La staffetta del serpente di Ruggero Bianchi

La staffetta del serpente La staffetta del serpente RECENSIONE Ruggero Bianchi ALQUANTO insolito un romanzo di formazione che assume nel suo andamento narrativo i temi e i ritmi della r ^.Eppure accade ui. l colpevole di Tobias Wolff, un autore seguito da Einaudi, che di lui ha già pubblicato L'esercito del faraone e Proprio quella notte e che ha affidato la traduzione di quest'ultima fatica (più un racconto lungo, in realtà, che un romanzo) alla bravura di Angela Tranfo. Di quella particolare forma diBildungsroman che in America ha una sua originalissima tradizione, da Mark Twain a Stephen Grane, da Hemingway a Salinger, Il colpevole introduce una variante singolare, giocata su un linguaggio secco e asciutto, duro e a volte intollerabilmente aspro, nella quale l'ideale staffetta che i protagonisti si passano di mano durante RECENRugBia IONE ero hi la corsa della vita è un senso di colpa inspiegabile e forse ingiusto che ruota attorno a una concezione solo apparentemente manichea dell'esistenza; giacché, alla resa dei conti, nessuno di noi è buono o cattivo, angelo o bestia, ma tutti siamo pedine di una scacchiera invisibile che affida a mosse casuali vittorie e sconfitte più o meno definitive. Accade così che due fratelli amatissimi dal padre entrino in crisi pressoché irreversibile perché il genitore, oltre ai figli, ama le donne, odia il lavoro e anela soltanto (e forse si trova costretto) a vagare per il Nuovo Mondo come gli antichi pionieri, alla ricerca di un piccolo pezzo di terra esistenziale da poter coltivare per riattribuire un senso a una vita da uomo dal vestito grigio. E che i due ragazzi, di conseguenza, seguano strade diverse pur se intimamente parallele, rifugiandosi il maggiore nei para ai tempi della guerra in Vietnam e il minore negli oceanici e ambigui meetings di una California (ai tempi) guardata dallo statunitense bene con sospetto, per via della droga, del nascente movimento gay e del pacifismo ereditato dalla protesta studentesca di Berkeley e di San Francisco. E accade anche che il più piccolo, che è anche il più piagnucolone e il più indifeso, scelga il ribellismo e la contestazione; e che il più grande, che è anche il più istintivo e il più responsabile, si lasci adescare dal fascino della divisa e dall'amor di patria, in un periodo in cui ancora non 'Si riesce a capire se i vietcong siano assassini comunisti o creature umane come qualsiasi cittadino benpensante. Ma, come ho detto, la narrazione segue le pulsazioni della ronde. Il bastone da portare al traguardo è di fatto un camaleontico serpente, che non cambia solo pelle ma anche natura quando passa di mano in mano, in una gara senza regole dove, sul piano della scrittura, si passa dalla terza alla prima persona, dal prima al dopo e nuovamente al prima, rinarrando cose simili a prima vista eppure radicalmente diverse a seconda di chi le vive, le racconta e le subisce. Il testimone passa dal padre ai figli, dai figli al figlio maggiore, dal figho maggiore ai suoi amici di leva, da uno di questi amici a una prostituta controvoglia in cerca di sesso e di affetto o a un maresciallo di fanteria congedato giovane con onore per il suo comportamento in Vietnam o a un coscritto mammone innamorato della sua famiglia e della sua cittadina o a un altro militare di leva che si fa ladro per non sacrificare la propria dignità; per ritornare infine al punto di partenza: il padre che si mette con l'ennesima donna e mette al mondo una figlia quasi nello stesso momento in cui il figlio maggiore si ritrova a propria volta padre di una bambina; e i due ragazzi ormai uomini che vivono una vita grigia, ripensando ciascuno a suo modo a quei rari momenti quando furono capaci di «vedere rosso», come l'eroe casuale del Segno rosso del coraggio di Grane e come i toreri, i cacciatori