Quelle speranze novaresi alla corte di Ansaldo di Giuseppe MarcenaroEnrico Emanuelli
Quelle speranze novaresi alla corte di Ansaldo BONFANTINI, SOLDATI, EMANUELLI, 1934: L'AVVERSIONE PER L'ITALIA DELLE SAGRE, MENTRE «LUI» PROMETTE L'IMPERO Quelle speranze novaresi alla corte di Ansaldo L'INEDITO Giuseppe Marcenaro 1934, anno XH E.F. L'Italia respira fasti imperiali. L'imperativo è: «Non disturbate il manovratore». Lui pensa per tutti. La luce nella sua stanza alla Presidenza del Consiglio è accesa fin alle ore piccole. Chi passa sotto quella finestra è consolato. Qualcuno risolve i problemi. I giornali diffondono le gesta del manovratore: Ha fatto. Farà, Non sta fermo un attimo, Adesso pensa alle grandi opere. Promette l'Im¬ pero. La radio c'è già, arranca gracidando, ma a Lui basta il balcone, il rapporto diretto con la folla, per infondere orgoglio in un popolo di credenti scettici. La Nazione è tutto sommato ancora a uno stadio preunitario. L'unione del Paese, almeno linguistica, poiché l'italiano è optional, all'insegna del «Non è mai troppo tardi», sarà la televisione a tentarla, oltre mezzo secolo dopo. Il 29 dicembre di quel 1934, da Novara, un giovane che aspira alla carriera del giornalismo e delle lettere, scrive al redattore capo del quotidiano «Il Lavoro» di Genova, un giornale tenuto in sospetto dal Governo che accoglie nella sua Terza pagina il megho dell'intelligenza letteraria. Il direttore, Giuseppe Canepa, un anziano socialista riformista ha la fama di talent scout. Ha scoperto alcuni giovani novaresi. Pubblicano una rivistina, «La libra», e, proteggendoli, il direttore li invita a collaborare al suo giornale. Si chiamano Mario Bonfantini, Mario Soldati, Enrico EmanueUi. È quest'ultimo che firma la lettera inviata il 29 dicembre a Giovanni Ansaldo, il redattore capo, conservatore colto, individualista eretico, celebre per i suoi articoli venati di sarcastico furore. Dopo esser sta¬ to un «antifascista riluttante», compagno di strada di Gobetti SC, sta passando all'alveo fascista. Sarà un «riluttante» anche con il regime. Da invitto genovese non gh andava bene nessuno. EmanueUi gh racconta di un manifesto color verde pisello, stampato con pessima inchiostrazione, vecchi i caratteri. Glielo trascrive: «Dopolavoro Benedetto Cairoli/Sabato 29 dicembre alle ore 2 I/Grande Veglia deUe Lucciole/Ai ballerini verranno distribuiti lampadine tascabili ed eleganti spilli luminosi con figure in porcellana. Durante ogni esecuzione di "tango" l'illuminazione verrà affidata ai ballerini mentre una pioggia di numerosi palloncini multicolori cadrà sulle coppie danzanti». EmanueUi scrive sconsolato. Vagheggia un numero deU'«ItaUano» di Longanesi dedicato aU'ItaUa deUe «Feste locah». «E poi prosegue - ho pensato cosa salterebbe fuori, come commento, con un suo articolo. Gh altri parlano di romanità, di nazione guerriera, di istruzione pre e post mihtare; scrivono che 'la rivoluzione continua"; sostengono che lo spirito nuovo ora è di tutti... Poi salta fuori U direttore del tabarin, organizza la festa deUe lucciole... C'è da rassegnarsi o reagire?». Dicembre 1999. In Umbria è affisso un manifesto: «Il Capodanno del MiUennio. Vieni a fare il maiale fino al prossimo MiUennio! Sfrigolar di salcicce aUa brace. Si ride molto. Corso di norceria (l'arte di fare i salumi) sotto la guida del nostro norcino. Canti e baUi. AUa mezzanotte pioggia di paUoncini». 2002. In una piccola città del Piemonte: «Vegha ecologica per festeggiare le lucciole. Trattenimento danzante, buffet e cotUlon». A Crevari, nei pressi di Genova, «IV edizione del palio fra galline ovaiole». Ma U manovratore assicura che l'Italia sarà consultata da Bush prima di... Enrico Emanuelli
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