuto altre piste, come quella di gruppi eversivi della sinistra (a partire dalla metà degli Anni Novanta, nascono nel Nord-Est i Nuclei territoriali antimperialisti), di una rinata Falange Armata, di estremisti di destra. Altri attentati, a partire dal 1978, avevano preceduto il tubo-bomba di Sacile e i fascicoli di quelle esplosioni (ancora oggi senza firma e senza responsabili) sono stati riesaminati, confrontati, riletti, non portando gli investigatori a collegarli a Unabomber. Più precisamente, gli investigatori arrivano a ipotizzare il battesimo di Unabomber proprio in occasione della «Sagra degli osei» dopo l'esplosione di Ugnano Sabhiadoro, il 4 agosto '96. In quell'occasione si registra il primo ferito grave, Roberto Curcio. L'uomo ha appena sfilato il telo che copre l'ombrellone dello stabilimento balneare 17 quando cade a terra un tubo avvolto in un giornale. Lo scoppio gh spappola la mano destra e l'arteria femorale. A questo punto, gli investigatori iniziano a cercare altri episodi simili per le loro caratteristiche, e individuano appunto la trappola della «Sagra degli osei» come il battesimo di fuoco del nostro Unabomber. Analizzando le prime azioni del dinamitardo, il primo elemento che aveva colpito gh investigatori era stato che i tubi-bomba esplodevano di sabato e domenica e in spazi freqnentati da molta gente: «Evidentemente, sin dall'inizio l'obiettivo era quello di creare panico, paura, fare male ma non uccidere». In questi anni gh investigatori hanno raccolto un'immensa banca dati, immagazzinando nella memoria del computer milioni di informazioni. Hanno passato al setaccio un'infinita gamma di categorie di persone che per «passione, professione, attività pregresse» hanno avuto e hanno a che fare con gli ordigni esplosivi. Hanno allargato il ventaglio delle possibilità anche a militari stranieri (soprattutto americani e inglesi) che lavorano nelle basi venete della Nato e degli Usa. Hanno ipotizzato che Unabomber potesse essere un lavoratore dipendente, un pendolare - magari uh commesso viaggiatore che ritoma a casa il sabato e la domenica. L'unica certezza a cui sono però giunti, è che si tratta di «un profondo conosci¬ tore della zona, che colpisce all'interno di un quadrilatero che si sviluppa tra le province di Udine, Pordenone, Treviso e Venezia». Non lascia tracce, il nostro bombarolo. Non una rivendicazione, non un messaggio, nulla. Neppure diciassette attentati dopo il primo di Sacile, l'ultimo il 23 luglio scorso, si è mai rivelato con una telefonata anonima, un volantino, una rivendicazione. Mistero. Silenzio. Non ha commesso alcun errore, se ancora otto anni dopo può agire indisturbato continuando a piazzare le sue trappole esplosive. O forse qualche errore potrebbe averlo commesso. Lui, che viene impropriamente chiamato Unabomber, colpisce e scompare. Stiamo parlando impropriamente di un emulo di Unabomber, al secolo Theodorè Kaczynski, nato a Chicago nel 1942, uno dei più celebri terroristi degli Usa, «in nome dell'antiprogresso». Il suo primo pacco-bomba risale al maggio del 1978, alla Northwestern University, vicino a Chicago. In tutto, il bilancio delle sue iniziative «antiprogresso» -16 esplosioni in otto Stati - è di tre morti e 23 feriti. Diciotto anni dopo la sua prima azione, nel '96, Unabomber viene arrestato nel Montana. Il più grande successo l'aveva ottenuto un anno prima della cattura, nel '95, (piando riuscì a fare pubblicare il suo manifesto politico sul Washington Post