e i pescatori d'alto mare di Hemingway. Tutti «uomini col fucile» impazzito pronti a sparare, minacciati da «una scintilla che si stacca dall'incendio» e che «brilla nell'aria mentre il vento la sospinge». Uomini che all'ultimo momento non hanno trovato né il coraggio di sparare né la vigliaccheria per scappare di fronte al pericolo e che, a distanza di tempo, si ritrovano a essere diversi da come avrebbero voluto. A chi dare la colpa di tutto questo? «II colpevole» di Tobias Wolff: due fratelli amatissimi dal padre entrano in crisi quasi irreversibile perché il genitore, oltre ai figli, ama le donne, odia il lavoro e anela solo (e forse si trova costretto) a vagare per il Nuovo Mondo come gli antichi pionieri Tobias Wolff presenterà il suo libro «II colpevole» al Festivaletteratura di Mantova il 7 settembre A MANTOVA,.CON IL FESTIVALETTERATURA TOBIAS Woolf sarà presentato da lan Me Ewan il prossimo sabato sera, 7 settembre, al Festivaletteratura di Mantova. E' soltanto uno delie decine e decine di ipeontri (per la precisione: ben 180 appuntamenti) che animeranno, per il sesto anno consecutivo, la città dei Gonzaga, cinque giorni e cinque notti tra piazze e cortili, da mercoledì 4 a domenica 8 settembre. Tra gli ospiti stranieri sono annunciati l'indiano Amitav Gosh (mercoledì); i libanesi Moda Barakat e Elias Khuri, il poeta inglese Simon Armitage, Gitta Sereny indagatrice della memoria nazista, Tracy Chevalier, autrice de "La ragazza con l'orecchino di perla", la filososa francese Eliette Abécassis, i giovani americani Jonathan Lethen e Colson Whitehead (giovedì); il romanziere Richard Ford e il filosofo Peter Singer, la scrittrice dello Zimbabwe Yvonne Vera, l'inglese David Lodge, il messicano Paco Ignacio Taibo II e lo spagnolo Antonio Mufioz Molina (venerdì); l'inglese Michael Cunningham ("Le ore") e l'australiano Peter Carey ("La ballata di Ned Kelly"), Sylvia Nasar (biografa del genio matematico John Nash) e il cinese Mo Yan (da "Sorgo rosso" a "Grande seno, fianchi larghi"), la giallista spagnola Alicia Giménez -Bartlett e la marocchina Fatima Mernissi, Antonio Skarmeta ("La bambina e il trombone"), Alain De Botton ("L'arte di viaggiare"), Elke Nayters ("Bugie") (sabato); Tim Parks, McEwan, il poeta siriano Adonis, la quindicenne palestinese Randa Ghazy, il giornalista Pete Hamill ("Cronache da New York"), la giamaicana Kincaid, Irvine Welsh (da "Trainspotting" a "Colla"),, Jake Arnott ("E lui ammazza i poliziotti"), lo psiconalista James Hillman (domenica). Altrettanto nutrita la «rosa» italiana: scrittrici (Margaret Mazzantini, Fleur Jaeggy, Elisabetta Rasy, Benedetta Craveri, Elena Loewenthal, Leila Costa), il disegnatore Tullio Pericoli, narratori e poeti (Stefano Benni, Daniele Del Giudice, Ermanno Cavazzoni, Francesco Guerini e Loriano Macchiavelli, Alessandro Bergonzoni e Gabriele Romagnoli, Luigi Meneghello e Fernando Bandini, Alessandro Fo), saggisti e filosofi (Eugenio Borgna, Adriana Cavarero e Giacomo Marramao, Luciano Canfora, Mauro Mancia e Paolo Rossi, Giuseppe Pontiggia e Umberto Galimberti, Marcello Veneziani, Paolo Zellini), viaggiatori-testimoni (Gino Strada, Stefano Malatesta, Tiziano Terzani), l'alpinista Cesare Maestri con Enrico Camanni, il critico Achille Bonito Oliva e Michelangelo Pistoletto. In parallelo, incontri e laboratori giocosi dedicati ai ragazzi, con Altan e la redazione di "Pimpa", Bianca Pitzorno, Nicoletta Costa, Giusy Quarenghi, Giulia Orecchia, Guido Quarzo; una rassegna di "magia matematica" curata da Ennio Peres, spettacoli e concerti (tra cui "Lettere al metronomo" di Vincenzo Cerami, con musiche a cura di Nicola Piovani). Com'è tradizione di Mantova, tutti gli incontri sono a pagamento. Programma e prenotazioni presso il sito intenet www.festivaletteratura.it Per informazioni: tei. 0376.223989; email: info@festivaletteratura.it.