e sul New York Times: «La rivoluzione industriale ha allungato la vita media degli abitanti dei paesi avanzati, ma è stato un elemento destabilizzante della società, rendendo la vita più vuota, costringendo l'uomo a perdere dignità, e accentuando le sofferenze psicologiche». Folle il progetto perseguito dal vero e unico Unabomber, ma almeno gli investigatori americani sapevano chi e dove cercare. E, soprattutto, lui stesso aveva spiegato le ragioni della sua follia dinamitarda. II nostro emulo, invece, non lascia tracce, almeno apparentemente. Neppure impronte, anche se, forse, già si conosce il suo Dna che un giorno potrebbe essere utile per inchiodarlo. Non si fa intervistare, non compra spazi pubblicitari su quotidiani o televisioni. Apparentemente, dunque, non è mosso da alcun progetto (folle) pohtico. Vuole creare panico, paura, insicurezza. Non in Italia, ma soltanto in una precisa area del Nord-Est. Diciotto attentati dopo, anzi 12 esplosioni dopo e sei ordigni rinvenuti inesplosi, il gruppo di lavoro di investigatori della pohzia - composto dallo Sco, Servizio centrale operativo, e dalle squadre mobili di Venezia, Udine, Pordenone e Treviso - che gli sta dando la caccia, aspetta la prossima mossa del bombarolo del Nord-Est. Le indagini non stanno proprio a zero, ci sarebbe un asso nella manica degli investigatori: insomma, il bombarolo del Nord-Est avrebbe fatto un passo falso, come parrebbe dimostrare un'analisi comparativa tecnica, «lasciando una firma». «Quello che colpisce nell'azione del nostro Unabomber - spiegano gh investigatori - è la sistematicità nell'utilizzo di certi congegni, di certi materiali. E' una persona che ha cognizioni tecniche molto sofisticate sia nel campo dell'elettrotecnica che della chimica. Utilizza sempre un sistema di innesco elettrico, anche se lo diversifica: una volta è a rotazione, un'altra a capovolgimento, a pressione, a molla. Il materiale esplosivo è comune: polvere da sparo, nitrati e solfati soprattutto, arricchiti da bighe d'acciaio o frammenti di ferro, Gh involucri sono cambiati, nel tempo. Prima, tubi di ferro, adesso, a partire dall'esplosione di Azzano Decimo del 31 ottobre 2000, introduce gli ordigni esplosivi in involucri molto particolari: una confezione di uova, un tubetto di pomodoro, di maionese, un barattolo di cioccolata, un cero». Forse nella sua semplicità, neh'affermare cose che ai molti appaiono ovvie, l'investigatore fornisce un identikit molto preciso di chi si sta cercando. «La vera difficoltà delle indagini riconosce l'interlocutore - sta nell'assoluta non prevedibilità degli attentati. Non ha un criterio logico nella scelta degli obiettivi e dei tempi. Dimostra una capacità diabolica nel cambiare la natura degli ordigni. Il minimo comun denominatore di tutti gh attentati è che sceglie obiettivi indistinti: mette nel conto che le vittime possano essere sia uomini sia donne, e ora anche bambini. Non ha come nemico dichiarato una multinazionale dell'alimentazione o della distribuzione. Piazza i suoi ordigni in luoghi ad alta frequentazione come le sagre paesane, i riti religiosi, il Carnevale, le spiagge, persino le vigne in tempi di vendemmia, i supermercati, i palazzotti dello sport, i cimiteri». Tanto «diabolico» che non lascia impronte, «vanificate dalle esplosioni». Ma anche sugli ordigni inesplosi, non lascia tracce. Fino a quando? Otto anni di esplosioni Il primo scoppio il 21 agpsto '94 alla «Sagra degli osei». di Sade, ma all'inizio si pensò a un'azione dei naziskin o di animalisti. Non lascia rivendicazioni o messaggi Può essere vicino ai luoghi delle esplosioni per vederne gli effetti Non sono mai state trovate impronte Solo una volta si è tradito: ha tagliato con i denti un nastro adesivo Dalla saliva si è risaliti al suo Dna GLI ATTENTATI <, >V21 AGOSTO 1994 X^ Ai!,i ■■S.Kjiv (iw|li Osc/U,') ': S.k ilv, provinckx-di Porcrpngno,-■■H :'uh setlnntehnc iviccoglic pc.r • itrada on piccolo iuljo chc pero 1 ■ si.rivd.i una bomh.i i.iit.i ell ,poivcio ci.T sp.iro higlie'di .';' iH■accuiib. Lorclicjnn .-'.pluci.., qtiat.l.ii) pcrsone reitano j legge/raerite fetite '.li/non si. . parln ancora cli "Unribombcr;, :vj;c|lunciuirenti pensano puittosto |||.,i\ nazhkm - ' ■ "^ .-■' ■. ■ :•;. ■■. ■ 1- *fo 17 DICEMBRE 1994 cl.iv.mli .ill.i-St.iml.i ill Pdicii noiv nessiino resta ferito £\ 18 DICEMBRE 1994 >^ Terza esplosione, sul sagrato ' clella chiesn dl Avja'no iT* 5 MARZO 1995 '" ^Si? Un.ibombei tace per auVi quattro mesi poi nmvano altri due tubi-bomba ad Az/ano Pecimò, sèmpre in provincia di Pordenone ' ' ' 5 MARZO 1995 ' La seconda esplosione anticipa di poco là sfilata de: cafri mascherati, ma fortunatamente nessuno.re^ta coinvolto 30 SETTEMBRE 1995 pausa e il folle torna a farsi vivo, quésta volta direttamente a Pordenone. Du'e oidicjm esplodono per strada a Poidenone,- nessun lento AGOSTO 1996 . (Udine), ferendo gravemente un turista trentenne di Domodossola AGOSTO 1996 , Tre giorni dopo un secondo tubo-bomba viene scoperto a Bibione, sempre in spiaggia'; -, 6 LUGLIO 2000 Dopo un lungo silenzio ecco . un altra esplosione sulla spiaggia di tignano, con un ferito: il bolognese Giorgio Novelli, 79 31 OTTOBRE 2000 un nuovo esplosivo in una conlezionc acquistata al Continente di Portogruaro; g a't'linnri lo disinnescano 7 NOVEMBRE 2000 - Ai,...ora al Continente di u.togiuaro un tubetto di pomodoro esplode e ferisce Nadia Ross, 37 anni: perde la-mano i , ■18 NOVEMBRE 2001 . Maria Grazia Redico, 38 ni, acquista, sempre al Continente, uri tubetto di maionése:' s insospettisce e lo consegna ai carabinieri. Gli aitificieri scoprono che contiene esplosivo . . ) 18 NOVEMBRE 2001 - Nello stesso giorno un ' ordigno, nascosto in un ceio, deflagra nel cimitero di Motta di ' Livenza:(Treviso).;Vicinovi e Anita •Buosi, 63 anni: umane gravcmeiitc ferita k 23 LUGLIO 2002 ' .Un vasetto di cioccolato esplode in unabitazione di Pordenone mentre Pamela. Maitinello,.55,annil tenui di' aprirlo. La donna, insospettita da animo prima .dello'scoppio 2 SETTEMBRE 2002 (.'attentalo al Mercatone ■" Zeta di Pordenone. Esplode un tubo per Idre bolle di sapone.. Feriti un baipbino di 5 amu, la madre e la zia HHHj y ■. ■%& ^ ^, , • ^^^ li ■immm Swli N.'-Ì! Il tubo di ferro che esplose sulla spiaggia di Ugnano In provincia di Udine. Per due volte Unabomber scelse quella zona ferendo due persone - Ai,...ora al Continente di u.togiuaro un tubetto di pomodoro esplode e ferisce Nadia Ross, 37 anni: perde la-mano i. , FRIULI VENEZIA GIULIA ^Javiano ÀZZANO DECIMO TRENTINO cimitero dove M fu collocato un ordigno Esplosivo anche in un tubetto di ' pomodoro MOTTA DI LIVENZA PORTOGRUARO UGNANO Il maniaco ha colpito, in una zona | di circa 60 km di diametro 18 NOVEMBRE 2001 ENONE fMJ^jHS M S cimitero dove fu collocato un ordigno Esplosivo anche in un tubetto di ' pomodoro

Persone citate: Anita ?buosi, Giorgio Novelli, Kaczynski, Maria Grazia Redico, Nadia Ross, Roberto Curcio, Vittorio Borraccetti